Lo so, lo so, che oggi è l'ultimo giorno di novembre quindi sono parecchio in ritardo con il rapporto letture del mese scorso visto che domani potrei già pubblicare quello del mese in corso. Ma queste ultime due settimane sono state investite da una serie di difficoltà tecniche tra le quali la temporanea assenza del pc e il possibile rischio di doverlo cambiare senza un backup più recente di otto mesi. Pericolo scongiurato, per adesso, ma insomma l'avventura mi ha fatto rimanere indietro su parecchie cose, che cercherò di recuperare un po' per volta. Per ora inizio a recuperare da questo post, e insomma non scassate le palle se il prossimo post sarà un altro rapporto letture.
Si parte da un libro per il quale probabilmente avevo aspettative diverse. Ero piuttosto curioso di leggere il romanzo di Liliana Marchesi pubblicato da La Corte, dato che l'autrice sta raccogliendo intorno a sé una community piuttosto affiatata intorno al tema della distopia, anche se poi sotto questa parola ci rientra un po' di tutto, dalla sf sociale allo young adult più becero. Comunque fa piacere vedere interesse per questi argomenti, per cui seguo con interesse l'iniziativa. Il problema è che Cavie è un romanzo che in ultima analisi ha poco da dire. Un mix di Maze Runner e Cube, in cui la giovane protagonista si risveglia in un laboratorio senza ricordi della sua vita e insieme a uno sconosciuto anche lui prigioniero della stessa struttura inizia a esplorare l'ambiente e affrontare una serie di pericoli sempre maggiori, fino a confrontarsi con il boss finale la cui insospettabile identità si intuisce nel secondo capitolo, grazie a un infodump piuttosto grossolano. Ora, come storia avventurosa con sottotraccia romance non sarebbe nemmeno male, se pure niente di nuovo rispetto a quanto si può trovare appunto in molti romanzi usciti sull'onda di Hunger Games, ma la cosa che più mi ha spinto fuori dalla lettura è il fatto che il testo sembra estremamente acerbo. Siccome mi capita di avere una minima esperienza con la scrittura e revisione di testi, la mia personale e modesta opinione è che si tratti in pratica di una prima stesura, strabordante di ripetizioni, locuzioni, avverbi, aggettivazioni eccessive e incoerenze a vario livello. L'impressione è che il testo sia stato preso e pubblicato al limite con una correzione bozze sommaria ma senza un serio lavoro di revisione del testo. Insomma pare quasi di leggere una storia su wattpad piuttosto che un libro pubblicato da un editore di medie dimensioni che opera a livello nazionale. Peccato perché appunto, lo spazio e la potenzialità di miglioramento si percepisce subito, ma forse non si è voluto fare questo tipo di sforzo. Voto 5/10
Dopo di questo ho letto un altro numero di Il Buio, rivista di racconti dark/horror di cui avevo già parlato il mese scorso, e siccome sono uno preciso, avevo letto il numero 2 e stavolta sono passato al numero 1. Il racconto La stagione dei serpenti di Erin Roberts parte già come una ginocchiata nelle costole. Quello di Giovanna Repetto è più soffuso, e non contiene un vero e proprio sviluppo di trama, ma prmane la sensazione concreta di trovarsi all'interno di un incubo. Nin Harris al confronto è un racconto leggero, quasi una commedia, che tiene alta la tensione pur senza una posta in gioco letale. Infine Paolo Di Orazio colpisce come sempre con le sue storie di donne, morti e violenze, che in genere coincidono. Tutta roba di ottimo livello, e se la mission della rivista è quella di inquietare il lettore, direi che è preso in pieno. Voto: 7.5/10
Ed eccoci arrivati al mio primo grimdark. Si fa un gran parlare di questo genere nei circoli della gente che conta (e infatti l'ho fatto anch'io su Stay Nerd), e anche se il mio punto di vista è quello di un appassionato di sf che per tradizione è portato a snobbare fantasy e derivati, devo dire che questo approccio mi ha conquistato. Vilupera è il secondo romanzo che leggo di Jack Sensolini + Luca Mazza, e con Riviera Napalm condivide la cifra stilistica ma è molto diverso per struttura e concept. Laddove il precedente era in sostanza una serie di episodi molto legati a un immaginario pop estremizzato, qui c'è un worldbuilding molto più approfondito, che non si appoggia a riferimenti del mondo attuale (che un lettore potrebbe cogliere o no) e una storia compiuta. La storia è quella di una faida tra casate nobiliari che cercano di accrescere il proprio potere a discapito dei rivali, in un'italia prerinascimentale popolata di mostri e figli di puttana. Il tono è quello di molti western classici, con gli stranieri senza nome che arrivano in città e seminano morti fino a quando non arrivano a rivelare il loro vero obiettivo. Ma essendo un grimdark, non ci sono buoni né eroi, ed è difficile schierarsi davvero con qualcuno. Se devo muovere qualche critica (e devo farlo), mi pare che nella foga di dare corpo a un'ambientazione e un registro unico e riconoscibile, in certi casi si siano arzigogolati troppo su certe espressioni e trovate lessicali, per esempio dire "a nord degli occhi" per intendere sopra la testa, oppure la frequenza con cui vengono nominati questi animali-ibridi tanto che sembra quasi di trovarsi nel mondo dei pokemon, dove ci sono ovunque corvoragni e snorlax ma non un cazzo di normalissimo cane. Comunque sono difetti marginali che, in un libro che è sostanzialmente autoprodotto, sono del tutto trascurabili. Vilupera è un ottimo libro, e il lavoro di branding che loro e gli altri del loro gruppo stanno muovendo è davvero qualcosa di nuovo nel panorama di genere italiano. Voto: 8/10
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