Coppi Night 20/11/2011 - Human Nature

Solitamente quando si guarda un film lo si identifica innanzitutto con gli attori presenti. In secondo luogo si pensa al regista. Raramente lo sforzo va oltre nella catena di realizzazione dell'opera, rivolgendosi agli autori veri e propri della sceneggiatura. Perché, un film va anche scritto. In molti casi le sceneggiature sono adattamenti di romanzi, racconti, o film precedenti. Ma a volte si tratta di opere originali, concepite e scritte come film. In questo caso si può pensare che il film sia stato "creato" dall'autore, per poi essere realizzato da tutta la squadra di produzione, regista e attori inclusi. Ma sono pochi gli sceneggiatori che acquisiscono fama in quanto tali.

Uno di questi però è Charlie Kaufman. Senza voler ostentare troppo la mia più completa adorazione per questa persona che esprime in ogni sua opera la più pura forma di genio che si possa riscontrare in un essere umano, mi limito a citare i film scritti da Kaufman: Essere John Malkovich, Confessioni di una mente pericolosa, Il ladro di orchidee, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, Synecdoche New York, e, ormai l'avrete capito, il presente Human Nature. Ora, bisogna ammettere che Kaufman ha avuto dalla sua registi di grande mestiere come Spike Jonze e Michel Gondry, che hanno saputo realizzare al meglio le sue idee, così come attori altrettanto validi (Catherine Keener, Jim Carrey, Kate Winslet, John Malkvocih [ma dai!?], Philip Seymour Hoffman, e... sì, pure Nicholas Cage). Quindi forse non è tutto merito suo se i film "written by Charlie Kaufman" sono dei capolavori, ma, insomma, conterà qualcosa, no?

A voler essere onesti, ora che ho visto tutti i film di Kaufman (eccetto Confessioni di una mente pericolosa, che ho scoperto che mi mancava proprio ricercando ora la filmografia completa: mancanza che rimedierò al più presto), posso dire che Human Nature è il meno riuscito. Certo il "meno riuscito" di Kaufman lo colloca al di sopra della media dell'intera produzione cinematografica mondiale annuale, ma in un'ipotetica Kaufman Collection sarebbe quello da mettere come prima uscita al prezzo lancio di 3,90 €, altrimenti nessuno lo comprerebbe. La storia ruota intorno a tre personaggi: un uomo cresciuto nel bosco da una scimmia (o meglio, da suo padre convinto di essere una scimmia), una donna che soffre di una forma estrema di ipertricosi che la rende completamente coperta di peli, e uno psicologo che studia il comportamento animale, con l'obiettivo di insegnare loro le norme della "civiltà". I tre raccontano ognuno dal proprio punto di vista, riferendo a un diverso tribunale, e mettono così insieme la storia che li ha visti intersercarsi e scambiarsi di ruolo in più di un'occasione. Si capisce che lo scienziato troverà l'uomo-scimmia e cercherà di civilizzarlo, la donna pelosa vorrà vivere come l'uomo scimmia, l'uomo scimmia vorrà essenzialmente solo accoppiarsi. In tutto ciò si hanno diverse situazioni paradossali, al limite del surreale, e qualche riuscito colpo di scena.

Quello che non funziona in Human Nature è una direzione precisa data alla storia. Il tono è palesemente leggero, ma non si capisce se voglia essere deliberatamente comico o solo parodistico, se si sta cercando di inscenare una pantomima o un dramma. L'idea del selvaggi "corrotto" dalla civiltà e poi riportato alle sue origini di per sé è scontata, e le vicissitudini degli altri personaggi intorno a questo nucleo non riescono a dare maggiore profondità al tema centrale, quello della "natura umana" che si manifesta sempre e comunque (come nel finale a sorpresa). Un messaggio quindi troppo facile, per un film che forse non ha il coraggio di mostrarsi del tutto per quello che è, ovvero una fiaba moderna. Ciò detto, si tratta comunque di un film che riesce a intrattenere, e anche a divertire. La leggerezza non impedisce alla struttura di intrecciarsi, con i punti di vista dei personaggi che si incrociano e si accavallano, anche in luoghi e tempi diversi.

E con questo, sono riuscito a portare nel Coppi Club già tre film di Kaufman, dopo Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee. Con Eternal Sunshine (che per inciso, è il mio film preferito in assoluto) ci proverò ancora, ma non credo che avrà una strada facile per aggiudicarsi la vittoria. Per Synecdoche New York (di cui Kaufman non è solo autore ma anche regista!) non ci provo neanche, tanto più che non è mai stato doppiato in italiano. Spero che mi abbiate sentito, distributori cinematografici: Synecdoche New York non è ancora stato tradotto in italiano! Datevi una mossa!

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