Primo rapporto letture dell'anno! Siete eccitati? Chissà quali fantastiche avventure ci riserva questo 2019 partito sotto tutti i migliori auspici! Future is Bright.
Beh, mica tanto se leggi quel che ho letto io. Vediamo un po'.
Si inizia con Alessandro Forlani. Che se da una parte è una garanzia quanto a qualtà, dall'altra non è certo fonte di ottimismo. In realtà di T ho già parlato in abbondanza e in due parole lo si può inquadrare come "Ubik nell'epoca dei MMORPG". Ha poca utilità ripetere adesso quanto ho già approfondito nell'altro post, quindi vi rimando a quello, che è anche sostanzialmente spoiler free. Qui aggiungo soltanto un'ulteriore raccomandazione: Forlani è un autore dalla voce forte, non sempre facile da seguire ma che permette una soddisfazione notevole notevole se si riesce a sintonizzarsi sulle sue tematiche. Quindi se vi trovate un suo racconto davanti e comprensibilmente il vostro primo pensiero è "ma che è sta roba" non fatevi scoraggiare. Perseverate e sarete ricompensati. T si merita un bel voto 9/10, giusto perché immagino che il prossimo sarà anche meglio/peggio quindi devo tenermi da parte il punteggio pieno.
A novembre a Pisa sono stato a un panel tenuto da Chen Qiufan, autore cinese di fantascienza portato in tour in Italia da Francesco Verso in occasione della presentazione della raccolta L'eterno addio, composta da alcuni racconti già pubblicati in precedenza (come Buddhagram presente in Nebula) e altri inediti, tradotti per l'occasione. Qiufan (perché questo è il nome, l'ho imparato) è giovane, spiritoso e preparato, ed è stato molto interessante confrontarsi sulle diverse visioni della fantascienza che esistono in Cina e da noi (e per "noi" intendo in occidente, non Italia in particolare). Ciò per dire che ho affrontato l'antologia con un'idea già definita di cosa ci avrei trovato, e nonostante questo sono rimasto comunque sorpreso. I racconti di Chen si basano per lo più su un diffuso senso di straniamento, un divario che si apre tra la società nel suo complesso e i singoli individui che ne fanno parte. Questo disagio si declina in vari modi, ma porta in qualche modo i protagonisti a cercare una risposta diversa alle proprie domande, salvo poi (spesso) rendersi conto che anche quella risposta è già stata prevista, precotta e confezionata per metterla a loro disposizione. In questo il legame con Forlani qui sopra è insolitamente forte, ed è quasi un paradosso dato che sono quanto di più lontano si potrebbe immaginare in termini di genere, stile, obiettivi. I racconti di questa raccolta sono inquadrabili tutti come fantascienza ma non richiedono particolari nozioni per poter essere seguiti, solo una certa apertura e disposizione mentale, anche nei confronti di un diverso modo di narrare una storia. Insomma in Cina chi ha inventato lo showdontell non ha fatto molto successo. Voto: 8/10
Infine un autore che già conosco per alcune mirabili opere e che qui leggo per la prima volta in un genere diverso. Walter Tevis ha scritto L'uomo che cadde sulla Terra (da cui è stato tratto il film con David Bowie) e Mockingbird (conosciuto anche come Futuro in trance o Solo il mimo canta al limitare del bosco): entrambi capolavori riconosciuti della fantascienza. Ma con La regina degli scacchi si abbandona l'etichetta e si passa a un romanzo "mainstream": la storia di una ragazzina cresciuta in orfanotrofio che diventa campionessa di scacchi. Beth è una ragazza sfortunata: i suoi genitori muoiono in un'incidente, viene affidata a un'istituto femminile in cui sviluppa una dipendenza dai sonniferi e anche quando viene adottata finisce in una famiglia che forse non aveva davvero bisogno di una figlia da crescere. In tutto questo, scopre gli scacchi nel seminterrato dell'orfanotrofio e dopo le prime partite con il custode viene subito rivelato il suo talento, che la porta giovanissima a competere contro i campioni dello stato, della nazione, e poi del mondo intero. La sua abilità si scontra però con le sue pesanti carenze a livello affettivo, la sua incapacità di mostrare attaccamento o anche solo interesse per chiunque, oltre alla tendenza a sviluppare dipendenza da sostanze varie, dall'alcool agli ansiolitici. Il percorso di Beth è sicuramente descritto bene, ma ho avuto l'impressione che nella parte finale venga chiuso con troppa semplicità, come se da un momento all'altro lei si dicesse "bene, da ora in poi farò le cose come si deve" e puff!, ci riesce davvero. Non è così che si superano problemi di questo tipo e sono convinto che Tevis lo sappia bene, a giudicare le altre sue cose che ho letto. Quindi penso che avesse semplicemente perso interesse in questa storia, arrivato al climax del percorso scacchistico della ragazza. Simpatico il fatto che mi sia trovato a leggere questo libro con le sue occasionali descrizioni delle partite di scacchi proprio mentre stavo scrivendo Scrabble, quindi in un certo senso è stato propedeutico vedere come un autore del genere affrontava le descrizioni del gioco. Voto: 7/10