I film "d'azione" non sono esattamente il genere che mi entusiasma di più, in parte perché come per quanto succede con l'horror in buona parte dei casi mi ritrovo di fronte cose del tutto prevedibili. Certo ci sono le eccezioni, e di solito le strade percorribili per ottenere qualcosa di buono sono due: o si costruisce una storia ben strutturata ed appassionante, o si punta tutto sull'esagerazione. Quest'ultima è la strategia scelta ultimamente da buona parte del cinema contemporaneo, ed è grazie a questa tendenza che abbiamo visto cose come I mercenari, A-Team, Crank, tutti gli ultimi Die Hard. La serie di Io vi troverò (come è stata tradotta in Italia) è iniziata qualche anno fa col primo film in cui Liam Neeson deve provvedere a recuperare la figlia (la Shannon di Lost) rapita durante una vacanza in Europa. Nel secondo capitolo, è la stessa figlia, di nuovo rapita, a dover trovare da sola la strada. Stavolta, ad essere taken è la moglie del protagonista (la Fenice dei primi X-Men), che però non viene solo rapita ma anche uccisa, in modo da incolpare lo stesso Neeson.
E qui sta la prima stortura del film: la storia di Taken, come da titolo, verte sul fatto che qualcuno sia stato rapito e debba trovare il modo di liberarsi. In questo caso però si parla di qualcosa di completamente diverso: è una specie di Fuggitivo, accusato ingiustamente di un crimine che deve da una parte scappare dalle forze dell'ordine che cercano di arrestarlo, dall'altra cercare di dimostrare la sua innocenza smascherando i veri colpevoli. Forse dopo film gli autori non avevano più idea di come far funzionare un'altra storia dello stesso tipo, e allora hanno spolverato una sceneggiatura già pronta dicendo durante il briefing iniziale "Ehi, lo sai che potrebbe venire a vedere questo film? Quelli che finora sono andati a vedere Liam Neeson!" Ecco quindi che, come avviene ad esempio con The Hangover 3, la smania di voler portare avanti un franchise che funziona finisce per snaturarlo.
Di come la trama si svolge, e di quanto tutto sarebbe stato più facile se Liam invece di prendere a cazzotti i primi due agenti intervenuti sul posto avesse detto "Aspettate, non sono stato io, e posso dimostrarlo" non voglio parlare. Mi limito a segnalare come anche questa sia una di quelle trame che basa il suo funzionamento su una serie pressoché interminabile di coincidenze in alcun modo prevedibili dalle parti in gioco e sottolineo l'inutilità del twist finale in cui si scopre chi è il vero cattivo (ché la mafia russa con le stelle tatuate sulle mani ormai non è più in voga). Ci sarebbe anche da riflettere attentamente sulla fisica di certe scene. Nel senso, nell'universo narrativo di un film può darsi che non tutto funzioni come siamo abituati, anche se vorrebbero farci credere che la storia si svolge "nel nostro mondo", ma la coerenza sarebbe importante: non puoi far esplodere un'auto dopo che è scivolata giù da una scarpata o il canale di un ascensore, e poi far rimanere intatto un aereo (e illesi i suoi passeggeri) intercettato in fase di volo.
La cosa confortante è la morale che si ricava dal film, secondo cui il diritto penale ha una componente karmica spesso sottovalutata: non importa se resistete all'arresto, malmenate gli agenti, provocate incidenti, distruggete proprietà privata e uccidete decine di persone: se quelli che ammazzate sono mafiosi russi, allora l'ispettore vi congederà con una stretta di mano e i complimenti.
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