Coppi Night 11/03/2018 - I don't feel at home in this world anymore

Che poi un titolo del genere non ci sarebbe niente di male a tradurlo, a volte si sprecano per tradurre un'unica parola comprensibilissima, e invece una frase intera che non tutti potrebbero capire te la lasciano intera. Ma vabbè.

Mi aspettavo forse qualcosa di un po' diverso, ma com'è noto le descrizioni di Netflix non aiutano. Una storia che comincia come il riscatto del bravo cittadino che comincia a rispondere alle ingiustizie della vita (prendine quanti ne vuoi, a partire da Io me e Irene), con la protagonista abituata ad abbassare la testa che dopo aver subito un furto in casa decide di reagire, e trova un improbabile alleato in un vicino di casa un po' stravagante (un Elijah Wood che sembra aver assorbito la personalità del Dirk Gently a cui fa l'assistente nella serie accanto). La cosa sfugge un po' di mano e i due si ritrovano invischiati in affari ben più loschi, fino a una conclusione piuttosto sanguinosa.

La cosa che ho gradito maggiormente in questo film è l'imprevedibilità, che forse (forse) può essere anche il tema di fondo dell'intera storia. Vediamo le cose anche da altri punti di vista oltre a quello dei due eroi, e così sappiamo anche qualcosa dei "cattivi", che alla fine dei conti sono dei disperati arruffoni tanto quanto gli altri. L'imprevedibilità è quella cosa che ti manda all'aria i piani, perché una macchina ti passa davanti nel momento sbagliato o perché pesti una merda nel vialetto di casa, e allora devi pensare veloce e cambiare le cose in corsa ma non è detto che tu ne sia capace, anche perché un altro ingranaggio del tuo infallibile nuovo piano potrebbe incepparsi e allora devi pensare di nuovo, ancora più in fretta.

Questo elemento sembra essere la forza motrice dell'intera vicenda, anche se in certi casi si avvicina fin troppo alla coincidenza estrema, come una pallottola che rimbalza e guarda caso ti colpisce proprio in testa. Scorporata la Legge di Murphy dalla storia però abbiamo però un percorso incompleto nell'evoluzione della protagonista: si parte appunto dal proposito di riprendere il controllo della propria vita, si muovno i primi passi, qualcuno un po' esagerato, ma dopo la tragicommedia finale tutto sembra come prima. Non basta la scena di un barbecue in giardino con gli amici a far capire se qualcosa è cambiato, e anzi, l'impressione è che in effetti tutto sia tornato come prima, e la lezione imparata sia "stai con la testa bassa ché sennò succede un casino".

Un film quindi passabile, facile da assorbire ma non così sfaccettato come vorrebbe far credere, che nella parte finale si arrota su se stesso e non riesce a sciogliere i nodi che ha creato. Da questo punto di vista, Jim Carrey aveva fatto di meglio.

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