Non mi aspettavo di poter mai parlare di questo film, perché non credevo che qualcuno avrebbe mai avuto il coraggio di proporlo durante il Coppi Club, ma complice la recente uscita di Gods of Egypt, l'interesse per le divinità egizie che interagiscono con gli uomini ha catturato l'attenzione, e sono riuscito finalmente a rivedere questo capolavoro.
Ok, quando dico "capolavoro" non intendo in senso letterale. Immortal ad vitam è senza dubbio un film particolare, ma sulla qualità complessiva ci sono diverse scuole di pensiero. Io sono portato a valutarlo in termini positivi, ma per una serie di ragioni che pendono pericolosamente verso il "so bad it's good".
Breve sinossi a beneficio di chi non conoscesse l'opera in questione. Il film è ambientato nel futuro (non so se è specificato l'anno), in una New York popolata da alieni, mutanti e androidi di varia natura. In più nel cielo compare una grande piramide, e da questa emerge Horus, che è tornato sulla Terra per accoppiarsi con un'umana e generare il suo erede. Per fare questo però deve impossessarsi del corpo di un uomo e trovare l'ospite giusto per il piccolo dio, che non può essere una donna qualsiasi. La sua attenzione si concentra su una ragazza dalle caratteristiche particolari che è assistita da un personaggio misterioso dal volto coperto. A questo si accavalla una trama sociopolitica di complotti e cacce all'uomo, per cui i due protagonisti si trovano a dover fuggire da una parte all'altra.
Per molti versi il film ricorda Il quinto elemento, a partire dall'ambientazione, fino ai punti essenziali del plot (la ragazza speciale, l'uomo d'azione, le forze superiori). Se però Il quinto elemento ha un tono leggero e favolistico, qui invece si tende a tinte più cupe, anche se non sempre in modo efficace, visto che in molte occasioni ci si trova di fronte a sequenze involontariamente comiche.
Un aspetto notevole di questo film è che girato in parte live action e in parte in animazione 3D, con modelli come quelli che si potevano ottenere all'inizio degli anni 2000. Alcuni personaggi sono interamente digitalizzati e si sovrappongono in alcune parti a quelli "reali", con un notevole effetto di straniamento. Ma a disorientare in modo più assoluto è la trama, che se in linea di massima segue quanto scritto sopra, nella sua esecuzione prende direzioni impreviste e incomprensibili. L'impressione è che il regista/autore Enki Bilal sia partito con un'idea di base, e poi si sia lasciato trascinare (anche dalla relativa facilità con cui poteva inserire elementi fantastici, grazie all'animazione 3D), infilandoci dentro tutto quello che gli veniva in mente, senza preoccuparsi della coerenza o plausibilità.
Il risultato finale è una sorta di pastiche fantascientifico/lisergico, un film da seguire senza chiedersi cosa o perché, ma se non un altro un'opera in grado di sorprendere (forse anche spiazzare) in più occasioni, e che rimane impressa. Non penso di poterne consigliare la visione con leggerezza, ma se volete vedere Anubi e Bastet giocare a monopoli, un bambino-falco che caccia piccioni, o un cacciatore di taglie-squalo martello-pandimensionale, allora questo è il film che fa per voi.
Un film molto strano, che poi ho scoperto essere tratto da un'opera a fumetti di uno degli autori di Metal Hurlant, e forse per questo un po' bizzarro rispetto all'immaginario americano, in cui le divinità tornano sulla Terra solo per fare a botte con qualcuno. All'epoca lo trovai difficile da digerire, ma nel complesso me ne è rimasta una buona impressione. Anch'io lo accosto al Quinto Elemento, ma solo per certi versi, perché per altri lo ricordo più lento e solenne, mentre il QE è molto più americano come film.
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