In questo caso mi permetto di mantenere anche il titolo originale, perché a mio avviso quello italiano è di una genericità scoraggiante. Voglio dire, hai un film con i dinosauri o li togli dal titolo?
Avevo già visto il film al cinema e ne avevo ricavato delle buone impressioni, rivederlo le ha più o meno confermate. The Good Dinosaur si può per certi versi definire Il Re Leone con i dinosauri e senza dinastie. Ci sono molte affinità tra la storia di Arlo e quella di Simba: il rapporto reverenziale con il padre, la sua morte (scivolato da una rupe e travolto), l'esilio volontario e il viaggio per ritrovare la via di casa con una nuova consapevolezza. Le affinità sono anche visive, in alcuni casi sembrano delle vere e proprie citazioni: la già citata morte del padre, la fuga della mandria di bisonti, la visione del padre scomparso, l'incontro con i velociraptor molto simili per atteggiamento alle iene. La differenza principale tra i due personaggi è il loro approccio alla paura: il leoncino era pronto ad avventurarsi fingendo un coraggio che non aveva, l'apatosaurino (la specie deriva dalla descrizione del film, la versione estremamente cartoonizzata dell'animale è impossibile da riconoscere) è un fifone dichiarato che vuole invece superare le sue paure.
La lezione imparata da Arlo è che la paura non è una debolezza da evitare, ma un'emozione preziosa a cui dare ascolto, per poi decidere come agire. Anche i tirannosauri-cowboy (comicamente sproporzionati), che pure vanno orgogliosi delle loro cicatrici, conoscono il valore della paura, ed è questa rivelazione a far guadagnare ad Arlo la sicurezza di cui aveva bisogno. Quando alla fine Arlo parte per salvare Spot dagli pterodattili, non lo fa privo di paura, ma consapevole che la necessità di salvare il suo amico è superiore alla paura che prova. Fear is like a companion, verrebbe da dire, citando uno dei migliori episodi di Doctor Who degli ultimi anni.
Come quasi tutti i film Pixar, il film riesce a essere divertente nei momenti opportuni senza sminuire i momento più drammatici ed emotivi, che a loro volta non sconfinano mai nello stucchevole. Personalmente sono stato distrutto dalla scena in cui Arlo e Spot si raccontano delle rispettive famiglie e perdite usando i bastoncini. So di avere un nervo scoperto su questo argomento quindi forse la mia è una reazione esagerata, ma in generale penso che si possa apprezzare davvero il modo in cui il legame tra i due protagonisti sia stato costruito in modo interamente non verbale. E anche il momento della loro separazione, a dire la verità, è bello tosto, proprio perché dice tutto senza usare una parola.
Un altro aspetto notevole è la cura con cui l'ambientazione è stata animata. La regia indugia spesso su dettagli come foglie, nuvole, neve, acqua. Il livello di definizione delle particelle è straordinario e sembra di vedere immagini reali. Questo introduce un contrasto netto tra l'ambientazione iperrealistica e i personaggi, volutamente "pupazzosi". Una scelta precisa, che a mio avviso contribuisce a dare una connotazione precisa alla storia: questo è il tuo stesso mondo, ma non è esattamente come lo conosci. In considerazione di questo ha poco senso parlare del design dei dinosauri, perché appunto è fumettistico in modo palese. Avrei apprezzato di più se si fosse andati full-feather e i velociraptor fossero stati coperti del piumaggio che meritano, invece di qualche sparuta penna sulla testa e la coda. Anche i tirannosauri ne avrebbero beneficiato, ma forse avrebbero perso il loro appeal per il pubblico. Certo questo peccato si perdona più volentieri a un prodotto del genere che a un Jurassic World...
Ci sarebbe da interrogarsi qualche minuto sul percorso evolutivo seguito dagli animali in questa linea temporale che non ha visto l'estinzione K-T alla fine del cretaceo. Sappiamo che il film è ambientato in un'epoca contemporanea alla nostra perché ci sono degli umani, ma i dinosauri sembrano rimasti sostanzialmente uguali al mesozoico. Contemporaneamente, ci sono uccelli di vario tipo, del tutto simili a quelli che esistono oggi. E gli umani appunto, si sono evoluti in modo completamente identico, nonostante si possa pensare che i primati non abbiano trovato le nicchie ecologiche da poter occupare. Quindi, da dove arrivano questi umani? E soprattutto perché si comportano come cani? Questo stesso problema era stato abilmente glissato anche da Harry Harrison nella sua serie degli Yilanè che vedeva appunto umani contrapposti a una civiltà dinosauriana, dando per scontato che gli uomini potessero essersi evoluti a partire dalle scimmie del nuovo mondo. Ma ecco, anche in questo caso, probabilmente una riflessione del genere, per quanto affascinante, va oltre gli scopi del film.
Avevo già visto il film al cinema e ne avevo ricavato delle buone impressioni, rivederlo le ha più o meno confermate. The Good Dinosaur si può per certi versi definire Il Re Leone con i dinosauri e senza dinastie. Ci sono molte affinità tra la storia di Arlo e quella di Simba: il rapporto reverenziale con il padre, la sua morte (scivolato da una rupe e travolto), l'esilio volontario e il viaggio per ritrovare la via di casa con una nuova consapevolezza. Le affinità sono anche visive, in alcuni casi sembrano delle vere e proprie citazioni: la già citata morte del padre, la fuga della mandria di bisonti, la visione del padre scomparso, l'incontro con i velociraptor molto simili per atteggiamento alle iene. La differenza principale tra i due personaggi è il loro approccio alla paura: il leoncino era pronto ad avventurarsi fingendo un coraggio che non aveva, l'apatosaurino (la specie deriva dalla descrizione del film, la versione estremamente cartoonizzata dell'animale è impossibile da riconoscere) è un fifone dichiarato che vuole invece superare le sue paure.
La lezione imparata da Arlo è che la paura non è una debolezza da evitare, ma un'emozione preziosa a cui dare ascolto, per poi decidere come agire. Anche i tirannosauri-cowboy (comicamente sproporzionati), che pure vanno orgogliosi delle loro cicatrici, conoscono il valore della paura, ed è questa rivelazione a far guadagnare ad Arlo la sicurezza di cui aveva bisogno. Quando alla fine Arlo parte per salvare Spot dagli pterodattili, non lo fa privo di paura, ma consapevole che la necessità di salvare il suo amico è superiore alla paura che prova. Fear is like a companion, verrebbe da dire, citando uno dei migliori episodi di Doctor Who degli ultimi anni.
Come quasi tutti i film Pixar, il film riesce a essere divertente nei momenti opportuni senza sminuire i momento più drammatici ed emotivi, che a loro volta non sconfinano mai nello stucchevole. Personalmente sono stato distrutto dalla scena in cui Arlo e Spot si raccontano delle rispettive famiglie e perdite usando i bastoncini. So di avere un nervo scoperto su questo argomento quindi forse la mia è una reazione esagerata, ma in generale penso che si possa apprezzare davvero il modo in cui il legame tra i due protagonisti sia stato costruito in modo interamente non verbale. E anche il momento della loro separazione, a dire la verità, è bello tosto, proprio perché dice tutto senza usare una parola.
Un altro aspetto notevole è la cura con cui l'ambientazione è stata animata. La regia indugia spesso su dettagli come foglie, nuvole, neve, acqua. Il livello di definizione delle particelle è straordinario e sembra di vedere immagini reali. Questo introduce un contrasto netto tra l'ambientazione iperrealistica e i personaggi, volutamente "pupazzosi". Una scelta precisa, che a mio avviso contribuisce a dare una connotazione precisa alla storia: questo è il tuo stesso mondo, ma non è esattamente come lo conosci. In considerazione di questo ha poco senso parlare del design dei dinosauri, perché appunto è fumettistico in modo palese. Avrei apprezzato di più se si fosse andati full-feather e i velociraptor fossero stati coperti del piumaggio che meritano, invece di qualche sparuta penna sulla testa e la coda. Anche i tirannosauri ne avrebbero beneficiato, ma forse avrebbero perso il loro appeal per il pubblico. Certo questo peccato si perdona più volentieri a un prodotto del genere che a un Jurassic World...
Ci sarebbe da interrogarsi qualche minuto sul percorso evolutivo seguito dagli animali in questa linea temporale che non ha visto l'estinzione K-T alla fine del cretaceo. Sappiamo che il film è ambientato in un'epoca contemporanea alla nostra perché ci sono degli umani, ma i dinosauri sembrano rimasti sostanzialmente uguali al mesozoico. Contemporaneamente, ci sono uccelli di vario tipo, del tutto simili a quelli che esistono oggi. E gli umani appunto, si sono evoluti in modo completamente identico, nonostante si possa pensare che i primati non abbiano trovato le nicchie ecologiche da poter occupare. Quindi, da dove arrivano questi umani? E soprattutto perché si comportano come cani? Questo stesso problema era stato abilmente glissato anche da Harry Harrison nella sua serie degli Yilanè che vedeva appunto umani contrapposti a una civiltà dinosauriana, dando per scontato che gli uomini potessero essersi evoluti a partire dalle scimmie del nuovo mondo. Ma ecco, anche in questo caso, probabilmente una riflessione del genere, per quanto affascinante, va oltre gli scopi del film.
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