E con questo rapporto letture abbiamo completato anche i libri consumati in questo decennio. Vale la pena notare, già che ci siamo, che visto che Unknown to Millions in questa forma è nato nel 2010 (anche se esisteva già dal 2008 sul defunto Splinder), stiamo parlando letteralmente di un decennio di libri. Facciamo un bel classificone generale dei libri letti, che dite? Anzi, ho un'idea migliore: non lo facciamo. Limitiamoci a tirare avnati giorno per giorno, o nel caso specifico, mese per mese, ché non si sa mai quanto possiamo continuare. Verrà la parusia, come ladro di notte.
Parliamo per primo di Federico Guerri del suo L'inverno di Bucinella. Bucinella è una cittadina fittizia inventata dall'autore toscano (che ho avuto modo di conoscere tramite la gente di Minuti Contati e da lì incontrare di nuovo in varie altre occasioni) che è un po' l'archetipo di tutte le cittadine di provincia, con l'aggiunta di qualche tinta surreale. La cronaca di Bucinella è composta da centinaia di microstorie pubblicate da Guerri tra Facebook e Instagram, e questo volume le vede raccolte per la prima volta. Per la sua natura quindi L'inverno di Bucinella non ha una storia unitaria, è un racconto corale di ciò che può accadere (o no) in un posto del genere. Tra i personaggi ricorrenti e qualche accenno a un passato dimenticato si raccolgono però gli indizi di una profonda mitologia che ha i connotati della cosmogonia lovecraftiana. Mi è sembrato anche di notare diverse affinità tra le teorie del professor Nagai e quelle del mio Mose Astori di Dimenticami Trovami Sognami. Non sto accusando nessuno di plagio, figuriamoci, come d'altra parte Astori non accusava la Le Guin o P.K. Dick di plagio per aver sviluppato idee simili. D'altra parte, se la retcon esiste è normale che persone con sensibilità simili in diversi periodi della storia possano scorgerla. Al di là delle convergente cosmogoniche, L'inverno di Bucinella è un libro pieno di sense of wonder e umorismo leggero, quindi vale la pena dedicargli tutta l'attenzione che Jenny dei Pesci dedica ai gabbiani. Voto: 8/10
Passiamo poi a un sano vecchio young adult, incuranti dell'ossimoro in questa descrizione. Mai sentito parlare prima di Susan M. Wilson, e tutto sommato non credo che lo vorrò risentire in futuro. Ero curioso rigaurdo a Extinction - La prova, perché vabbè, è un libro coi dinosauri, e questo dovrebbe bastare a chiunque. Purtroppo, oltre a questo pregio inconfutabile non si trova molto altro. La storia è quella solita dell'average young adult distopico hungergamesiano: adolescenti di sesso opposto che competono in una gara per sopravvivere e guadagnarsi un vantaggio. In questo caso la competizione consiste nel recarsi in un continente abitato solo da dinosauri, per rubarne le uova attraverso le quali si spera di poter elaborare un'arma biologica capace di sterminare le bestie e liberare il posto per l'uomo sul nuovo continente, dato che il vecchio è ormai sovrappopolato e non produce abbastanza cibo ed energia per tutti. La storia prosegue su binari abbastanza rodati, anche se non arriva a compiere l'inevitabile coinvolgimento romantico dei due protagonisti, di cui si scorgono solo i primi indizi. Certo ci sono alla base delle falle logiche davvero difficili da digerire. Per primo: ma se questa missione è così importante per la sopravvivenza della civiltà, perché mandare allo sbaraglio una manica di ragazzetti senza equipaggiamento, invece di un team ben addestrato ed attrezzato? Non mi dilungo sulla rappresentazione dei dinosauri che è roba da Jurassic World, ovvero arrogantemente ignorante. In più c'è da dire che alcuni tratti della scrittura sono davvero fastidiosi, non saprei se si tratti in questo caso di un problema di traduzione. Roba come l'avverbio "virtualmente" ripetuto in maniera ossessiva (esce tre volte in due pagine), peraltro in frasi in cui non ha senso usarlo, del tipo "lo spazio è virtualmente esaurito": ma è esaurito o no, come può esserlo in modo solo virtuale!? Oppure l'espressione "con ogni atomo del suo corpo" che farà tanto Paulo Coelho ma dopo averla letta una volta anche basta. C'è da dire che la tensione è costruita bene e per quanto non importi davvero niente della sorte dei protagonisti, il modo in cui interagiscono è abbastanza realistico. Persino uno dei twist finali mi ha sorpreso. Non continuerò a leggere la saga, ma posso ipotizzare che a qualcuno potrebbe anche piacere. Solo, vi prego, non prendetela per educativa rispetto alla natura dei dinosauri, ok? Voto: 5.5/10
Si torna poi ai racconti un altro numero della rivista Il Buio, stavolta il 5 perché andare in ordine di uscita è troppo mainstream. Il primo racconto di Carrie Laben è una storia familiare con fantasmi ed emancipazione, un bel concentrato di significati stratificati che mi ha ricordato un po' il film Coco (ma non c'entra granché in effetti, è proprio una sensazione epidermica dovuta forse al fatto che l'ho visto di recente). C'è poi il racconto Las di Luca Franceschini che mi sento di descrivere solo come un Pinocchio weird postapocalittico, e poi uno di Shari Paul che ha per protagonsita una mummia, una figura classica dell'horror che forse meriterebbe più popolarità di quella che incontra oggi, vista l'estrema tragicità della sua condizione. Il racconto Sincronia di Fabrizio Di Filippo sarebbe davvero bello, se solo uno non avesse letto Storia della tua vita e/o La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo: purtroppo avendo letto e assimilato fin nelle vertebre queste due opere, il racconto mi è parso una versione annacquata e frettolosa degli stessi temi di base, potentissimi e sempre emozionanti, ma appunto trattati con ben maggiore potenza altrove. Voto: 7.5/10
Infine abbandoniamo la narrativa e passiamo a un saggio/manuale di Maria Konnikova, che dovrebbe aiutare a modificare i propri schemi di pensiero. Mastermind infatti illustra le caratteristiche della "scienza della deduzione" in cui era specializzato il personaggio di Sherlock Holmes, ma che è una disciplina tutt'altro che inventata. Partendo dalle storie di Conan Doyle e usandole come esmpio, Konnikova mostra quali sono le capacità di una mente sempre vigile e aperta, che tutti dovrebbero essere in grado di ottenere. La tesi è sicuramente interessante e gli argomenti convincenti, tuttavia quello che mi pare manchi a questo libro è una parte di applicazione pratica, un manuale di esercizi con i quali iniziare ad allenare la propria "mente Holmes", che invece mi sarei aspettato. Devo dire che non mi sembra di aver cambiato il mio modo di ragionare e osservare il mondo dopo averlo letto, ma forse sono io che sono troppo Watson inside. Magari ci tornerò tra qualche mese per capire se ho davvero assimilato le idee o ho solo pensato di averlo fatto.
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