Così si completa questa impropria trilogia dalekiana degli speciali di capodanno dell'era Chibnall di Doctor Who. Dopo la resolution e la revolution stavolta ci limitiamo semplicementealla vigilia, in una storia che però non si collega alle precedenti (per quanto il legame tra i due speciali passati fosse già labile), ma ammette il nesso causale con la fine di Flux, affermando che la flotta Dalek è stata distrutta e quindi alcuni soldati sono stati mandati in missione per eliminare il Dottore. Non che ci sia bisogno di un casus belli per i Dalek di voler exterminare il Dottore, ma va bene così.
La vigilia dei Dalek è sostanzialmente un Giorno della marmotta, ma con più Dalek. Il concept del time loop è ormai un trope ben stabilito, ma non mi risulta che sia mai stato utilizzato in DW, almeno non in questo senso del loop che si ripete nello stesso modo con i personaggi consapevoli di quanto accade (mentre ci sono stati altri brevi loop). La ragione per cui il loop si innesca è affidata a un reboot del Tardis, che in qualche modo si collega a quanto mostrato di sfuggita nei primi episodi di Flux e che non aveva avuto nessun impatto. Si potrebbe quindi pensare che quello fosse un setup per questo episodio, ma la gravità del malfunzionamento sembrava ben peggiore, e inoltre dopo le difficoltà iniziali negli ultimi episodi il Tardis funzionava alla perfezione, quindi, sorry, no.
Nonostante la premessa traballante l'episodio scorre abbastanza bene, con i personaggi che realizzano abbastanza presto di trovarsi in un loop e che la durata dei cicli si sta accorciando progressivamente, lasciandogli sempre meno tempo per trovare una soluzione (naturalmente poi i cicli che durano un minuto ne durano in realtà 5-6, ma va bene così). Vedere la successione di piani, fallimenti e accidentali successi è abbastanza soddisfacente, soprattutto perché per una volta possiamo vedere il Dottore fulminata da un Dalek (con tanto di upgrade del raggio della morte), cosa capitata raramente dal 1963 a oggi. Quindi dal punto di vista dell'azione e dell'intrattenimento la puntata fa il suo dovere, e concede anche l'occasione per uno speech del Dottore che è così mancato a questa Tredicesima. Certo poi è frustrante quando in un'iterazione i Dalek sono efficientissimi assassini e in quello dopo sono dei brocchi che non riescono a sfondare una serranda o una plot armor. Purtroppo questo è il pericolo di continuare a usare un avversario fino a svuotarlo di ogni minacciosità.
Se andiamo però a esaminare le dinamiche tra i personaggi e gli archi narrativi che si intrecciano nell'episodio, qualche imperfezione salta fuori. Innanzitutto abbiamo due personaggi secondari caratterizzati sorprendentemente bene (come avviene a molti dei personaggi usa e getta di Chibnall, a ulteriore prova che non ha problemi con la caratterizzazione ma proprio con lo svilupo della narrazione), con Sarah che salta subito all'attenzione come possibile companion (non succederà, ma l'attitudine era perfetta), ma la loro storyline li forza in una love story che non ha senso di esistere. Per quanto il ragazzo di cui ora mi sfugge il nome potesse essere ingenuo e di buon cuore, non si può negare che avesse un atteggiamento un po' creepy: conservare in un deposito gli oggetti delle "tue ex" (più facile che siano semplicemente donne stalkerizzate) e presentarsi tutte le notti di capodanno perché così sai che incontrerai proprio Sarah? Questo non è dolce, è appunto creepy. E può darsi che tu sia timido, un po' asociale, infatti è giusto che anche tu abbia una possibilità. Ma non è credibile che dopo questa avventura Sarah arrivi a pensare che sì, lui è proprio la persona che stava cercando (e infatti non stava cercando nessuno) ed è perfetto per fare un viaggio insieme. Magari può superare le sue resistenze verso di lui, arrivare a pensare che forse merita una possibilità perché si sente solo, si può provare a conoscersi e chissà, dai... ma non possiamo subito dichiarare l'amore della vita.
Ovviamente questo è un problema molto relativo, lo sappiamo che in episodio e via non è facile costruire una complessa dinamica relazionale tra personaggi appena introdotti (ma non è nemmeno impossibile, e comunque basterebbe non spingerla in direzioni cliché e poco plausibli). Tuttavia il rapporto tra le due guest fa il paio con quello che viene messo in scena tra Yaz e il Dottore. La ship Yaz/Doctor era in corso fin dai primi momenti dell'unidcesima stagione, e sembrava che avrebbe ricevuto un upgrade quando l'anno scorso questo stesso giorno Yaz rimaneva l'unica compagna di viaggio. Nel corso di Flux invece Yaz viene pressoché ignorata (anche perché il Dottore rimane isolata dagli altri per buona parte del tempo), anzi spesso trattata con sufficienza, addirittura sembra meno rispettata di Dan che invece è appena arrivato. Dare consistenza questa linea relazionale adesso quindi adesso sembra soprattutto una questione di fanservice, o un modo per costruire un nucleo emotivo sul quale far terminare la run del Tredicesimo Dottore. Il problema è che, a differenza di precedenti casi in cui il Dottore era coinvolto romanticamente con i companion (reciprocamente o unilateralmente), il rapporto non è stato costruito, anzi il Dottore sembra del tutto refrattaria a instaurare relazioni con gli umani. Per quanto abbia blaterato di fam e di stare uniti e vicini, in realtà Doctr 13 alla prova dei fatti è tra le più fredde e distaccate incarnazioni del DW moderno.
Quindi va bene così, gioiamo per questo scampolo di character development. Però arriva troppo tardi e moltiplica questo messaggio distorto che l'interesse romantico vada reciprocato, come avviene appunto per altri due personaggi in questa storia. In effetti viene da chiedersi che cosa Yaz veda nel Dottore, che sembra ignorarla il più delle volte. Il tutto naturalmente dipende anche dal fatto che come abbiamo rilevato più volte, Yaz non ha alcuna consistenza come personaggio, non l'ha avuta per due stagioni e non le è stato dedicato tempo in quest'ultimo serial, per cui non riusciamo davvero a capire come veda il mondo, e qualunque cosa ci dica dei suoi sentimenti non possiamo far altro che scrollare le spalle.
Detto questo, Eve of the Daleks riesce quantomeno a divertire e si gioca bene alcuni momenti di tensione e di rilascio. Se lo prendiamo come episodio a sé, slegato da qualunque arco narrativo, ha tutte le caratteristiche di base di un Doctor Who soddisfacente, e le sue problematiche sono per lo più collegate (ancora) alla gestione complessiva della serie da parte di Chris Chibnall. Quindi si merita comunque un voto 7/10.
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