Coppi Night 05/03/2017 - I figli degli uomini

Film che avevo già visto anni fa e che ho ripreso volentieri, ricordando che mi aveva lasciato una buona impressione. Intendo "buona" non nel senso di soddisfacente, visto che è un film che difficilmente si può considerare piacevole, per tema e svolgimento.

La premessa su cui si basa è abbastanza semplice, e per la verità non particolarmente originale nell'ambito della fantascienza apocalittica: per qualche ragione sconosciuta, l'umanità non sono più in grado di concepire. Le donne non fanno più figli, e quando la cosa diventa evidente ormai è troppo tardi per trovare una soluzione, il mondo si sta già avviando al collasso. Senza una prospettiva per il futuro, la società sta vacillando, gran parte delle nazioni sono cadute a causa delle ribellioni e sono poche le isole di civiltà ancora abitabili. Tra queste spicca il Regno Unito, che come in V per Vendetta è riuscito a mantenersi calmo and carry on. Questo fa dell'UK la meta preferita dei profughi, in fuga dalle devastazioni in corso nel resto del mondo, pertanto il governo inglese ha dovuto mettere in atto forti misure restrittive nei confronti dell'immigrazione. Seguiamo la storia di un burocrate qualsiasi, che si trova a dover accompagnare una ragazza incinta (profuga anche lei), forse l'unica al mondo e possibile via di salvezza/sopravvivenza per tutta l'umanità. Ma proprio per questo, sono in molti a volersi impossessare di lei e del nascituro, e la bontà delle intenzioni di ognuno è difficile da valutare.

I figli degli uomini è un film crudo, con una regia frenetica, simile a un reportage di guerra, e non a caso. Attentati, posti di blocco e sparatorie sono la norma in questo mondo preapocalittico. Le città sono posti relativamente sicuri ma sottoposti a severi controlli, al tempo stesso la deportazione degli immigrati irregolari è una costante. Il film è uscito nel 2006, e rivedendolo a dieci anni di distanza, in piena "emergenza migranti" fa un certo effetto. Le cause del fenomeno sono diverse, ma sembra quasi che in Europa ci stiamo avviando su una strada simile, a dimostrazione di come alla fine dei conti l'odio ha bisogno solo di un pretesto per potersi esprimere. Le riflessioni che il film suscita sono parecchie, ma tutte confluiscono nella domanda finale: cosa vogliamo lasciare ai nostri figli? In questo caso, figli non ce ne sono, ma questo è sufficiente a scoraggiare qualsiasi parvenza di costrutto sociale? La consapevolezza di un futuro, l'idea che qualcuno continuerà a occupare il mondo dopo di noi è l'unica cosa su cui si regge la civiltà?

Interessante anche notare come questo scenario appaia come l'opposto di quello auspicato dal VHEMT. Il Movimento per l'Estinzione Umana Volontaria promuove una lenta e serena eutanasia della nostra specie, senza clamore e costrzioni. Se l'assenza di nuove nascite fosse una scelta ragionata e profonda dell'umanità, potremmo davvero pensare di andarcene senza rendere infernali le vite degli ultimi umani? Pensiamoci, seriamente.

Come nota finale, devo rilevare che il doppiaggio finale è davvero insostenibile per il personaggio (tutt'altro che secondario) della ragazza madre. Forse nel tentativo di farla percepire come un'immigrata, la parlata inespressiva da vucumprà rovina completamente l'immersione. Si sarebbero potute trovare soluzioni molto più eleganti.

1 commento:

  1. Ad essere sincero ricordo solo poche cose di quel film: Julianne Moore, Michael Caine lo scienziato hippie, un tizio che sparava disperatamente da un finestra contro un carroarmato e - soprattutto - gli splendidi piano-sequenza :-)

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