Rapporto letture - Novembre 2019

Penultimo rapporto letture dell'anno, ed è una di quelle volte in cui non c'è così tanta fantascienza come vi ho abituati. Cioè, ce n'è, ma in forma diversa a quella che assumo di solito.

Il primo libro di cui si parla è Ballata di fango e ossa, il romanzo di Maurizio Ferrero che ho letto subito dopo Vilupera di cui dicevo il mese scorso per scrivere il mio articolo sul grimdark italiano. La storia inizia come la più classica quest di caccia al drago, con i personaggi principali che convergono nelle campagne di un borgo per eliminare la bestia e conquistare i soldi, la fama, il potere o una combinazione di questi. Tutti i personaggi sono disgraziati a vario titolo, tra mercenari, nobili esiliati e semplici cialtroni alcolizzati. Ognuno approfitta per quanto può degli altri con l'obiettivo nemmeno tanto segreto di ottenere quello che vuole per sé, e le cose alla fine non si mettono bene per nessuno. Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è il modo in cui reinterpreta un tardo medioevo italiano, facilmente riconoscibile anche se i toponimi sono diversi. Anche la religione e il folklore sono di chiara ispirazione italiana ma distanti quanto basta per considerare l'opera un fantasy, ma comunque ancorato alla realtà, con l'eccezione di un paio di creature fantastiche. Tutti i personaggi hanno una propria coerenza pur nel generale cinismo che pervade tutta la storia, ma proprio perché ognuno sembra agire in accordo con le sue motivazioni è difficile individuare un vero eroe. Tutti sono uguali di fronte alla ferocia del mondo, e per questo sono spietati a loro volta. Voto: 7.5/10


L'anno scorso più o meno di questo periodo ho parlato di Eternal War - Vita Nova, il secondo volume della saga literary fantasy di Livio Gambarini per la quale mi sono appena inventato un genere di appartenenza. Ora, siccome ho già dedicato in precedenza parecchio spazio agli altri libri della serie, si capisce che è una delle mie preferite in circolazione (pur non essendo il fantasy la mia passione principale, com'è noto). Ora però mi sbilancio ancora di più, e arrivo a dire che se anche ci sono parecchi autori italiani che apprezzo e leggo volentieri, ora come ora Gambarini è l'unico per il quale sono in effetti in reale trepidazione nell'attesa di leggere un nuovo capitolo: i libri della serie di Eternal War non solo li leggo e gradisco, ma li attendo con genuina ansia. Così ho iniziato appena possibile (poco dopo Stranimondi) Il sangue sul giglio, quello che avrebbe dovuto essere il volume conclusivo della saga e invece è solo il terzo di quattro. La storia copre il periodo storico che vede il formarsi delle fazioni di guelfi bianchi e neri a Firenze, con le lotte tra le famiglie nobili che rispecchiano (come sempre) quelle degli spiriti più potenti. Allo stesso tempo un altro nemico sta emergendo, un'entità che ha operato alle spalle di tutti i contendenti in gioco finora e che, quando si rivela, cambia pesantemente le regole del gioco, in senso letterale. Ma l'aspetto più importante di tutto il libro è sicuramente il rapporto tra Guido Cavalcanti e Dante Alighieri. Se nel libro precedente si assisteva al consolidamento della loro relazione, adesso dopo gli eventi sconvolgenti alla fine di Vita Nova, che hanno profondamente cambiato Cavalcanti, i due iniziano a entrare in conflitto. Di fatto in questo terzo libro si ha in pratica un passaggio di testimento da Cavalcanti ad Alighieri quale protagonista umano della vicenda, mentre Kabal rimane ancora l'attore principale nel mondo dello spirito. Siccome come sempre non voglio far passare i miei commenti come sproloqui da fanboy, mi permetto anche un appunto, e cioè che nella parte iniziale la collocazione temporale degli eventi non è sempre chiarissia, soprattutto sembra mancare corrispondenza tra lo scorrere del tempo nella Materia e nello Spirito. Arrivati verso metà però questo disallineamento svanisce e si entra nel vivo dell'azione. Il contrasto tra i guelfi così come il disfacimento dell'amiciza tra Dante e Guido sono resi in maniera davvero efficace, e il climax finale è di altissimo livello, con una battaglia combattuta su più fronti in cui ognuno dei personaggi principali ha il suo ruolo. Quando quel personaggio alla fine fa quella cosa sapendo cosa comporterà per lui, la lacrima mi ci è pure scappata, va bene? L'epilogo si protrare forse un po' più del dovuto, ma arriva con estrema naturalezza e assoluta imprevedibilità a un momento straordinario, così appagante e limpido che fa rivalutare la lettura di tutti i tre libri precedenti. E a quanto dice l'autore, questo era proprio il suo obiettivo fin dall'inizio. Da apprezzare anche il fatto che Gambarini sembra aver ascoltato il mio suggerimento (e di molti altri), e ha aggiunto sul suo sito una sezione dedicata con cenni storici approfonditi per ogni capitolo. Insomma, io ribadisco che questa è la migliora saga fantasy italiana in circolazione, e mi prendo la responsabilità delle mie affermazioni pur avendone lette poche, ma ho motivo di credere che ci siano ben pochi contendenti. E ora mi ritrovo di nuovo a trepidare per il prossimo libro, che sarà davvero l'ultimo, pare. Voto: 9/10


Infine una lettura per me atipica, ed è quella di cui accennavo all'inizio come unico elemento di fantascienza: ho letto un fumetto! Per questioni di formazione personale ho dovuto affrotare L'Incal, nella sua ultima versione omnibus di Mondadori. Conoscevo già gli elementi principali dell'opera di Jodorowky/Moebius ma per la mia ritrosia ad approcciare i fumetti lo avevo sempre evitato. Ora ho rimediato la lacuna e devo dire che l'esperienza mi ha convinto solo in parte. Non metto in dubbio la spettacolarità e visionarietà del fumetto, che anche se non presenta spunti particolarmente originali compensa con un worldbuilding vasto e profondo, di cui la storia scalfisce appena la sperficie. Il mio problema però è proprio quello del media-fumetto, che non essendo mai stato tra le mie fonti di intrattenimento mi risulta ostico da recepire. Mi sono accorto che tendo a saltare di balloon in balloon per leggere le battute ma raramente mi soffermo sulle tavole o le pagine nel loro insieme, quindi è come se mi trovassi a leggere un romanzo condensato in dialoghi scarni con tempi del racconto irregolari. È come se volessi seguire un film di Bollywood guardandolo in lingua originale e senza sapere nulla del contesto: riesco a cogliere il senso generale, i temi di fondo e gli snodi della storia, ma mi mancano troppi riferimenti per dire di averlo capito in pieno. Riconosco che si tratta di una mia limitazione, che forse dovrei colmare con un corso di fruizione del fumetto, ma temo che a questo punto per me sia troppo tardi, e che non riuscirò mai a godere in pieno di questa forma di narrazione. Per questa stessa ragione non esprimo una valutazione, perché sarebbe viziata dalla mia ignoranza.

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