Eccoci ai libri di agosto, quelli letti durante le "vacanze", e in effetti non sono pochi, anche se in verità alcuni sono piuttosto corti e quello più lungo me lo sono tirato dietro come lettura accessoria già da mesi. Iniziamo proprio da quest'ultimo.
Non è narrativa, e già questa è un'eccezione qui sopra. È Il libro degli essere a malapena immaginabili, un bestiario moderno di Caspar Henderson, che come detto dall'autore nell'introduzione, del bestiario classico ripete l'approcio, cioè quello di parlare di animali ma di agganciare a questi anche riflessioni sulla scienza, la filosofia, l'arte e tutto il resto. In questo senso questo volume è davvero come sfogliare un'enciclopedia aprendo pagine a caso, i temi trattati sono tanti e tanto vasti che si fatica a trovare un filo conduttore. Che in realtà c'è, è appunto quello degli animali, scelti in base ad alcune loro caratteritiche che li rendono per qualche ragione incredibili. Dalle spugne agli elefanti, dai quetzalocatlus ai polpi, dai tardigradi agli umani: c'è veramente di tutto, e se anche di queste creature non viene tracciato un profilo completo, gli argomenti tirati in causa da un capitolo all'altro bastano per sostenere conversazioni in società per i prossimi due secoli. Il libro è ricco, corposo e anche costoso, ma ne vale la pena. Mi azzerderei a dire, che è ottimo anche per chi degli animali in fondo non ha gran curiosità.
Passiamo a China Miéville e il suo romanzo breve pubblicato da Zona 42. L'uomo del censimento è una storia atipica, di un autore che le storei non le scrive se non sono atipiche. Si parla di un ragazzo, scappato di casa dopo un omicido, che racconta la sua storia, ma non la racconta adesso, la racconta in seguito, con la prospettiva degli anni e narra di un paese strano, difficile da riconoscere e associare a una nazione e un'epoca precisa. Per questa stessa ragione è difficile dire se si tratti di un romanzo di genere, perché la definizione di fantascienza, o weird, o slipstream o quel che vi pare si applica male in ogni caso. Non ci sono eventi sraordinario, niente mostri o alieni, miracoli o guerre, solo una serie di avvenimenti costantemente sul filo dell'uncanny, che creano una continua situazione di angoscia difficile da dissipare. C'è forse qualcosa da capire, ma forse molto altro no, e ho come l'impressione che lo stesso Miéville non sappia del tutto cosa ha scritto, che abbia davvero aperto uno squarcio su un mondo di cui è riuscito a cogliere appena uno spiraglio prima che gli scomparisse dalla vista. Come in altri casi di questo autore, onestamente non sono sicuro se lo consiglierei, perché è piuttosto ermetico, ma ho comunque provato una malsana forma di soddisfazione nel leggerlo. Voto: 7.5/10
Breve interludio per un altro manualetto, I teoremi di incompletezza, rapida guida ai Teoremi di Kurt Godel, che mi ero già rinfrescato tempo fa con la lettura di Godel, Escher, Bach di Hofstadter. Questo volume di Gabriele Lolli è molto più tecnico, ma definisce anche meglio il contesto storico e le reazioni immediate e successive alle teorie di Godel. Se mi seguite con tanto amore da almeno sei-sette anni forse potete subodorare la ragione di questa lettura. Ma forse no, quindi passate pure avanti.
Letto in effetti durante il mio rapidissimo soggiorno fuori casa, We are all completely fine e un romanzo di Daryl Gregory, autore che mi ero ripromesso di approfondire e quindi eccoci qui. La storia inizia da un gruppo di sosteno per persone che hanno subito un trauma, con la narrazione che ad ogni capitolo si sposta da uno all'altro. Quelli che all'inizio sembrano solo personaggi un po' eccentrici si rivelano poi parte di un mondo più complesso e un progetto ben definito: c'è un cacciatore di mostri, l'unico sopravvissuto di una setta di cannibali, un ragazzo capace di vedere strane entità che accompagnano le persone, una donna le cui ossa sono state incise da un folle suprevillain. Il romanzo si trasforma gradualmente in una storia weird, via via che si scopre che ognuno di loro è sì vittima di un trauma, ma sempre derivante dall'incontro con fenomeni poco ordinari. Il finale lascia aperta la possibilità di un sequel ma ad ora non mi risulta che ne esistano. In ogni caso, Gregory conferma la mia impressione di autore capace di mouversi a cavallo dei generi, con uno stile di scrittura moderno e una capacità di dare vita a personaggi e storie memorabili. Non per nulla lo avevo citato tra i possibili autori da consigliare a chi è digiuno di fantascienza. Voto: 8/10
E infine abbiamo il numero 86 di Robot, che è quello in cui ho fatto la mia comparsa per la prima volta. E sarà quella cosa delle mamme degli scarrafoni, ma a me questo è sembrato come uno di migliori numeri della rivista degli ultimi tempi. I racconti sono tutti di buon livello, dal vincitore del Premio Robot di Linda De Santi, in cui viene descritto il rapporto con una fatina e altre bestie mitologiche arrivate attraverso una frattura intorno al Monte Serra, alla breve ucronia di Lavie Tidhar in cui si immagina un filone di narrativa erotica nazi vs ebrei. Senza dubbio il racconto di Greg Egan sul surrogato artificiale di attore che rimane l'erede dopo la sua morte è il più impressionante, ma da Egan ci si poteva aspettare. Anche gli articoli sono di buona qualità, con un tentativo di tracciare un percorso tra la sf e il mainstream, una prospettiva sulle sex dolls, e il profilo di alcuni operatori storici della sf italiana scomparsi di recente. Voto: 8/10
io non sono uno degli autori coinvolti ma anche io ritengo che il numero 86 sia uno dei migliori "Robot" di questi ultimi anni.
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