Le serate del Coppi Club iniziano a farsi roventi, nel senso più immediato del termine, perché il caldo si sta facendo sempre più insopportabile, tant'è che si stanno a malincuore cercando modalità alternative di trascorrere la domenica sera. E forse anche per questo malessere ambientale la scelta cade più facilmente su film leggeri, o apparentemente tali.
It's Kind of a Funny Story, reperibile su Netflix sotto lo sciagurato titolo Cinque giorni fuori, si presenta con tutte le caratteristiche tipiche di una commediola disimpegnata: protagonista adolescente con faccia da imbranato, ambientazione in un istituto psichiatrico, Zach Galifianakis come comprimario... ma la natura del film si rivela ben presto, e si scopre che se pure si sta vedendo un film dal tono leggero, sotto la crosta c'è posto per drammi molto più profondi.
Il protagonista è un sedicenne che dopo un tentativo di suicidio (o almeno, il pensiero di un tentativo di suicidio) decide di farsi internare per ricevere assistenza. Cambia idea appena si rende conto di trovarsi insieme a dei matti veri, ma la procedura vuole che trascorra un minimo periodo di osservazione di cinque giorni nel reparto. Nell'istituto conosce personaggi a diversi livelli di stravaganza, tra cui quello prominente è appunto Galifianakis, a sua volta ricoverato per manie suicide. Il pregio maggiore del film è quello di riuscire a raccontare una storia con aspetti delicati senza cadere nel melenso, almeno fino agli ultimi dieci minuti. È anche degno di nota come il protagonista ammetta di non aver pensato al suicidio per le voragini affettive della sua vita, ma solo perché forse si sente inadatto al mondo, cosa comprensibile per la sua età. Naturalmente vivendo a contatto con gente che davvero ha perso tutto, capisce che quello che ha per le mani è comunque dignitoso, e decide di provare a vivere la sua vita. Certo, poi c'è un montaggio finale che sembra la riproposizione buonista del monologo "choose life" di Trainspotting, e forse far finire il film con la festa nel reparto sarebbe stato meglio, lasciando che l'epilogo venisse immaginato.
Ma sorvolando su qualche imperfezione di questo tipo, It's Kind of a Funny story rimane valido e interessante. Temi come il suicidio, l'autolesionismo e la depressione sono affrontati
senza cadere nel lagrimevole, a nessuno viene chiesto di compatire le
povere vittime di questa epoca malata. Un film leggero senza diventare stucchevole, poco indulgente con i suoi personaggi borderline, onesto nei confronti dello spettatore.
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