Considerando che ho passato la prima metà del mese in giro per siti Maya, penso che due letture totalizzate siano un buon risultato. Una delle due è peraltro un libro che mi ero promesso di iniziare da diversi anni.
Sto parlando de La bussola d'oro, o come da titolo originale Northern Lights, il primo libro della trilogia His Dark Materials di Philip Pullman. Avevo sentito consigliare questo libro spesso, come esempio virtuoso di young adult scritto quando ancora questo termine non esisteva, e che unisce alla classica storia di formazione temi profondi sull'autoderminazione e il potere della religione. Non avendo nemmeno visto il film mi sono approcciato senza nessuna aspettativa, e sono rimasto prima di tutto folgorato dalla ricchezza dell'ambientazione. Il mondo alternativo in cui si svolge la storia, chiaramente una Terra che non è la nostra Terra, è carico di particolari interessanti: la tecnoogia, le materie di studio, gli orsi corazzati, le streghe, e soprattutto i daemon. Quello del compagno animale legato alla propria anima, una sorta di totem vivente mutaforma, è una delle idee più formidabili che mi sia capitato di leggere ultimamente. Mentre scrivo questo commento ho da poco finito di leggere anche il secondo volume della raccolta, quindi so già molto più sull'arco narrativo completo di quando ho finito Northern Lights, tuttavia posso dire che il viaggio di Lyra mi ha catturato e trascinato, anche se non sono riuscito a entrare in completa sintonia con la giovane protagonista. Per quanto determinata e brillante, in molti casi mi è sembrata motivata solo dal suo capriccio, o forse dalla profezia che si porta addosso. Questo però non toglie niente alla bellezza del percorso, mi sono trovato letteralmente attaccato alle pagine per scoprire di più su quel mondo e sapere come finisce. E qui arriva il secondo problema, perché Northern Lights non finisce, quindi è difficile da valutare per sé. Al netto quindi di quanto so già dal secondo libro, devo comunque limitarmi a un voto 7/10 per la piacevolezza di un viaggio di cui ancora non so la destinazione.
Come defaticamento prima di passare a The Subtle Knife, ho scelto uno degli ultimi titoli di Future Fiction, nello specifico il piiù recente autore italiano pubblicato... me escluso. Nicoletta Vallorani è un'autrice d'esperienza, che si è occupata di generi diversi e in Il catalogo delle vergini affronta in tre racconti diversi un tema comune, quello dello sfruttamento, in particolare delle donne e del loro corpo. Le tre storie sono indipendenti tra loro, ma si capisce che si svolgono nello stesso futuro vicino e difficilmente definibile distopico, nel senso che oggi ci sono già tutti gli indizi che potrebbero portarci a un futuro del genere, senza bisogno di catastrofi, guerre o dittatori. Donne senza identità, senza vita, o alle quali tutto ciò viene sottratto, e che trovano riscatto solo combattendo con gli stessi mezzi che dovrebbero renderle schiave. Se c'è un appunto che posso fare è che alcune parti sono fin troppo raccontate, quasi come la narrazione introduttiva di un film, e si fatica a capire quello che sta accadendo ora all'interno della toria. La qualità e drammaticità della scrittura compensa comunque questi momenti di azione sospesa, e la lettura rimane quindi densa di suggestioni. Voto: 7/10
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