Avevo già visto questo film qualche anno fa ma l'ho riguardato volentieri, convinto che potesse essere uno di quei film che beneficiano della seconda visione. Infatti, se c'era qualcosa che non mi era del tutto chiaro, a questo giro The Box mi è parso più lineare. Cioè, nei limiti di quanto possa essere lineare un film in cui la cabina di teletrasporto è una vasca d'acqua senza pareti e quando arrivi a destinazione ti allaga la casa.
La trama parte in modo intrigante, con la consegna di
questa "scatola" che contiene il pulsante che permette a chi lo preme di
guadagnare un milione di dollari. E far morire qualcuno, da qualche
parte nel mondo. Da qui si sviluppa poi una serie di ricerche, indizi e situazioni surreali che non sembra seguire un preciso filo logico, anche se l'ossatura della storia regge. Basato su un racconto di Richard Matheson (che non ho letto), il film ha un'aura di science-mistery, con forze oscure e al limite dell'occulto in azione, entità quasi onnipotenti in grado di manipolare la materia e la mente a piacimento. C'è anche un riferimento esplicito alla terza legge di Clarke, quella che dice "ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistiguibile dalla magia", assioma che funziona come un jolly in quelle scene che obiettivamente non hanno un senso compiuto. Sembra a volte di trovarsi a guardare un Lynch o un Tarkovskij, impressione che si può ricavare occasionalmente anche in Donnie Darko, opera dello stesso regista.
Il film per non è completamente chiaro nell'esposizione, e non tutti i dettagli della storia sono resi espliciti (per questo volevo rivederlo), ma si capisce anche che non si tratta di superficialità, ma di una precisa scelta narrativa. Quello che non garantisce con la linearità, lo guadagna con atmosfera e fotografia, eccellenti nel tenere vivo l'inteesse, insieme all'accumulo di momenti WTF!? che scandiscono tutta la durata del film. The Box rimane quindi un film particolare, sottilmente ermetico, ma di notevole impatto.
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