Coppi Club 08/03/2015 - L'arrivo di Wang

Parliamo di fantascienza italiana. Questo già potrebbe sembrare una contraddizione in termini per qualcuno. Eppure abbiamo già dimostrato che qualcosa esiste, al di là di questo apparente ossimoro: basta leggere il mio ultimo rapporto letture. Però aspetta: non stiamo parlando di libri, ma di film! Cioè, fantascienza italiana cinematografica? Nah, non esiste...

In effetti ci sono alcune straordinarie eccezioni a questa regola. Se escludiamo alcuni coraggiosi sceneggiati RAI degli anni 70, un esempio più recente può essere Nirvana di Salvatores, e poi non ne saprei citare altre. Ecco perché questo film mi ha incuriosito da subito: una storia su un contatto alieno scritta e diretta dai Manetti Bros, che io non conosco personalmente perché non frequento la fiction italiana, ma di cui ho sentito parlare non male. E allora proviamoci, vuoi vedere che...?

L'arrivo di Wang ha per protagonista una giovane traduttrice cinese, convocata per un lavoro insolito da parte di un'organizzazione non ben identificata. La ragzza dovrà fare da interprete tra Ennio Fantastichini e questo signor Wang, di cui inizialmente non vediamo il volto, ma in seguito ci viene mostrato come un extraterrestre, qualcosa di simile a un Grigio, ma con una cresta sulla testa e arti tentacolati. Wang è venuto sulla Terra in avanscoperta con l'obiettivo di stabilire un primo contatto e avviare uno scambio culturale con l'Umanità, e ha deciso di stabilirsi a Roma, scivolando però sulla scelta della lingua da imparare per parlare coi terrestri, basandosi semplicemente su quella più parlata nel mondo (il mandarino, appunto). Due terzi buoni del film seguono l'interrogatorio di Wang mediato dall'interprete, che cerca di mostrarsi empatica al contrario dell'intransigente e aggressivo agente dei servizi segreti.

E ora per completare la recensione bisogna che vada nello spoiler, quindi se volete vedere il film saltate questo paragrafo e passato al successivo, con le ultime note tecniche. Nell'ultima parte del film la protagonista decide di chiedere aiuto, in quanto l'alieno oltre al duro interrogatorio è stato sottoposto a tortura nonostante mantenesse le sue risposte "pacifiche". Si aggira quindi di nascosto nella base segreta fino a quando iniziano a suonare allarmi generali e l'edificio si svuota di tutto il personale, e rimangono solo lei e Wang. A questo punto decide di liberarlo e portarlo fuori, e allora si scopre che in effetti la specie extraterrestre ha iniziato ad attaccare la Terra, e lo stesso Wang sta pilotando un marchingegno da lui messo insieme nelle settimane in cui si è nascosto a Roma. "Sei proprio una cretina", è la sua ultima frase, sempre in cinese, rivolto alla protagonista. E certo, cretina lo appare davvero, per aver creduto tutto il tempo che Wang fosse davvero innocente e i cattivi erano gli umani. Il problema è che, oltre a lei, anche tutto il pubblico ci ha creduto. Quindi se da una parte abbiamo un discreto twist, dall'altra ci si sente anche presi in giro, perché per tutto il tempo abbiamo investito la nostra empatia nei confronti di Wang, che si è sempre mostrato comprensivo, pacato e ragionevole nonostante le angherie subite. Peraltro, non è nemmeno molto coerente il fatto che l'alieno stesse portando avanti il suo piano diversivo per tutto il tempo, perché fin da subito mostra un atteggiamento diverso nei confronti degli agenti e della protagonista: se il suo obiettivo finale era quello di ottenere il telecomando per azionare il marchingegno che spiana la strada all'invasione dei suoi simili, perché andare avanti con la pantomima del visitatore pacifico interessato allo scambio culturale? Avrebbe potuto ottenere il suo obiettivo con un meccanismo molto più semplice, del tipo: "Quell'aggeggio è un traduttore universale, se me lo fate usare un attimo riesco a parlare italiano" e poi ZAC!, gli umani sono fregati, il tutto senza dover quasi morire di sete e subire l'elettroshock. Inoltre, tutto il piano di Wang si basa sul fatto che sta creando un legame empatico con la traduttrice, ma non può in alcun modo sapere che poi lei avrà l'occasione di liberarlo, anzi, sarebbe ragionevole suppore che sia l'ultima persona in grado di aiutarlo in quella base, avrebbe dovuto piuttosto arruffianarsi col capo dei servizi segreti o una delle guardie. Insomma, questo aspetto della trama non è stato gestito in modo efficace, e di fatto finisce per vanificare gli sforzi di un film che poteva in un certo modo essere interessante. Credo che i Manetti abbiano voluto mostrarsi per forza "cattivi" con un twist nella direzione meno prevedibile, ma piuttosto anche meno coerente. Classico esempio di presa per il culo dello spettatore, non si fa.

Fine spoiler, passiamo all'aspetto tecnico. Il film ha l'aspetto di un thriller, la regia, la musica, la fotografia, sono tutte tipiche del film d'azinoe, anzi, diciamo pure della fiction poliziesca. Probabilmente si tratta soltanto di una deformazione professionale dei registi che si muovono di solito in questo ambito, ma il risultato non è sgradevole. Purtroppo ci sono altri dettagli che fanno scendere il livello. Gli effetti speciali sono al limite del ridicolo, sia per quanto riguarda l'alieno (che è stato filmato con un attore in motion capture) che le scene finali in cui vediamo le astronavi. Ma come mai un grafico 3D da solo riesce a creare dei modelli quasi perfetti per cortometraggi che carica su youtube, e quando poi invece si fa un film "vero" si cade su queste cose? Infine la recitazione ragguinge dei livelli davvero bassi, non dico amatoriali ma quasi, in certi casi con un'impostazione fin troppo teatrale. Insomma, di nuovo, la recitazione da fiction, roba alla Occhi del cuore.

Questi aspetti negativi finiscono per squalificare un film che avrebbe potuto essere un'occasione quasi inedita nel panorama cinematografico italiano. Purtroppo finché il modello rimane quello degli sceneggiati televisivi credo che non si potrà ottenere niente di meglio. Si può apprezzare il tentativo, ma non il risultato.

7 commenti:

  1. Buona la parte d'azione/thriller, finale tesissimo che però si risolve in quell'ultimo twist che anche per me non ha suscitato l'effetto desiderato, forse per i motivi che hai delineato. Gli effetti sono ridicoli, ma l'impressione è che sia tutto il finale a essere affrettato. Ho apprezzato invece gli attori.

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    1. Ah, dimenticavo... Se ti capita e non disdegni il genere, recupera qualche puntata della serie dell'ispettore Coliandro. Non è il solito poliziotto all'italiana.

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    2. infatti, me ne hanno parlato in questi termini. ora in effetti non è che anche il poliziesco in sé mi attiri molto, però appunto so che i Manetti riescono a fare anche qualcosa di diverso, per quello avevo buone aspettative per questo film.

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  2. TI segnalo TRUE LOVE, di Enrico Clerico Nasino. Un esempio di film sci-fi italiano, con un discreto successo: http://www.panorama.it/cinema/true-love-fantascienza-italiana-hollywood/

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    1. ciao, ti ringrazio per il consiglio, e in effetti è un film che ho già visto e apprezzato, pur con qualche riserva: http://unknowntomillions.blogspot.it/2013/10/coppi-nigth-20102013-true-love.html

      a quel che mi risulta è una co-produzione italo-americana, gli stessi attori sono americani e forse questo può comportare qualche differenza.

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  3. Si certo, può essere un ibrido, ma è stato comunque pensato e sceneggiato, oltre che diretto, na italici cittadini :)
    Ma mi interessava aggiungerlo alle tue considerazione come una possibilie strada da percorrere.

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    1. sì, non ho fatto il collegamento immediato, comunque è sicuramente un esempio virtuoso.

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