Il post precedente a questo è il rapporto letture del mese scorso, chiedo scusa per non aver aggiunto altro nel frattempo, ma tra Story Doctor, Specularia, Instagram e i vari contributi qua e là le risorse per il blog sono sempre più limitate. Mi viene sempre da giustificarmi perché Unknown to Millions è l'archivio storico delle mie considerazioni (10 years and counting) e mi dispiace lasciarlo in standby, ma il tempo è quello che è.
Comunque, ecco il mio commento ai libri di gennaio, come da proposito per quest'anno, alla lettura di fantascienza e affini ho deciso di affiancare altri generi e testi non di narrativa. E infatti.
Infatti il primo libro che ho letto è stato
Armi acciaio e malattie, un saggio degli anni 70 di
Jared Diamond ormai diventato un punto di riferimento per storici e antropologi. L'obiettivo del libro è trovare una spiegazione al fatto che il progresso delle diverse civiltà umane sia stato così difforme sul pianeta, e giustificare senza l'uso di paradigmi razzisti la predominanza delle nazioni auropee e asiatiche sugli alti continenti. Diamond parte molto indietro, dalla fine dell'ultima glaciazione, e cerca di mettere insieme i passi che i vari popoli umani hanno compiuto verso la formazione della "società", identificando i fattori chiave nella costituzione di aggregati più strutturati di tribù. L'analisi è molto convincente e trova riscontro in alcuni esempi pratici, con approccio scientifico alle discipline storiche che a volte sembra mancare nelle teorie più diffuse e studiate. In effetti molte di queste nozioni le avevo già trovate altrove, quindi non mi è risultato del tutto nuovo, ma probabilmente la fonte primaria era proprio lo studio di Diamond. Quindi questo testo rimane fondamentale per chiunque si interessi della
storia evolutiva della nostra specie e dell'impatto dell'uomo sul pianeta.
In queste settimane ho anche recuperato un grande classico, uno di quei testi che si leggono forse troppo presto. Infatti ho vaghi ricordi aver letto
La fattoria degli animali in terza o quarta superiore, ma non ne ricordavo granché. L'ho ripreso (in lingua originale) per scrivere poi
un articolo su Stay Nerd. Ora, ovviamente non serve nel 2021 arrivi uno stronzo qualunque come me a recensire
George Orwell, quindi in questo caso mi risparmio le considerazione su trama, scrittura e così via. Posso dire che riletto adesso, anche alla luce di come la società globale si sta movendo,
Animal Farm continua ad avere una notevole rilevanza, anche al di là degli immediati rimandi allo stalinismo. Ma di questo ho parlato appunto nell'articolo linkato prima, quindi vi rimando lì per approfondire.
E a questo punto devo parlare di
La quinta stagione. Di questo romanzo e della serie della Terra Spezzata che ha vinto per tre anni di fila il premio Hugo avevo sentito parlare fino alla nausea, e forse proprio per questo lo avevo deliberatamente ignorato. Sono sempre diffidente nei confronti di quei libri che sbancano tutto, quegli autori che sono considerati i nuovi qualcosa, le next big thing che tutti
devono leggere. In questi casi sospetto che ci sia dietro una forte operazione di marketin che poi, arrivati a scartare il pacco, non contiene niente. Poi ho iniziato a leggere il romanzo di
N.K Jemisin e mi sono sentito un idiota totale.
La quinta stagione è potente, avvincente, ben progettato, ma soprattutto significativo. In un settore che spesso propone storie che hanno concept interessanti ma che poi non dicono nulla, questo invece ha un messaggio di fondo forte e attuale. Il worldbuiling è eccellente e non si limita a mettere insieme dettagli su dettagli, ma li utilizza e li rivela in modo funzionale allo svolgimento della trama e all'arco narrativo dei personaggi. Le rivelazioni e i momenti climatici sono ben dosati e gestiti, e portano quindi a seguire col giusto livello di interesse una vicenda che alla fine non ha dissolto quasi nessuno dei suoi misteri. Siccome come sempre non voglio sembrare il fanboy con gli occhi a cuore ma voglio mantenere l'obiettività, come aspetto negativo posso dire che in certe sequenze lo stile si fa forse troppo enfaico, con ripetizioni e rientri a capo accumulati (e non credo sia una questione di traduzione). A mio avviso avrebbe funzionato anche senza, ma forse in questo modo si rende meglio la cinematograficità del tutto. In ogni caso,
La quinta stagione è uno di quei libri che segnano davvero i lettori capaci di comprenderli, e per me è stato così. Sono convinto che se dessimo da leggere storie come questa ai ragazzi a scuola invece dei Malavoglia formeremmo persone più autonome e consapevoli, e magari anche interessate alla lettura, pensa te che roba.
Voto: 9/10 Infine usciamo ancora dalla narrativa con
Helgoland, un libro breve ma completo sulla meccanica quantistica di
Carlo Rovelli. Partendo dal ritiro mistico di Werner Heisenberg su quest'isola sacra, dove è nata l'idea di base che avrebbe portato alla definizione dei quanti, Rovelli traccia un percorso relativamente accessibile a questa interpretazione della fisica che per quanto appaia paradossale riesce invece a conciliare molte delle contraddizioni che si rilevavano tra la fisica classica e quella microscopica. L'autore riesce a non sconfinare troppo nel tecnico e si limita a mettere giù solo due-tre formule, dedicandosi poi soprattutto a interpretare il loro signifiato in termini fisici e filosofici. Una lettura stimolante che non richiede particolari nozioni, e che fornisce un importante tassello nella comprensione (o non-comprensione) del mondo, che è più liquido di quanto ci immaginiamo. Peraltro, visto che sono in fase di revisione del mio prossimo romanzo
Sinfonia per theremin e merli, che include arogmenti simili, la lettura di questo libro si è rivelata propedeutica e complementare alla trattazione di questi temi.
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