Un film che volevo vedere da diverso tempo, un po' per moderata fiducia nei confronti del regista, un po' perché sono sempre attratto dalle paranoi insettoidali. La storia di base è semplice: per combattere una malattia letale diffusa dagli scarafaggi, viene creato in laboratorio un insetto predatore che li elimina. A distanza di alcuni anni, si scopre che l'insetto (che non avrebbe dovuto essere in grado di riprodursi) vive ancora nei sotterranei e ha acquisito forme e capacità impensabili, fino a diventare una minaccia diretta per l'uomo.
L'idea mi piaceva abbastanza, in particolare per la capacità dell'insetto di adattarsi a imitare gli umani, come appunto fanno altri insetti che si fingono i loro predatori. Purtroppo il film perde molto nello svolgimento, perché si sviluppa come un qualsiasi monster movie dove al posto degli insetti giganti poteva esserci qualunque altro animale pericoloso. Gli insetti stessi si comportano in modo non molto insettico, ad esempio sono attratti dal sangue umano, come un qualsiasi squalo, lupo o vampiro. Il film si avvia poi alla soluzione con il classico cliché del "ucciderne uno per fermarli tutti", quando si scopre che l'intera colonia ha un solo maschio e basta eliminare quello perché non possano riprodursi.
Ma un lavoro ancora più approssimativo è stato fatto sui personaggi, tutti placidamente inquadrati nello stereotipo della loro funzione narrativa. Il personaggio più interessante, il "bambino speciale", invece non ha praticamente nessun ruolo. Ed è una mancanza clamorosa, perché se introduci un bambino che in grado di imitare la "lingua" degli insetti (imitare chi sta imitando te!), questa sua abilità deve dimostrarsi rilevante, a un certo punto. Tutto quello che invece il bambino fa è venire rapito e rimanere in attesa del salvataggio, e dopo la morte del padre unirsi alla nuova famiglia dei protagonisti che, oh, non potevano avere figli! Questo aspetto è così stridente con il normale svolgimento di una storia (il Fucile di Checov fa parte del programma di Sceneggiatura 101, presumo) che sospetto che per ragioni di budget o di tempi alcune parti della storia siano state poderosamente tagliate.
Una piccola nota è doversa anche sul processo evolutivo sottinteso dal film, che non è del tutto accurato. Gli insetti infatti si evolvono (con il loro metabolismo accelerato, in pochi anni passano migliaia di generazioni) per imitare gli umani, il loro prossimo "nemico", tuttavia nel loro ambiente non avevano contatti con gli uomini, per cui è difficile capire come i tratti imitativi dell'uomo abbiano potuto essere selezionati. È una sorta di interpretazione telelogcia dell'evoluzione, secondo cui l'adattamento opera in base alle necessità che la specie si prefigge di ottenere, ma che ovviamente non è esatto. In un film del genere si può comunque accettare questa superficialità, a patto di saperla riconoscere.
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