Sono stato a vedere 10 Cloverfield Lane, in una sala in cui erano presenti cinque-persone-cinque (me incluso), senza aspettarmi niente. Non mi aspettavo niente perché un film annunciato dall'oggi al domani, pur potendo contare su una legacy come quella di Cloverfield, che piaccia o no ha sicuramente lasciato il segno, è di per sé qualcosa di interessante, una mossa in controtendenza all'hype pluriennale per qualunque prodotto di intrattenimento a cui ci stanno abituando ultimamente.
Piccola parentesi: intorno alla figura di JJ Abrams si è creato una sorta di mitologia oscura, è diventato una specie di Boldrini del cinema di genere. Forse perché continua a essere collegato a opere ancora controverse, come Lost, gli ultimi film di Star Trek, l'episodio VII di Star Wars, e si è quindi fatto nemico ora un fandom ora un altro, trovandosi accerchiato da orde di fan inferociti pronti a tirare su i forconi appena lo sentono nominare. Eppure, a me pare che non ci sia qualcosa dove appare il suo nome che non sia in qualche modo degna di nota. Per cui anche senza considerarlo tra i miei registi preferiti (peraltro, da notare che per 10 Cloverfield Lane si è limitato a fare da produttore), guardo sempre con curiosità quando salta fuori il suo nome. Poi magari non mi interessa (vedi Star Trek), ma l'occhio ce lo butto. Quindi #teamAbrams for the win!
10 Cloverfield Lane è un ottimo film riguardo gli aspetti tecnici, e su questo non c'è da discutere: regia, recitazione, sonoro, fotografia, costruzione della trama. L'aspetto che però mi interessa affrontare è quello del collegamento con il film del 2008 con cui condivide il titolo. Qualcuno ha sentenziato subito che si tratta di un seguito solo nel nome (e quindi una manovra di marketing, ma di nuovo: che marketing è quello che annuncia un film a un mese dall'uscita?), ma basterebbe andare oltre il trailer per capire che non è così. Al di là della parte finale (che non rivelo) dove il collegamento appare in modo esplicito e inequivocabile, anche nel corpo principale del film si possono trovare degli elementi in comune.
Il presupposto è simile: se il mondo finisce mentre stavi guardando dall'altra parte, che cosa puoi fare? In Cloverfield avevamo il gruppo di ragazzi colto all'improvviso dall'attacco del mostro, che si trova a dover fuggire e sopravvivere senza avere la minima idea di cosa, come e perché; in 10 Cloverfield Lane il mostro ha già attaccato, a tua insaputa, e non ti resta che adattarti al nuovo stato delle cose, l'unico possibile... sempre che sia vero quello che ti stanno raccontando.
Monsters come in many forms, dice la tagline del film, e come chiave di lettura è abbastana esplicita. Il personaggio di Howard (favoloso John Goodman, di cui devo dire di aver apprezzato anche il doppiaggio italiano), il redneck complottista autoritario, potenziale rapitore e assassino, ma così competente nel garantire la sua sopravvivenza e quella dei suoi ospiti, è una figura ambigua di cui, fino all'ultimo, non sono chiare le intenzioni. Di mostri si parla, e di mostri ce ne sono così tanti, quelli giganti che buttano giù la statua della libertà e quelli che ti tengono chiusa in un bunker per la tua sicurezza. Ma anche mostri che ti fanno girare dall'altra parte, che ti fanno sprecare un biglietto dell'autobus, che ti fanno imboccare una strada o l'altra. Mostri che si manifestano in forme diverse, anche invisibili e irriconoscibili, e tra i quali siamo costretti a scegliere il male minore. Cioè, il mostro minore.
Non so se l'ideale serie di Cloverfield proseguirà, ma se dovesse usire tra qualche anno, all'insaputa di tutti, un film che riporta questa parola nel titolo (e di cui, da qualche parte, compare il nome JJ Abrams), sarò sicuramente in fila per vederlo, non importa se con sole altre quattro persone in sala, perché sui mostri non si impara mai abbastanza.
Nessun commento:
Posta un commento