Coppi Night 27/01/2019 - Day of the Dead: Bloodline

In passato nei commenti ai film visti durante le Coppi Night ho avuto varie occasioni di esprimere apprezzamento per produzoni spagnole: Mientras Duermes, Los Ultimos Dias, El Bar, Cella 211. Con mia sorpresa mi sono sembrati tutti film di buon livello, quindi pur avendo una certa diffidenza di base nei confronti dei filmdi zombie (soprattutto quando non fanno nemmeno lo sforzo di trovarsi un titolo originale), ho pensato che questo potesse avere una sua ragione d'essere.

E invece no.

Questo Day of the Dead, che qualcuno ha pure spacciato come un remake dell'omonimo film di Romero (non mi è chiaro in base a quale criterio, a parte appunto il titolo) inanella uno dopo l'altro tutti i cliché del film horror di serie Z. Dal motore che non parte all'idiota che rimane indietro senza avvertire e mette in pericolo il gruppo, dalla bambina malata che scappa senza ragione al mostro ubiquo. Non c'è nessuna traccia di originalità, di passione, di voglia di mostrare qualcosa di nuovo. L'unica variazione sul tema visto e rivisto fino alla nausea cosmica è lo zombie che oltre a essere morto vivente è anche uno stalker violentatore che mette la sua voglia di carne umana al secondo posto dietro la sua voglia di scopare. Ho sperato e pregato che quando questo punto emerge potesse condurre a una svolta, qualcosa del tipo "se sei abbastanza ossessionato puoi invertire la zombificazione", ma no, niente del genere. Era soltanto un modo per rendere il nemico ancora più disgustoso e pericoloso, o almeno questo voleva essere nelle intenzioni di chi ha fatto il film. Affermare che ci siano riusciti è un'altra cosa.

La sciatteria si rileva in tanti dettagli, alcuni tutt'altro che marginali. In genere in un film di zombie ci si aspetta che venga offerta una minima spiegazione di come il contagio si origina e diffonde, qui invece manco quello. Dal primo infetto nel giro di quatto ore siamo già al livello apocalisse, e poi boom, flashforward cinque anni dopo. E la cosa assurda è che i sopravvissuti tutto sommato se la passano alla grande: hanno il loro villaggio fortificato, sorvegliato da militari con armi cariche, mezzi di trasporto e benzina, bambini che nascono, e una mensa che distribuisce pasti caldi ogni giorno e mannaggialamorte fanno pure jogging intorno al bunker! Roba che quelli di The Walking Dead ci metterebbero la firma subito. Ma invece vogliono farci credere che si trovano in difficoltà, nonostante siano sopravvissuti a una cazzo di apocalisse zombie.

A tutto questo si aggiunge la classica protagonista a cui auguri di mangiare una noce e scoprire solo in quel momento di essere allergica e schiantare di shock anafilattico così, de botto, senza pathos e senza dignità. Bella, intelligente, salda di principi: perfetta. Ha sempre ragione, anche quando è lei a fare le cazzate immense che portano alla morte prima di una, poi due, poi decine e centinaia di persone. Ma lei è nel giusto. Anche se si fa le sue corsette a venti centimetri dalla recinzione che li separa dagli zombie e forse sarebbe il caso di non provocarli: no, lei sa meglio di tutti cosa è giusto fare. E chiaramente si farà una schiera di morti intorno prima di abbassare la testa e ammettere che ha sbagliato. Cosa che infatti non farà, ma i morti li provoca comunque. L'importante è che si salvi la bambina anche se i suoi genitori sono esplosi e hanno tentato di sbranarla, no?

Insomma una schifezza immensa. Sotto tutti i punti di vista, non ci sono nemmeno doti tecniche a redimere il porcaio generale. L'archetipo per cui tutti i film di zombie ormai sono da tenere a distanza, con buona pace di chi ci prova davvero a fare qualcosa di buono.

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