Mio malgrado ho una certa cultura delle commedie erototrash che sono state la massima espressione del cinema italiano negli anni 70-80. Tutte le volte che all'interno del Coppi Club vince un film del genere mi dico "dai, fuori uno, non ne rimarrà molti altri..." e invece tre settimane dopo ci risiamo, e io muoio un po' dentro. Che poi, non che io sia contrario in assoluto al trash e al demenziale, anzi, ci sono alcuni film di cui posso ritenermi nel complesso soddisfatto. In altri casi però la visione è una tortura, e questo è stato uno dei peggiori. Proverò a spiegare in tutta calma perché, anche se non garantisco che a metà post inizierò a battere la tastiera nel muro.
Nei film "di Celentano", lui è il protagonista che ricopre ogni volta un ruolo diverso, interpretando personaggi piuttosto schematici che però hanno un loro senso in questo tipo di storie. Tipicamente il protagonista vive in un mondo suo, poi conosce una donna, ne rimane sconvolto, la rincorre, alla fine la conquista, e viva tutti. Il tutto inframezzato da gag varie, che in certi casi non sono nemmeno male, se non fosse che vista una viste tutte. Il problema con Asso è che il film prende presto una direzione del tutto imprevista, ma non imprevista nel senso buono, di originale e intrigante, bensì imprevista nel senso cattivo, cioè casuale e incoerente. Succede infatti che dopo forse venti minuti di film, Asso, formidabile giocatore d'azzardo, viene ucciso. Poi lo si vede rientrare a casa, da una Edwige Fenech insolitamente pudica (si riesce a scorgere solo un capezzolo in tutto il film), e allora si pensa "ah, vabbè, non era morto davvero, era un bluff pure quello!" E invece no: è morto morto, e quello che è tornato a casa è un fantasma. Da quel momento in poi del fatto che Asso fosse il migliore giocatore di poker del mondo non ci interessa più, perché è morto e la sua unica preoccupazione è trovare un nuovo marito che possa mantenere la mogliettina, sia mai che le venga in mente di lavorare (di fatti ostacola il suo provino per entrare nel corpo di ballo di un teatro). Ma le femministe nel 1981 erano già estinte?
Si potrebbe anche stare ad analizzare la completa illogicità delle doti "soprannaturali" di Asso, perché una volta è invisibile, poco dopo i mortali vedono i suoi vestiti librarsi nell'aria, prima ha difficoltà a passare attraverso una porta chiusa, poi si teletrasporta da una parte all'altra, a volte viene percepito e udito dai viventi, altre urla e nessuno lo sente. Ma tutto questo non è niente in confronto al fatto che di "Asso" non vediamo nulla, perché la sua avventura ultraterrena non ha niente a che vedere con il gioco d'azzardo, e se fosse stato un idraulico non sarebbe cambiato molto. E la linea di difesa "vabbè, almeno fa ridere" non regge, perché, santiddio, no, non fa ridere. È prima di ogni altra cosa noioso (tant'è che mi sono addormentato proprio durante la fase cruciale, quindi non so alla fine con chi si è risposata la Fenech).
Nove anni dopo in milioni avrebbero pianto vedendo Patrick Swayze e Demi Moore in Ghost, e forse Asso si può considerare il suo padre ideale, visto che alcuni risvolti della trama sono simili: il fantasma che può essere visto solo da qualcuno, l'impegno a mettere al sicuro la moglie, la vendetta nei confronti dell'assassino; e soprattutto che anche qui si piange tanto. Di frustrazione.
Nei film "di Celentano", lui è il protagonista che ricopre ogni volta un ruolo diverso, interpretando personaggi piuttosto schematici che però hanno un loro senso in questo tipo di storie. Tipicamente il protagonista vive in un mondo suo, poi conosce una donna, ne rimane sconvolto, la rincorre, alla fine la conquista, e viva tutti. Il tutto inframezzato da gag varie, che in certi casi non sono nemmeno male, se non fosse che vista una viste tutte. Il problema con Asso è che il film prende presto una direzione del tutto imprevista, ma non imprevista nel senso buono, di originale e intrigante, bensì imprevista nel senso cattivo, cioè casuale e incoerente. Succede infatti che dopo forse venti minuti di film, Asso, formidabile giocatore d'azzardo, viene ucciso. Poi lo si vede rientrare a casa, da una Edwige Fenech insolitamente pudica (si riesce a scorgere solo un capezzolo in tutto il film), e allora si pensa "ah, vabbè, non era morto davvero, era un bluff pure quello!" E invece no: è morto morto, e quello che è tornato a casa è un fantasma. Da quel momento in poi del fatto che Asso fosse il migliore giocatore di poker del mondo non ci interessa più, perché è morto e la sua unica preoccupazione è trovare un nuovo marito che possa mantenere la mogliettina, sia mai che le venga in mente di lavorare (di fatti ostacola il suo provino per entrare nel corpo di ballo di un teatro). Ma le femministe nel 1981 erano già estinte?
Si potrebbe anche stare ad analizzare la completa illogicità delle doti "soprannaturali" di Asso, perché una volta è invisibile, poco dopo i mortali vedono i suoi vestiti librarsi nell'aria, prima ha difficoltà a passare attraverso una porta chiusa, poi si teletrasporta da una parte all'altra, a volte viene percepito e udito dai viventi, altre urla e nessuno lo sente. Ma tutto questo non è niente in confronto al fatto che di "Asso" non vediamo nulla, perché la sua avventura ultraterrena non ha niente a che vedere con il gioco d'azzardo, e se fosse stato un idraulico non sarebbe cambiato molto. E la linea di difesa "vabbè, almeno fa ridere" non regge, perché, santiddio, no, non fa ridere. È prima di ogni altra cosa noioso (tant'è che mi sono addormentato proprio durante la fase cruciale, quindi non so alla fine con chi si è risposata la Fenech).
Nove anni dopo in milioni avrebbero pianto vedendo Patrick Swayze e Demi Moore in Ghost, e forse Asso si può considerare il suo padre ideale, visto che alcuni risvolti della trama sono simili: il fantasma che può essere visto solo da qualcuno, l'impegno a mettere al sicuro la moglie, la vendetta nei confronti dell'assassino; e soprattutto che anche qui si piange tanto. Di frustrazione.
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