Il paradosso della meritocrazia

Scrivo questo post il pomeriggio del primo maggio, giorno festivo che almeno da quando sono nato è dedicato ai lavoratori, che in questa occasione sarebbero dispensati dalle loro incombenze (salvo magari lavorare il doppio il giorno prima o quello successivo). Per questo mi aggancio idealmente alla "festa" per illustrare un'interessante teoria che forse nell'ambito lavorativo si applica in modo più evidente. Non si tratta di una mia idea, ma non posso citare la fonte perché francamente non ricordo dove l'ho letta/sentita (e una rapida googlata non mi ha fornito appigli certi)*.

Il "paradosso della meritocrazia" è piuttosto semplice da illustrare. Si può fare un esempio moltro semplice, pensando a un ipotetico percorso gerarchico di mansioni tra loro collegate, che può essere scalato partendo dalla mansione più umile e guadagnandosi la strada verso i vertici. Per capirsi, avete mai giocato a The Sims, in cui partivate come musicisti di strada alla stazione e dopo nove promozioni eravate una rockstar? Bene, si può pensare che questo sistema di promozione sia valido in qualsiasi professione. Il neo-assunto parte nella posizione A, lavora un certo tempo, e, come ricompensa della sua eccellente prestazione, viene promosso alla posizione B. Anche qui il suo ottimo rendimento viene notato, e passa alla C. Poi alla D, e così via. Questa ipotetica scalata si interrompe solo quando il lavoratore si trova a compiere una mansione in cui non si rivela abbastanza abile. Ed è proprio questo il paradosso: in una meritocrazia "pura", nella quale la buona prestazione viene premiata con il passagio di livello, ogni persona continua ad avanzare nella scala gerarchica finché non si trova a lavorare male. Questo concetto, applicato a tutti i lavoratori in tutte le posizioni disponibili, fa sì che l'intero sistema si ritrovi occupato da lavoratori che sono di fatto scarsi nell'eseguire la loro mansione.

Ecco quindi che anche un metodo apparentemente virtuoso come la meritocrazia porta a un complessivo deterioramento del sistema. Chi è bravo a svolgere il proprio lavoro è "destinato" a non poterlo svolgere, mentre solo chi svolge male (o almeno, mediocramente) una mansione la conserva. Si può poi estendere questa tendenza oltre l'ambito strettamente lavorativo, a tutti quegli ambienti in cui esiste una possibilità di avanzamento di grado. Per cui anche nella ricerca, nell'amministrazione, la politica, l'istruzione eccetera. Insomma, in pratica in tutte le attività dalle quali dipende la formazione della società nel suo insieme.

Naturalmente, l'esempio fatto è estremamente semplificato, e non tiene conto di molti altri fattori che entrano in gioco in casi del genere. La materia è estremamente complessa, e già rappresentare una scala gerarchica composta di gradini successivi può rivelarsi inaccurato. Tuttavia, questo ragionamento si rivela molto utile per comprendere come anche nel sistema più efficiente ed "equo" possibile, si nascondono delle insidie.

Per cui, non lamentatevi se il vostro collega tanto ottuso quanto raccomandato viene promosso a vostro caporeparto; non contestate se il preside della scuola dove mandate vostro figlio è il professore idiota che vi ha portato a odiare la matematica; non bruciate la vostra scheda elettorale se viene eletto sindaco lo scemo del villaggio. L'inefficienza, il nonnismo, la corruzione: sono tutte preziose forze che lavorano per contrastare la terribile prospettiva di un mondo meritocratico.


*edit al post originale: qui sotto nei commenti è stato precisato che la fonte di questa teoria è il libro "La Legge di Murphy", al quale si devono anche alcune notevoli bustine di zucchero

2 commenti:

  1. Ciao Piscu.

    La fonte è la legge di Murphy.

    In particolare, il principio di Peter:

    "In una gerarchia ogni membro tende a raggiungere il proprio livello d'incompetenza.

    Corollari:
    Col tempo, ogni posizione tende ad essere occupata da un membro che è incompetente a svolgere quel lavoro.
    Il lavoro viene svolto da quei membri che non hanno ancora raggiunto il proprio livello d'incompetenza."

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  2. grazie per la precisazione, aggiungerò una nota al post originale. ho letto il libretto anni e anni fa, probabilmente mi era rimasta in mente ma non riuscivo a ricollegarla.

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