Questa Coppi Night si è configurata come cineforum, in quanto è stato scelta in partenza la proiezione di questo film propedeutico agli studi di un paio di membri del Club. Ammetto fin da subito che in genere parto prevenuto verso questo tipo di film storico-politici, che per la maggior parte mi risultano fin troppo didascalici e strabordanti di retorica. Poi stiamo pure parlando di un film tedesco.
Invece alla fine posso dire che Goodbye Lenin mi è sostanzialmente piaciuto, perché si tratta soprattutto di una vicenda personale e familiare, qualcosa di estremamente quotidiano se pur portato ai limiti dell'assurdo. Forse la parte iniziale è meno convincente, proprio perché si dedica per lo più a illustrare il contesto storico in cui si svolge la vicenda, nella Berlino occupata e divisa tra Russia e potenze capitaliste. Quando poi si arriva al nucleo della storia, con la madre che si risveglia dal coma dopo alcuni mesi, allora il tono cambia e lo fa in modo efficace. C'è un sottile equilibrio tra il dramma e la commedia, che raramente si sbilancia troppo da una parte o dall'altra. Così una pubblicità della Coca-Cola può apparire come il peggiore dei nemici, o dei disgustosi cetriolini in salamoia come l'ostia benedetta portatrice di salvezza.
Una cosa che ho apprezzato molto è come la focalizzazione rimanga sempre concentrata sul protagonista/narratore. Pertanto molti dei momenti più importanti sono visti attraverso il suo filtro, e non ci è dato di sapere come sono vissuti dalla madre, che ne è invece l'epicentro. Per questo non sappiamo cosa il padre le ha detto durante il loro incontro, o se alla fine abbia capito il benevolo inganno a cui è stata sottoposta. Possiamo intuirlo, ma non lo sapremo mai con certezza. Il che è esattamente ciò che si prova quando una persona cara ci lascia.
Una cosa che ho apprezzato molto è come la focalizzazione rimanga sempre concentrata sul protagonista/narratore. Pertanto molti dei momenti più importanti sono visti attraverso il suo filtro, e non ci è dato di sapere come sono vissuti dalla madre, che ne è invece l'epicentro. Per questo non sappiamo cosa il padre le ha detto durante il loro incontro, o se alla fine abbia capito il benevolo inganno a cui è stata sottoposta. Possiamo intuirlo, ma non lo sapremo mai con certezza. Il che è esattamente ciò che si prova quando una persona cara ci lascia.
Fa uno strano effetto vedere come il mondo (o almeno quella parte di mondo, che poi non è tanto lontana da me) fosse diverso solo una trentina d'anni fa. Voglio dire, questi sono eventi che sono accaduti quando io ero già nato, anche se forse non sapevo ancora articolare delle frasi di senso compiuto. Sono avvenimenti così vicini nel tepmo e nello spazio eppure appaiono tanto estranei da essere irriconoscibili. Il che funziona bene da monito, per ricordarci che tornare lì è un attimo.
Che poi, niente afferma che la Berlino Est allineata all'asse sovietico fosse un incubo di repressione, e che solo la via capitalistica della parte Ovest fosse quella libera e giusta. Il film tende a seguire la ragione della storia, ma al di là di qualche gag cercata appositamente non si sbilancia a condannare l'una o l'altra parte. Proprio per questo posso dire che non mi è risultato indigesto nel senso in cui lo sono spesso i film di questo tipo, perché non cerca di impartire lezioni, ma solo di mostrare come i personaggi reagiscono al cambiamenti nel loro mondo.
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