Chi si è accorto che la data riportata nel titolo non corrisponde a una domenica, che è il giorno ufficiale di riunione per il Coppi Club? Probabilmente pochi, e ancora meno sono quelli a cui la cosa interessa minimamente. Ma se ricordate bene domenica 8 aprile era pasqua, e il buon Coppi rimane chiuso almeno due giorni l'anno, di cui uno sfortunatamente cade sempre di domenica. Per questo abbiamo posticipato al successivo lunedì, a sua volta festivo.
Per spezzare la sequenza di film "impegnativi" che erano stati proiettati durante le ultime serate (da Stay a A Scanner Darkly), l'assemblea ha decretato la vittoria di questa classica commediola di Celentano... non che le alternative fossero poi di livello parecchio superiore, comunque. Come sempre in questi casi c'è poco da dire sulla trama, e le considerazioni sul tono e lo svolgimento del film sono sempre le stesse adottate in casi precedenti, per cui le risparmio. Qualche gag più assurda riesce a essere divertente (anche quando la si conosce già dalla precedenti visioni), ma a parte queste bisogna sorbirsi interminabili sequenze musicali, come la famosa scena della pigiatura dell'uva (saranno sei minuti di ancheggiamenti con odiosa filastrocchina di sottofondo) e la partita di basket nella quale Celentano si permette di infrangere qualsiasi regola basilare di questo sport, arrivando a infilarsi la palla sotto la maglietta. Ad appesantire il tutto c'è una gestione della regia alquanto discutibile, con inspiegabili sovrapposizioni e fermi immagine... ma vabbè, che ne parlo a fare?
Forse il dettaglio più interessante è il comportamento che assume il personaggio interpretato da Ornella Muti, la borghese cittadina capitata in campagna che decide, a quattro minuti dal suo incontro col protagonista, di volerselo trombare. A questo scopo non esita a fingere indisposizioni e trattare il suo precedente compagno come una moppina, dimostrandosi inoltre completamente scostante e incoerente nei suoi atteggiamenti nei confronti dello stesso Celentano, per il quale esprime a tratti un'adorazione profonda (e ingiustificata) e un odio totale (ingiustificato pure quello). Insomma, nonostante tutto bisogna riconoscere che la Muti, pur nella sua palese incapacità recitativa, rende alla perfezione un ruolo che forse le viene naturale, in quanto riflette il normale comportamento femminile, influenzato dai periodici sconvolgimenti ormonali che ne alterano la fisiologia. E se quest'ultima affermazione dovesse scatenare la furia di qualche accanita femminista, tanto di guadagnato per le visite sul mio blog!
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