Leggo dunque sono meglio?

Sta girando in questi giorni sui social uno slogan (chiamatelo hashtag, chiamatelo meme) che incoraggia alla lettura con poche semplici parole: io leggo dunque sono. È un messaggio forte, una pubblicità progresso, un contributo alla diffusione della cultura, in un momento buio come mai ce ne sono stati per i libri e l'editoria. Quindi è importante condividerlo e portarlo avanti, perché ne va alla lunga della salvezza della nostra stessa civiltà.

Solo che io non l'ho fatto. Nonostante nella mia cerchia di contatti (che in buona parte ruotano tutte intorno al mondo della lettura/scrittura/editoria) le apparizioni di questo meme siano state numerose, io ho evitato di propagarlo. Ma non per disinteresse nei confronti del tema, quanto perché se l'intento è nobile, non condivido il sottinteso del messaggio diffuso. Mi permetto quindi di chiarire la mia posizione nello spazio sul blog.

Quello che non mi piace di leggodunquesono è l'implicito senso di superiorità che l'affermazione comporta. L'idea di tracciare un confine tra noi e loro, quelli che leggono e quindi sono e quelli che, poveri loro, non leggono e quindi non possono davvero definirsi viventi.

Parliamoci chiaro, io sono uno che legge, e anche parecchio. Un "lettore forte", da 60-80 libri l'anno. E voglio specificare anche che non faccio un discorso populista, non sto dicendo "eammecheccazzomenefregamme!!!", per sostenere che l'ignoranza è forza. Se c'è un'attività della mia vita che più di tutte ha contribuito a formarmi e rendermi quello che sono, è la lettura.

Ma, come ho appena scritto, sto parlando di una attività. Non l'unica. Non posso ignorare musica, film, viaggi, giochi, sport, cibo, sbronze. Ridurre tutta la dimensione di una persona a un unico aspetto è una strawman fallacy, un modo distorto di rappresentare "l'altra parte" così da farla apparire inferiore, indegna, di poco valore.

Ora, il punto è: chi legge è migliore di chi non legge? Un lettore è più di un non lettore? Ok, la domanda è complessa, e per rispondere dovremmo prima trovare una definizione condivisa di cosa renda una persona migliore. Ma mi rifiuto di credere di poter dare un valore più alto a qualcuno sulla base di quello che ritiene importante per la propria formazione. Forse questo mi risulta più facile perché da sempre sono abituato a essere considerato un fruitore di prodotti di nicchia: leggo fantascienza, ascolto musica elettronica, adoro Futurama, colleziono lumache. Tutti elementi che mi collocano fuori dal mainstream e che quindi mi hanno provocato nel corso degli anni innumerevoli occhiate diffidenti. Anche per questo non mi scandalizzo quando mi trovo davanti qualcuno che non condivide le mie passioni, e in particolare i miei gusti letterari, musicali o che altro. Perché alla fine dei conti, spesso quando ci lamentiamo che gli altri non leggono, stiamo dicendo in realtà che non leggono quello che noi vorremmo che leggessero (come dicevo parlando di questi giovani che signora mia non leggono più!).

Spostiamo allora la questione, e lasciamo perdere il confronto con gli altri, la contrapposizioni di noi a loro. Se non posso affermare che gli altri, i non lettori, siano inferiori, sono sicuro che io stesso sarei una persona diversa, e per certi (molti) versi peggiore, se non leggessi. In un giorno un po' cupo pensavo a voce alta che quello che ho letto, visto, ascoltato, hanno contribuito, anche in modo indiretto, a rendermi quello che sono. Ma so anche che i libri non sono l'unico mezzo per ottenere questo tipo di crescita, e non posso contestare chiunque cerchi la sua strada in modo diverso.

Leggo, dunque sono... meglio? No, questo no. Leggo, dunque sono migliorato.

5 commenti:

  1. Anche io sono rimasto perplesso di fronte a quello che, nel migliore dei casi, mi è sembrato l'ennesimo tag identitario, con una sfumatura del "je suis", qualora si voglia accentuare la componente 'catastrofica' del fatto che la gente non legga. Tanto che meditavo di postare qualcosa di analogo in chiave ironica. Poi ho visto che la cosa non è diventata così virale e son passato oltre.
    Ho pensato anch'io che l'iniziativa potesse essere in un certo modo "esclusiva" in senso induttivo: io leggo dunque sono, tu leggi dunque sei -> chi legge è, chi non legge non è. Molto parmenideo: "leggere è, e non può non essere/leggere".
    Ma poi mi sono fermato a valutarne l'ambiguità: forse l'intenzione di chi ha diffuso e accolto il meme era ribadire una posizione non molto diversa dalla tua: "leggere è, per me, una cosa importante, e sento che ciò che sono ora lo devo a ciò che ho letto, al fatto che l'ho letto". Poi l'idea di ricalcare, per esigenze di visibilità, una massima molto nota ha suscitato il fraintendimento.
    Di fatto, contando il risultato e non l'intenzione (peraltro non accertata) condivido gran parte di ciò che hai scritto.

    Poi c'è la questione, più spinosa, di ciò che il messaggio vuol dire o sembra voler dire. Se io leggo e ho letto tanto, e sento che questo mi rende e mi ha reso migliore, cosa mi dovrebbe impedire di riportare fuori di me la mia esperienza? Dire a chi non legge "se tu leggessi saresti una persona migliore"?
    In linea generale, confesso di trovarmi sempre in difficoltà a percepire la mia identità come fatta di preferenze individuali ed equivalenti piuttosto che di scelte prese a ragion veduta. Di là dal gusto di gelato preferito o dal colore di ciò che preferisco indossare, mi domando se sia giusto e possibile staccare completamente gli aspetti significativi del nostro pensiero e stile di vita da una componente valutativa. Io, ad esempio, non lo faccio per quel che riguarda le mie idee politiche e il mio vegetarianesimo. E la motivazione è al limite tra il "non voglio farlo" e il "non è possibile farlo".
    In questo senso, il fatto di leggere è problematico. Da un lato va rigettata la visione mitizzante della lettura di un romanzo o di un saggio come aprioristicamente etica/giusta/migliore. Dall'altro, ampliando lo spettro, non posso rinunciare ad attribuire un valore in sé al fatto di essere usufruitori di narrativa. Essa mi sembra antropologicamente fondamentale, un antidoto all'aridità, e sono abbastanza aperto da accoglierne le varie forme, ma puntando alla qualità, e alla narrativa propriamente, non alle forme narrative dello spettacolo, della pubblicità e della politica, che trovo spesso disoneste, sempre strumentali.

    Concludo con un pensiero sulla solfa "i giovani non leggono". È vero che a volte "non leggono ciò che vogliamo", ma è anche possibile, e comune, che non leggano affatto. Ovvero che non leggano nemmeno un libro in tutto l'anno diverso da ciò che devono leggere per istruzione obbligatoria o superiore.
    Ho un cugino adolescente che, nonostante le mie discrete sollecitazioni, non ha mai letto romanzi per piacere. Fino all'anno scorso leggeva fumetti/graphic novel e giocava alla play anche a giochi con una forte componente narrativa; mi sentivo solevato.
    Ora ha smesso di leggere i fumetti e gioca solo a FIFA.
    Non ce la faccio a restare indifferente. Lo sto trascinando quanto più spesso al cinema.
    Per fortuna apprezza.

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    1. mannaggia, quando rispondi te bisognerebbe sempre aprire un forum a parte per poter essere precisi, cosa che lo spazio del blog non consente, e facebook meno che mai. provo a essere coerente ma sintetico.

      concordo anch'io che l'intenzione probabilmente non era quella di "elevarsi" sopra le masse di beceri non-lettori (anche perché conosco diversi che hanno aderito alla campagna e so che sono persone ragionevoli e moderate), ma il messaggio che passa temo che sia questo, a maggior ragione se dovesse capitare sotto agli occhi di uno di quei "non lettori" che sono l'obiettivo della campagna (eventualità che reputo anche abbastanza remota, ma questo è un altro discorso).

      il problema è che l'impressone che se ne ricava, da fuori, è quella di un settarismo che si compiace dei confini che ha stabilito. tu hai citato il vegeterianismo, ecco: sembra un po' l'atteggiamento di certi "vegani radicali" che sparano ai cacciatori: tu mangi gli animali, pertanto sei una persona meno evoluta di me, e godo ne fartelo notare. la mia scelta è migliore a priori e nessuan delle tue ragioni può giustificare il tuo atteggiamento. questo è quello che a volte percepisco da queste cerchie, e presumo, lo stesso che potrebbe essere avvertito in questo caso. e non credo proprio che possa essere produttivo, serve solo a stringere i contatti della proporia ristretta nicchia, trovare consolazione e appoggio da coloro che già ci sono vicini, che poi è in ultima analisi la peggiore distorsione derivante dai social network.


      sul discorso dei giovani, è innegabile quello che dici, ma si applica paro-paro anche agli adulti. non credo ci sia questa grande emorragia di lettori nelle ultime generazioni rispetto a quelle precedenti. anche perché, se in italia una persona su due non legge nemmeno un libro all'anno, e la popolazione di "giovani" si attesta su un 15% (sparo cifre, ma credo che siamo lì), ci deve pur essere qualche "non giovane" che non legge.

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  2. Direi che siamo abbastanza d'accordo sia per quel che riguarda il 'processo alle intenzioni' sia sul risultato ottenuto e sulla percezione che se ne è avuta.

    Quanto alla questione dei giovani hai certamente ragione a livello oggettivo. Certo il discorso ha una forte componente emotiva e soggettiva e il fatto che "i giovani non leggono" è forse più visibile. Per chi si ostina a sperare in un miglioramento in futuro, il fatto che non leggano i giovani è più importante e significativo del fatto che non leggano gli adulti. Ha l'aria di ennesimo treno perduto; dei treni perduti in precedenza sapevamo già. Non posso far leggere mia nonna, né m'interesserebbe. M'illudo invece di poter far leggere mio cugino (o, come sopra, fargli apprezzare attività per certi versi analoghe).
    Ma questo discorso così spontaneo perde di lucidità e mette da parte tutte le riserve del mio post precedente su una prospettiva valoriale della lettura.

    Sulle risposte lunghe: di solito arrivano perché stavo già macchinando o covando qualcosa e trovo che qualcuno mi ha anticipato. Ed è facile scrivere le proprie opinioni in antitesi o in accordo anziché ex novo ;)

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  3. Io sarò più concisa XD Concordo di massima con tutto, le potenzialità stanno nella lettura, non in chi legge. Ovvero, posso anche leggere 100 libri l'anno (vedi altri "meme" e simili) e restare una zucca vuota, perché entrano in gioco moltissimi fattori: da ciò che si legge (no generi, no autori, intendo "robaccia" letta serialmente e acriticamente) a come lo si legge, all'apertura mentale che consenta di trarre profitto da tutto quel che si legge, all'essere curiosi e recettivi, costruendo un proprio percorso di lettore-persona. Tanto che, spesso, mi pare che i lettori che sbandierano una loro presunta superiorità, siano in realtà fotocopie o cloni (leggere stessi autori, libri, avere medesime opinioni, seguire mode e tendenze... forse millantare e non leggere neppure).
    Comunque, per sostenere la cultura vengono in aiuto i Distillati di romanzi famosi, li hai visti? XD

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    1. certo, i distillati non sono propriamente un'invenzione ma si inseriscono nel solco di "vuoi DIRE di essere un lettore senza fare il vero sforzo di leggere?", che consegue dalla stessa idea della lettura come nobilitante a priori.

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