La settimana scorsa è uscito su Netfilx Annientamento, film di Alex Garland "liberamente tratto da" l'omonimo romanzo di Jeff Vandermeer (Annihilation in origine). Storia di produzione e distribuzione travagliata, di cui si è parlato tanto, fino a farne un esempio del basso livello di considerazione in cui è tenuto il grande pubblico dei cinema. Annientamento è un film troppo intelligente per il quoziente medio di chi va al cinema, hanno detto, e forse non era proprio così la storia, ma forso sotto sotto un pochino sì, e comunque qui non parleremo di questo.
Personalmente ho gradito molto Annientamento, quando invece avevo trovato poco entusiasmante il precedente lavoro di Garland Ex Machina, che mi era sembrato interessante nella concezione ma scontato nell'esecuzione. In questo caso invece siamo di fronte a qualcosa di diverso, un completo mindfuck che già poco dopo le scene iniziali lascia lo spettatore privo di punti di riferimento, in un viaggio senza cinture di sicurezza verso una destinazione ignota. Sarò più stupido del pubblico medio del cinema, ma io adoro quando un film mi tratta così.
La cosa interessante è che mi sembra che negli ultimi anni ci sia una certa tendenza verso questo tipo produzioni, un'attenzione particolare per quei film per i quali la reazione standard è WTF did i just see?!. Penso ad esempio a Under the Skin, oppure le ahimè scarse opere di Shane Carruth come Primer e Upstream Color, ma anche in misura minore Arrival. Ammetto che la mia conoscenza dell'ambiente cinematografico è piuttosto lacunosa, per cui potrei essere in errore a notare solo ora un fenomeno che è sempre esistito, d'altra parte Solaris e 2001 Odissea nello Spazio sono usciti diversi decenni fa. Eppure la mia impressione è che in tempi recenti l'attenzione verso il WTF su schermo sia incrementata, e mediata nella maggior parte dei casi dal linguaggio della fantascienza. Forse perché il modo più semplice per introdurre qualcosa di alieno, che trascende i limiti dell'umana comprensione, è di metterci dentro proprio un alieno.
Se questa tendenza esiste davvero, ci dice qualcosa? È solo un ciclico movimento della moda e sensibilità collettiva, come lo sono i cinecomics, o implica qualcosa di più profondo? La mia umile interpretazione è che questo desiderio di avvicinarci a qualcosa di complesso per comprenderlo, e venirne rimbalzati, riflessi, annientati (nella mente quanto nel corpo), è un'espressione di quel diffuso senso di disagio implicito che buona parte della popolazione mondiale avverte, quel germe di solida incertezza, la consapevolezza sopita di non essere in grado di comprendere un mondo/ambiente/società/ecosistema oggi diventato troppo grande e interconnesso per essere recepito da una sola mente, almeno con gli strumenti della ragione.
E quindi cerchiamoaltro: l'autodistruzione, che sembra essere uno dei temi portanti di Annientamento (almeno del film, non ho letto il romanzo), è l'ultima fase di questo smarrimento, quella in cui l'unico modo per rispondere alla domanda è disinnescarla, esplodere in un annienta-mente che ci permette non solo di non trovare la risposta ma di cancellare anche la domanda. Uno zen cosmico che non viene più tramandato dai maestri ma di cui forse abbiamo bisogno come mai nella storia.
Come dicevo quando parlavo della fantascienza contemporanea italiana, mi pare che questo desiderio di mindfuck (che almeno io e Garland e Carruth proviamo, non so voi) sia alla fine dei conti una manifestazione di qualcosa che c'è sotto, e che può essere espressa solo in termini che sfuggono all'interpretazione. Non rimane quindi che annichilirsi, e ripartire. Se qualcosa è rimasto.
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