Ho citato The Affirmation giusto nel post precedente, anticipando che ne avrei parlato più approfonditamente, ed eccoci pronti a un commento di questo romanzo del 1981 di Christopher Priest, chiaramente inedito in Italia, come buona parte della produzione di questo autore. Quella che segue non è una recensione ma più una riflessione sul libro, i temi che affronta e il modo in cui lo fa. Incorreremo probabilmente in diversi spoiler, anche se sono convinto che questa sia una di quelle opere ben concepite che in realtà non soffre del fatto di conoscerne in anticipo la trama.
The Affirmation è una storia molto semplice: è il racconto di un giovane che trovandosi in un momento particolarmente complesso della sua vita fatica a trovare un posto nel mondo. Il protagonista e narratore in prima persona è Peter Sinclair, ventinovenne londinese degli anni '80 (contemporaneo al libro stesso). La sua vita è stata sconvolta dall'accumularsi in poche settimane di eventi sfortunati: la morte del padre, la perdita del lavoro, la fine di una importante relazione sentimentale. Sentendosi perso, Peter è in cerca di un appiglio, vuole capire meglio se stesso e che cosa lo ha portato al punto in cui si trova, decide quindi di ripercorrere la propria storia, e approfittando dell'ospitalità di un amico di famiglia, si dedica a scrivere la propria autobiografia.
Peter Sinclair è un ventinovenne di Jethra, la capitale di Faiandland, e ha vinto la lotteria di Collago, deve quindi affrontare il viaggio nel Dream Archipelago per raggiungere appunto l'isola di Collago, dove potrà riscuotere il suo premio: il trattamento athanasia, la procedura che rende immortali. Peter ha attreversato un brutto periodo, e viaggia portando con sé l'autobiografia che ha scritto un paio di anni prima, durante un momento di difficoltà in cui aveva bisogno di trovare il suo posto nel mondo.
Il punto è che nel tentativo di afferrare una realtà ideale, per raggiungere un livello di verità che non è semplicemente quella dei fatti, ma una Verità più alta e universale, Peter ha capito che non doveva davvero scrivere di sé. Invece di parlare della sua città, della sua famiglia, della sua donna, ha iniziato a cambiare nomi, luoghi, eventi. L'unico punto fermo della vicenda è lui, Peter Sinclair, mentre il resto è reinterpretato in modo da rappresentare al meglio quello che è il vero senso delle cose come lui lo percepisce. Questo vale sia per il Peter Sinclair di Londra che per quello di Jethra.
Il romanzo prosegue in questo modo, alternando la narrazione dei due Peter, ammesso che siano davvero due. Entrambi si trovano coinvolti in un una relazione con una donna, un rapporto turbolento che non riesce a dare pace a nessuna delle parti ma continua ad alimentarsi. Anche perché Peter ha in qualche modo idealizzato anche la propria compagna, plasmando nel suo manoscritto una persona differente, che risponde a ciò di cui lui ha bisogno. Peter, Gracia e Seri sono quindi invischiati in un ambiguo triangolo quadrilatero del quale è difficile calcolare il perimetro.
Essendo narrato in prima persona, si potrebbe affermare che The Affirmation è un libro basato sul trope del narratore inaffidabile. Ci sono molti indizi che portano a pensare che Peter sia in fin dei conti pazzo o schizofrenico. Eppure non è così semplice catalogare la storia. Perché è Peter stesso a riconoscere la propria inaffidabilità, soprattutto nei confronti di se stesso. Il romanzo inizia così (traduco liberamente):
Di questo sono sicuro: il mio nome è Peter Sinclair, sono inglese e ho, o avevo, ventinove anni. Già qui c'è incertezza, e la mia sicurezza svanisce. L'età è una variabile; non ho più ventinove anni.
Ecco che fin dalle prime righe, Peter confessa di non avere certezze. Come in The Prestige, in cui Alfred Borden iniziava il suo diario affermando di avere un segreto e di esporlo subito perché rimanga invisibile, anche qui Priest inizia subito con un paradosso.
Allora la spiegazione è semplicemente che tutto quanto avviene nel Dream Archipelago, il viaggio tra le isole verso il trattamento per l'immortalità è soltanto una fantasia, o meglio un'illusione di Peter? Potremmo affermarlo perché sappiamo che Londra esiste, mentre non abbiamo la stessa sicurezza riguardo Jethra. Ma ecco che si torna al punto iniziale: quanto possiamo fidarci di quello che sappiamo? Un fatto vale soltanto in quanto tale?
Da parte sua, il Peter jethrano ha con sé un manoscritto in cui parla di Londra, inventa nomi posti e persone. E quel testo è la base su cui la sua identità viene ricostruita, una volta completato il trattamento athanasia, che comporta un totale reset della memoria per permettere al corpo di rigenerarsi continuamente. Se quindi il Peter di Jethra è convinto di essere il Peter di Londra, allora il Peter di Londra può aver scritto il testo che contiene il Peter di Jethra, il quale ha scritto un testo in cui si parla di Londra in cui Peter immagina Jethra... ci siamo capiti, no?
Nell'introduzione viene citato un commento di Ian Watson a questo romanzo, secondo cui The Affirmation può considerarsi un sequel di se stesso, ed è una descrizione perfetta. Questa circolarità della narrazione è chiaramente il perno su cui si basa il romanzo, ma non è l'elemento principale della storia di Peter. Peter Sinclair è una persona tormentata, incapace di definire se stesso, e che nello sforzo di circoscrivere la propria identità perde di vista la sua vita. Peter è ossessionato dalla memoria, è convinto che la continuità del flusso di ricordi e coscienza che lo lega al passato sia ciò che lo identifica, ed è terrorizzato di perderlo. C'è in questo anche una naturale paura della morte, la perdita di coscienza e di tutte quelle memorie che fanno di una persona ciò che è. Ma è curioso notare come questa continuità dei ricordi si interrotta proprio dal trattamento che garantisce l'immortalità, e che quindi per vincere la morte la si debba in qualche modo raggiungere.
Che cos'è allora l'affermazione del titolo? Probabilmente la si può intendere in più sensi. Certo, c'è l'affermazione di se stessi, la capacità di riconoscere ciò che siamo e definirlo, coi ricordi o con le parole. Ma è affermazione anche l'asserzione di una realtà diversa da quella che abbiamo sperimentato, la creazione di una narrazione differente. Il potere di una storia raccontata è talmente forte che alla fine del libro non si è in grado di capire chi abbia scritto cosa, tra i due Peter, se davvero sono due. D'altra parte sappiamo da altri romanzi come The Adjacent che il confine tra il nostro mondo e il Dream Archipelago è molto sottile, e forse anzi non è nemmeno una barriera fisica, ma una suggestione. Il Peter da quella parte dice che Londra, un termine che lui ha inventato, non è un posto, ma uno stato mentale, il suo modo di descrivere le sensazioni che provava quando ha iniziato a scrivere. Ne consegue che la realtà è uno stato mentale, e che soltanto pensarla e riconoscerla è a suo modo un'affermazione.
Nei ringraziamenti di Dimenticami Trovami Sognami ho citato tra i testi che mi hanno influenzato proprio The Adjacent, ma probabilmente The Affirmation è ancora più vicino ai temi di cui ho scritto anch'io, certo con un livello ben diverso di profondità. Quello che posso dire è che Christopher Priest, ora come ora, è il narratore che io vorrei essere.
E di questo sono sicuro.
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