Mentre leggete questo post io sono "in vacanza", che metto virgolettato perché in realtà non so bene cosa mi aspetta là dove sono diretto e dove, salvo imprevisti, mi trovo in questo momento. Facciamo conto quindi che io mi stia effettivamente godendo la "villeggiatura" (anche questo da virgolettare), e tenendo presente che anche nel corso di questa le letture non si fermano, passiamo a esaminare quello che ho assorbito il mese scorso.
Cominciamo con un collega di Factory. Non ho conosciuto Piero Sansò (che in realtà si chiama Pietro, vai a sapere...) ma lo farò presto, al Factory Day 2014 che si terrà a Viareggio la prossima settimana, e quando ci troveremo avrò un paio di cose da chiedergli. Perché il suo romanzo I ciclonauti è un'avventura bizzarra, sospesa al limite del surreale e del fantastico vero e proprio, che non è facile inquadrare. Si parte con un semplice club di ciclisti amatoriali, che però infondono nelle loro pedalate un significato mistico, un collegamento con antichi percorsi e antichi monumenti (i menhir in particolare). Le implicazioni si fanno poi più serie, quando emergono delle forze che sembrano voler fermare i ciclonauti, e a loro insaputa questi si trovano a viaggiare tra i mondi e tra i tempi. Il libro inizia in tono leggero ma si incupisce dopo la metà, e il finale è decisamente d'impatto. E per uno come me, che tutto sommato si trova a fare le sue buone pedalate, non è difficile concedere qualche limite di plausibilità alle fantasie dell'autore. Un romanzo insolito, e difficile da classificare, ma buono a più livelli di lettura. Voto: 7.5/10
Rimango sugli autori italiani, ma stavolta multipli, con la raccolta Perché nulla vada perduto e altri racconti, la più recente della serie delle antologie del Premio RiLL, che per inciso contiene anche un mio racconto, intitolato per forza di cose "La conquista" ma che io avevo concepito come Pace e morte. Ma al netto di questo mio contributo, all'interno si trovano racconti di autori noti (Luigi Rinaldi, Luigi Musolino, Massimiliano Malerba) ed esordienti (Davide Camparsi, il cui racconto dà il titolo alla raccolta), oltre ad alcuni racconti di scrittori stranieri selezionati in racconti europei equiparabili al RiLL. Le storie sono tutte di buon livello, e anche se non si trovano forse idee e temi estremamente originali, c'è molta cura e capacità. Devo anzi dire che i racconti che mi hanno entusiasmato meno sono quelli dei colleghi stranieri (Sopravvissuto mi è sembrato banalotto), mentre ce ne sono di molto validi tra gli altri, che alternano tematiche e stili diversi riuscendo a mettere insieme un'antologia ben bilanciata. Devo anche dire che, avendo letto in pratica tutti i libri della serie di RiLL, mi pare di notare che con gli anni il livello medio si sia notevolmente innalzato. Vorrà dire qualcosa? Voto: 7/10
Arrivo poi al libro che ho letto e che direte "ma come te queste cose ma dai ti fai trascinare ma proprio te ma non ti vergogni", ma io mantengo la mia posizione e dico che Hunger Games non è affatto brutto. Sia chiaro che non l'ho comprato, ma me lo sono fatto prestare da mia nipote, proprio per vedere se fosse un libro che merita il successo e il fenomeno che ha generato o l'ennesimo caso costruito. Ecco, dopo averlo letto non posso che affermare che se questo è il tipo di letture che acchiappa i ragazzini di adesso, ben venga! Il romanzo è una distopia sicuramente non originale, e per chi legge fantascienza da decenni non c'è niente qui dentro che non si sia già visto e letto migliaia di volte, ma la storia è costruita in modo credibile, i personaggi non sono monodimensionali (sicuramente meno qui che nei film che ne sono stati tratti) e le vicende appassionanti. È uno young adult, questo è evidente, ma per me questa classificazione non è necessariamente male, e in questo caso penso che si possa riconoscere che si tratta di un lavoro mediamente buono (per capirsi: ho letto romanzi "per adulti" e anche di "grandi autori" decisamente inferiori a questo). Non credo che leggerò il seguito della serie, perché temo che possa virare sulla componente melensa di cui faccio tranquillamente a meno, ma sono tenuto ad assegnare a Suzane Collins, almeno per questo, un inaspettato voto 7/10
E infine arriviamo a uno di quei "grandi nomi" di cui sopra, perché ho avuto modo di leggere qualcosa anche di Robert Sheckley, autore sempre apprezzato. Spesso le suo storie sono la traslazione in forma di racconto di sketch umoristici, e questo romanzo tutto sommato segue quella forma. Il matrimonio alchimisto di Alistair Crompton è in fin dei conti una sorta di pastiche in cui si può trovare di tutto, pur partendo da una premessa interessante: il proagonista del titolo in giovane età ha manifestato segni di pericolosa schizofrenia, e così le sue personalità devianti sono state estirpate dal suo corpo e installate in androidi per vivere autonomamente. Ma Crompton decide di doversi Reintegrare con queste e tornare a essere una persona completa, e parte così in un viaggio per mezza Galassia alla ricerca delle sue parti mancanti. Il romanzo è prima di tutto divertente, con situazioni assurde e personaggi stereotipati (ma non per superficialità, la loro scarsa caratterizzazione è funzionale e giustificata proprio dal fatto di essere parti isolate di una personalità più complessa), e una scrittura che gioca anche con il lettore, arrivando anche ad abbattere la quarta parete. Insomma un libro che si legge al volo e si gode in pieno, anche se forse non riesce a mantenersi abbastanza esplosivo anche nel finale, che pare un po' tirato via. Voto: 7.5/10
Rimango sugli autori italiani, ma stavolta multipli, con la raccolta Perché nulla vada perduto e altri racconti, la più recente della serie delle antologie del Premio RiLL, che per inciso contiene anche un mio racconto, intitolato per forza di cose "La conquista" ma che io avevo concepito come Pace e morte. Ma al netto di questo mio contributo, all'interno si trovano racconti di autori noti (Luigi Rinaldi, Luigi Musolino, Massimiliano Malerba) ed esordienti (Davide Camparsi, il cui racconto dà il titolo alla raccolta), oltre ad alcuni racconti di scrittori stranieri selezionati in racconti europei equiparabili al RiLL. Le storie sono tutte di buon livello, e anche se non si trovano forse idee e temi estremamente originali, c'è molta cura e capacità. Devo anzi dire che i racconti che mi hanno entusiasmato meno sono quelli dei colleghi stranieri (Sopravvissuto mi è sembrato banalotto), mentre ce ne sono di molto validi tra gli altri, che alternano tematiche e stili diversi riuscendo a mettere insieme un'antologia ben bilanciata. Devo anche dire che, avendo letto in pratica tutti i libri della serie di RiLL, mi pare di notare che con gli anni il livello medio si sia notevolmente innalzato. Vorrà dire qualcosa? Voto: 7/10
Arrivo poi al libro che ho letto e che direte "ma come te queste cose ma dai ti fai trascinare ma proprio te ma non ti vergogni", ma io mantengo la mia posizione e dico che Hunger Games non è affatto brutto. Sia chiaro che non l'ho comprato, ma me lo sono fatto prestare da mia nipote, proprio per vedere se fosse un libro che merita il successo e il fenomeno che ha generato o l'ennesimo caso costruito. Ecco, dopo averlo letto non posso che affermare che se questo è il tipo di letture che acchiappa i ragazzini di adesso, ben venga! Il romanzo è una distopia sicuramente non originale, e per chi legge fantascienza da decenni non c'è niente qui dentro che non si sia già visto e letto migliaia di volte, ma la storia è costruita in modo credibile, i personaggi non sono monodimensionali (sicuramente meno qui che nei film che ne sono stati tratti) e le vicende appassionanti. È uno young adult, questo è evidente, ma per me questa classificazione non è necessariamente male, e in questo caso penso che si possa riconoscere che si tratta di un lavoro mediamente buono (per capirsi: ho letto romanzi "per adulti" e anche di "grandi autori" decisamente inferiori a questo). Non credo che leggerò il seguito della serie, perché temo che possa virare sulla componente melensa di cui faccio tranquillamente a meno, ma sono tenuto ad assegnare a Suzane Collins, almeno per questo, un inaspettato voto 7/10
E infine arriviamo a uno di quei "grandi nomi" di cui sopra, perché ho avuto modo di leggere qualcosa anche di Robert Sheckley, autore sempre apprezzato. Spesso le suo storie sono la traslazione in forma di racconto di sketch umoristici, e questo romanzo tutto sommato segue quella forma. Il matrimonio alchimisto di Alistair Crompton è in fin dei conti una sorta di pastiche in cui si può trovare di tutto, pur partendo da una premessa interessante: il proagonista del titolo in giovane età ha manifestato segni di pericolosa schizofrenia, e così le sue personalità devianti sono state estirpate dal suo corpo e installate in androidi per vivere autonomamente. Ma Crompton decide di doversi Reintegrare con queste e tornare a essere una persona completa, e parte così in un viaggio per mezza Galassia alla ricerca delle sue parti mancanti. Il romanzo è prima di tutto divertente, con situazioni assurde e personaggi stereotipati (ma non per superficialità, la loro scarsa caratterizzazione è funzionale e giustificata proprio dal fatto di essere parti isolate di una personalità più complessa), e una scrittura che gioca anche con il lettore, arrivando anche ad abbattere la quarta parete. Insomma un libro che si legge al volo e si gode in pieno, anche se forse non riesce a mantenersi abbastanza esplosivo anche nel finale, che pare un po' tirato via. Voto: 7.5/10
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