È di questi giorni la notizia che Daniza, l'orsa che verso la metà di agosto aveva aggredito un fungarolo in Trentino, è morta in seguito alla cattura, apparentemente per le conseguenze dell'anestesia subita. Preciso subito che in questo post non ho intenzione di affrontare la questione in sé, che reputo vergognosa (anche se non per i motivi condivisi dai più), ma voglio cogliere l'occasione per una riflessione più profonda sul rapporto tra l'Uomo e le altre specie che popolano questo pianeta. Il mio contributo all'argomento nasce dal fatto che le reazioni più immediate a questa notizia (così come a molte altre che riguardano crudeltà varie su animali) sono sul tono di "gli uomini sono i veri animali, stiamo distruggendo l'equilibrio della natura" e così via. Per quanto superficiali e approssimative, il senso ultimo di queste affermazioni sta nella domanda, che forse ogni tanto qualcuno si pone: in quanto "specie dominante" della Terra, l'Uomo ha una qualche responsabilità verso le altre? Fino a dove si estende il suo diritto di disporre della vita delle altre forme di vita?
Tralasciamo la parte dell'alimentazione: non voglio entrare nella faida che contrappone carnivori integralisti e anarcovegani, ribadisco in questo senso solo la mia idea che sia lecito mangiare qualunque altra creatura, e che non ci sia niente di diverso tra mangiare gamberi o mucche o cani (anche umani, al limite). Qui il discorso però è un altro: in Trentino un orso che ha attaccato un uomo (con ogni probabilità, per imprudenza e invadenza di quest'ultimo) è stato ucciso (non conta che sia stato un errore, o che la storia dell'anestesia sia una scusa): è "giusto" quanto è successo? Possiamo permetterci di decidere una cosa del genere?
Lo sdegno è stato pressoché unanime, quindi a furor di popolo si deduce che non è un comportamento auspicabile. Come ho detto sopra, anch'io trovo la faccenda vergognosa, ma ho qualche esitazione a sostenere che non si possa fare. È diffusa l'idea che l'Uomo non abbia una parte all'interno dell'ecosistema terrestre, che le sue azioni siano estranee al corso "naturale" delle cose, e che quindi quando un uomo uccide un animale, sta compiendo un atto violento e innaturale. Ora, il punto è che la specie umana è emersa dallo stesso percorso evolutivo che ha dato origine ad orsi, falene, cetrioli e amebe. Il fatto che l'Uomo sia riuscito in qualche modo a imporsi sulle altre creature, basterebbe da sé a giustificare qualunque sua scelta. È innegabile che la specie umana ha fortemente contribuito all'estinzione di migliaia di specie, sia attivamente (da quant'è che non vedete un mammut o una colomba migratrice?) sia come conseguenza indiretta di altre sue azioni, come cambiamenti climatici e urbanizzazione. Eppure, basta questo a dire che l'uomo è colpevole dell'estinzione di questi esseri?
Si può considerare l'estinzione come il fallimento di un processo evolutivo, il momento in cui la spinta all'adattemento di una specie non è sufficiente a garantirne la continuazione. Ma ecco dove sta il punto: si parla di adattamento, non di resistenza. La "sopravvivenza del più forte" è un mito: non si sopravvive con la forza, ma con la flessibilità. E per adattersi e sopravvivere in un ambiente dominato da una specie più forte, bisogna trovare il modo di convivere con questa, magari trarne anche beneficio. Cani, ratti, gabbiani, blatte, zanzare, patate, rose: ecco qualcuno che finora è riuscito ad adattarsi all'ambiente in cui l'Uomo è di fatto il padrone. La capacità dell'Uomo di alterare l'ambiente in cui vive è tale che egli stesso è un fattore dell'ambiente, e se non ci si adatta a un nuovo ambiente, ci si estingue. Per questo non ha senso dire "stiamo sconvolgendo la natura": per definizione ne siamo parte, e le alterazioni che possiamo causare non sono diverse da quelle di una glaciazione. E allo stesso modo, il classico "l'uomo è il vero animale" è ridicolo: non dobbiamo, in quanto specie, rispetto verso nessun'altra. E non tiriamo fuori la storia "gli animali non fanno la guerra": se le formiche legionarie avessero armi atomiche, questo pianeta sarebbe uno sferoide sterile.
Questo significa quindi che possiamo permetterci di andare in giro ad abbattere orsi, perché ne abbiamo la capacità e non dobbiamo rendere conto a nessuno? Beh, oddio, non è così semplice. Ad essere onesti, sì, potremmo in effetti comportarci in questo modo. Quella stessa evoluzione che ci ha portato verosimilmente ai vertici dell'ecosistema, ha anche fatto in modo di dotarci di doti intellettive ed emotive (che evidentemente sono una condizione essenziale della nostra ascesa come specie), e l'applicazione di queste porta molti a pensare che no, non è una buona cosa ammazzare un orso che sta solo comportandosi da orso. Dicono che un grande potere comporta grandi responsabilità, no? Ecco, più o meno le cose stanno così: solo che la responsabilità non ce l'abbiamo davvero, ma dobbiamo volerla, perché nessuno ce la impone dall'alto, sempcliemente perché non c'è nessuno più in alto*. Il vero scatto di maturità, per l'umanità intera, sarebbe quello di capire che non ha nessun ruolo assegnato all'interno del Sistema-Terra: non siamo i guardiani di questo pianeta, pertanto a maggior ragione prendersne cura sarebbe un atto di estrema generosità. Proprio perché ci troviamo (probabilmente in via transitoria) in una posizione di vantaggio, dovremmo sfruttarla in modo consapevole. Che non vuol dire necessariamente ballare nudi sotto la pioggia o abbracciare le sequoie.
La specie umana è, per quanto ne sappiamo, la prima a poter decidere coscientemente di provocare l'estinzione di altre specie (o anche di se stessa). Sta poi ad essa capire come utilizzare questo potere, ed è una scelta che siamo gli unici a comprendere, perché un rinoceronte bianco non ci mostrerà mai gratitudine per averlo risparmiato. Ed è questo, forse, che ci potrebbe un giorno distinguere davvero dagli "animali".
*Attenzione, non voglio essere frainteso: non sto dicendo che non c'è nessuna specie più forte/evoluta/importante di quella umana, intendo che non esiste nessuna forza superiore che impone all'Uomo (come a qualune altra specie) di rispettare le altre.
Si può considerare l'estinzione come il fallimento di un processo evolutivo, il momento in cui la spinta all'adattemento di una specie non è sufficiente a garantirne la continuazione. Ma ecco dove sta il punto: si parla di adattamento, non di resistenza. La "sopravvivenza del più forte" è un mito: non si sopravvive con la forza, ma con la flessibilità. E per adattersi e sopravvivere in un ambiente dominato da una specie più forte, bisogna trovare il modo di convivere con questa, magari trarne anche beneficio. Cani, ratti, gabbiani, blatte, zanzare, patate, rose: ecco qualcuno che finora è riuscito ad adattarsi all'ambiente in cui l'Uomo è di fatto il padrone. La capacità dell'Uomo di alterare l'ambiente in cui vive è tale che egli stesso è un fattore dell'ambiente, e se non ci si adatta a un nuovo ambiente, ci si estingue. Per questo non ha senso dire "stiamo sconvolgendo la natura": per definizione ne siamo parte, e le alterazioni che possiamo causare non sono diverse da quelle di una glaciazione. E allo stesso modo, il classico "l'uomo è il vero animale" è ridicolo: non dobbiamo, in quanto specie, rispetto verso nessun'altra. E non tiriamo fuori la storia "gli animali non fanno la guerra": se le formiche legionarie avessero armi atomiche, questo pianeta sarebbe uno sferoide sterile.
Questo significa quindi che possiamo permetterci di andare in giro ad abbattere orsi, perché ne abbiamo la capacità e non dobbiamo rendere conto a nessuno? Beh, oddio, non è così semplice. Ad essere onesti, sì, potremmo in effetti comportarci in questo modo. Quella stessa evoluzione che ci ha portato verosimilmente ai vertici dell'ecosistema, ha anche fatto in modo di dotarci di doti intellettive ed emotive (che evidentemente sono una condizione essenziale della nostra ascesa come specie), e l'applicazione di queste porta molti a pensare che no, non è una buona cosa ammazzare un orso che sta solo comportandosi da orso. Dicono che un grande potere comporta grandi responsabilità, no? Ecco, più o meno le cose stanno così: solo che la responsabilità non ce l'abbiamo davvero, ma dobbiamo volerla, perché nessuno ce la impone dall'alto, sempcliemente perché non c'è nessuno più in alto*. Il vero scatto di maturità, per l'umanità intera, sarebbe quello di capire che non ha nessun ruolo assegnato all'interno del Sistema-Terra: non siamo i guardiani di questo pianeta, pertanto a maggior ragione prendersne cura sarebbe un atto di estrema generosità. Proprio perché ci troviamo (probabilmente in via transitoria) in una posizione di vantaggio, dovremmo sfruttarla in modo consapevole. Che non vuol dire necessariamente ballare nudi sotto la pioggia o abbracciare le sequoie.
La specie umana è, per quanto ne sappiamo, la prima a poter decidere coscientemente di provocare l'estinzione di altre specie (o anche di se stessa). Sta poi ad essa capire come utilizzare questo potere, ed è una scelta che siamo gli unici a comprendere, perché un rinoceronte bianco non ci mostrerà mai gratitudine per averlo risparmiato. Ed è questo, forse, che ci potrebbe un giorno distinguere davvero dagli "animali".
*Attenzione, non voglio essere frainteso: non sto dicendo che non c'è nessuna specie più forte/evoluta/importante di quella umana, intendo che non esiste nessuna forza superiore che impone all'Uomo (come a qualune altra specie) di rispettare le altre.
Vero, ma questo è proprio il momento storico in cui alcune civiltà umane scelgono di aver cura della natura, animali inclusi. E' stata abbattuta un'orsa, ma oggi esistono anche delle aree in cui le specie autoctone vengono tutelate. Abbiamo anche questo potere, che stiamo timidamente iniziando ad usare. Discorso interessante, comunque, tutta la questione sulla responsabilità. Il fatto che ci sia chi se lo pone, a mio modo di vedere, è indice di maturità - se questo fosse l'unico aspetto da tenere in considerazione.
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