Il mese scorso il rapporto letture è stato piuttosto scarno perché avevo un unico libro di cui parlare (fortunatamente la discussione si è animata nei commenti), e per il mese di agosto a malincuore devo replicare la prestazione scadente per di più di nuovo con un'antologia di racconti di fantascienza italiani. In realtà, come ormai vado raccontando da tempo, ho letto anche altro nel frattempo (tra cui un libro abbastanza corpo iniziato a metà mese ma finito a settembre) però non mi metto a riferire qui di manuali e altre letture tecniche di scarsa attinenza con i fini del blog.
Il libro di cui parliamo è
Prisma vol. 2, seconda antologia/rivista pubblicata da Moscabianca, con l'obiettivo di proporre una selezione di "nuove voci" della fantascienza italiana. Questo volume è uscito durante il lockdown e l'ho acquisito di recente, ed ero abbastanza curioso di vedere cosa conteneva quindi gli ho fatto saltare la fila. Il
volume 1 conteneva un paio di ottimi racconti e una qualità media discreta, anche se alcune idee non proprio originali, quindi le premesse sono buone. Visto che appunto ho un solo libro di cui parlare, cerco di farlo per bene e dedicherò qualche riga di commento a ogni racconto, proprio come avevo fatto il mese scorso.
La raccolta è aperta da Veronica De Simone con il racconto Fanghiglia, una storia insolita che in pratica sono gli Hunger Games ambientati nell'inferno dantesco. Il protagonista è un Dante in versione gladiatore cibernetico che deve affrontare altri avversari nell'arena sotto lo sguardo del pubblico e degli sponsor. L'incontro con Beatrice però lo porta a farsi domande più profonde sulla situazione. Il mix di generi e situazioni riesce a catturare l'attenzione, ma credo che se si fosse concentrato meno sui combattimenti e di più sul tema più profondo ne sarebbe uscito qualcosa di più incisivo. Ctrl+Z di Stefano Spataro prende un tema affrontato in molti romanzi/film/videogiochi: la possibilità di annullare le proprie azioni e tornare a un punto precedente della propria vita (vedi ad esempio Meanwhile, il series finale di Futurama, oppure L'episodio della vasca di acido di Rick&Morty o anche Braid). Lo svolgimento della storia è abbastanza buona e arriva efficacemente al momento di crisi finale, ma la soluzione sembra un po' improvvisa, nel senso che non sembra essere stata preparata adeguatamente come se si volesse puntare più sull'effetto sorpresa. Di Linda De Santi ho letto varie cose e in genere sono buone, il suo La risposta della bestia parte da una premessa abbastanza classica, la società postapocalittica regredita a livello tribale che venera gli artefatti tecnologici, in questo caso gigantechi mecha. La protagonista riesce a scoprire la vera natura della divinità e dovrà quindi scontrarsi con le credenze del suo villaggio, già minacciato da altri pericoli. Mi ha ricordato qualche episodio del Doctor Who classico (forse The Face of Evil, ma non ci giurerei, ne ho visti troppi per ricordarmeli tutti). Poi arriviamo al racconto di Axa Lydia Vallotto, autrice che non conoscevo ma che ho scoperto essere arrivata in finale anche Premio Urania Short. Ora, so che non è educato prendere posizioni così nette, ma devo ammettere che se anche ci sono dei racconti di buonissimo livello in questa raccolta, Conta fino a tre se li magna tutti. Credo siano anni che un racconto (e non sto dicendo "un racconto italiano di fantascienza") non mi colpiva così. Che poi tutto sommato non è una storia così complicata: il protagonista è un viandante solitario in un mondo postapocalittico, in cerca della sorella rapita anni prima dalle bande di razziatori. Seguiamo le ultime tappe del suo viaggio quando finalmente ha individuato dove si trova la sorella, intervallato da alcuni flashback dell'infanzia insieme a lei. Mi ha riportato un po' alle atmosfere dei primi volumi della Torre Nera di King, con il pistolero che vaga nel deserto all'inseguimento di qualcuno che gli darà risposte che lui sa già ma non vuole sentire. Un racconto vivo, crudo ma caldo, che ti porta davvero a vivere con il protagonista. Un finale che è una coltellata nelle costole. Segnatevi il nome, sta ragazza è da tenere d'occhio. Passiamo ad Antonino Fiore con Pellegrino Nove: qui devo dire che ho trovato il racconto un po' confuso e forse sovradimensionato. In un certo senso la storia è un tentativo di sovvertire le leggi della robotica di Asimov, e in questo riesce a essere efficace, ma la trama mi è sembrata ingiustificatamente complicata, con questi nove robot ognuno dei quali incarna una "qualità" separata dell'individuo completo, a cui gli umani danno la caccia all'interno (anche qui) di una sorta di reality. Diversi elementi accavallati che secondo me portano fuori strada rispetto a quello che dovrebbe essere il nucleo della storia. Mala Spina la conosco già, anche se in genere scrive fantasy ad ambientazione più o meno storica. In Malena ha trovato il modo di scrivere una storia delle sue in un'ambientazione borderline, perché si tratta di una space opera steampunk in cui le potenze europee hanno colonizzato il sistema solare. Pirati, gendarmi, spie, figli illegittimi dei sovrani che possono sconvolgere l'equilibrio dei pianeti: ingredienti amalgamati bene in un racconto avventuroso senza troppe pretese che raggiunge il suo obiettivo. La leggenda di Macmet di Boscoruggine mi aveva scoraggiato dal titolo perché dava l'idea di quelle cose fantasy-ish che sono le traduzioni delle campange D&D, invece è un racconto ben scritto (L.K. Peka era anche nel primo Prisma), anche questo ambientato in un mondo postapocalittico che ha perso la memoria della tecnologia. Qui il protagonista cerca di ripopolare il mondo con le piante quasi estinte, in una forma combinata pianta-macchina. Anche questa è sostanzialmente un'avvenutra, avvalorata soprattutto dal prologo ed epilogo che ne mostrano le conseguenze a lungo termine. Slittamento è un racconto che inizia con un WTF!? assoluto che mi aveva subito agganciato. Lo straniamento continua per una buona metà, grazie anche allo stile secco e incisivo, in seconda persona. A un certo punto però Guido Bertorelli si è reso conto che doveva fare un infodump di quelli maestosi e la storia viene un po' schiacciata da questa zavorra. Il climax comunque è buono, c'è però un ultimo capitolo di epilogo che onestamente mi è sembrato del tutto superfluo e anzi toglie quasi valore alla storia precedente, anche perché fa affidamento su uno dei cliché fastidiosi per un lettore. Quello che gli uomini lasciano indietro comincia con una premessa interessante, un team di ricercatori che deve esplorare un pianeta e per farlo si affida alle storie che da quel mondo sono state estrapolate. Il protagonista è il figlio di uno di questi ricercatori morto proprio nel tentativo di esplorare un tempio al cui interno dovrebbe trovarsi qualcosa di determinante. L'autrice Diletta Crudeli costruisce molto bene questo personaggio incastrato nel conflitto tra i doveri verso la sua squadra e il desiderio di seguire le orme del padre. Nella parte finale poi le cose prendono una direzione impreviste, le rivelazioni arrivano tutte nello spazio di poche righe e la conclusione rimane difficile da inquadrare come lieta o tragica. Infine Daniele Nadir chiude il volume con Radio Ga-Ga, e anche qui il titolo mi aveva fatto temere qualcosa di scontato, quando invece questo si è rivelato come un altro dei racconti migliori. Una storia molto dolce di contatto con gli alieni tramite le trasmissioni radio, che prende elementi sia da Contact che da Incontri ravvicinati del terzo tipo. Anche qui a fare la differenza è la cura e la profondità con cui i personaggi sono costruiti, che riesce a trasportarci dentro la storia di cui alla fine l'esito non è del tutto chiaro, ma quello che ci importa davvero lo abbiamo già imparato.
In definitiva posso dire che Prisma vol. 2 è un'altra raccolta di buon livello. Nel complesso gli assegno un voto 7.5/10, mezzo punto in meno del primo volume, ma la differenza è motivata dal fatto che mi aspettavo un gioco al rialzo rispetto a quello dell'anno scorso, invece siamo pressoché sullo stesso livello. In ogni caso rimane meritoria la ricerca di nuovi autori che si approcciano al genere (e infatti ho fatto un paio di scoperte interessanti), e si riconosce la cura messa nella compilazione dell'antologia, quindi ben venga Prisma vol. 3.