Prima di scegliersi il suo nome, Mort(e) si chiamava Sebastian. Sebastian viveva con la famiglia Martini, una coppia con due figli e qualche problema di relazione, ma lui non lo sapeva. Passava tutto il suo tempo in casa, osservando l'esterno solo dalle finestre. Aveva un'amica, Sheba, che veniva a trovarlo occasionalmente, e con cui condivideva i suoi posti segreti, dormendo l'uno accanto all'altra. Ma dopo lo scoppio della Guerra Senza Nome, le cose sono cambiate. Sebastian si è svegliato, ha iniziato a capire, i Martini sono scappati, lasciandolo da solo, Sheba è scomparsa. Allora Sebastian ha abbandonato il suo nome da schiavo, e dopo essersi unito a uno squadrone di altri soldati, ha scelto il suo nuovo nome: Mort(e).
Mort(e), e Seastian prima di lui, è un gatto. Come tutti gli animali è rimasto coinvolto nella Guerra, quella che le formiche hanno scatenato contro l'umanità, dopo millenni di pianificazione. Uno dei loro primi atti è stato quello di diffondere un ormone in grado di elevare l'intelligenza delle bestie, quelle più comuni e vicine all'uomo, donando loro la consapevolezza del loro stato di schiavitù, e impiegandole come esercito. Gli animali cambiano nel corpo e nella mente, diventano bipedi e crescono, sviluppano il pollice opponibile, acquisiscono memoria, intelletto e coscienza. Il messaggio della Regina è diffuso chiaramente a tutti: ribellatevi, eliminate i padroni. E per i padroni, gli umani, non c'è niente da fare. La Guerra Senza Nome è rapida e devastante, e nonostante poche sacche di resistenza, della civiltà umana rimane poco, sostituita gradualmente dalla zootopia degli animali di specie diverse che convivono pacificamente.
In tutto questo, Mort(e) è il personaggio centrale per entrambe le
fazioni: eroe di guerra per gli animali, messia per gli uomini
sopravvissuti. Mort(e) compie il suo dovere, ma
non è convinto dagli ideali della guerra agli umani. Il suo unico
obiettivo è ritrovare Sheba, portare a compimento quella promessa che le
aveva fatto di proteggerla sempre. C'è in questo una traccia di
nostalgia dei tempi andati, quando il mondo era piccolo e lui ne capiva
così poco. Ma c'è anche dell'altro: Mort(e) capisce che la liberazione
degli animali è solo uno strumento, forse un esperimento della Regina, e
che le sue promesse non saranno mai mantenute. L'EMSAH, il virus diffuso dagli umani che fa impazzire gli animali, non è quello che sembra, perché lui lo ha visto. Lui sa. E la Regina sa che lui
sa, perché la Regina vede tutto.
Questa è in sostanza la trama di Mort(e), romanzo d'esordio di Robert Repino, autore di cui non avevo mai sentito parlare prima, e in cui mi sono imbattuto tra le segnalazioni di testi di fantascienza più interessanti dell'anno scorso. Vista così sembra una storia scontata e sconclusionata: animali parlanti e la natura che si ribella, gli uomini puniti per la loro arroganza. Niente che non si sia già visto nei post dei gruppi vegani estremisti. Tuttavia, questa è solo la superficie. Mort(e) è un romanzo complesso e profondo, che parte dalla guerra tra uomini e animali per affrontare temi vasti e articolati. In effetti, la guerra non è l'evento centrale della storia, e si conclude nei primi capitoli, portando presto l'attenzione sul seguito, quando la popolazione umana è ormai decimata e gli animali stanno prendendo il loro posto in superficie, sotto la guida onnipresente della Regina dal sottosuolo.
I personaggi che affiancano Mort(e) nella narrazione sono delle specie più varie, e di ognuno di questi conosciamo la storia, a un certo punto: Culdesac la lince, Wawa il cane, Bonaparte il maiale, Imenoptera Unus la formica regina. Questi tasselli compongono la storia vista da una pluralità di voci, rendendola tridimensionale e di interpretazione non così immediata. Ne deriva che Mort(e) non è, come ci si potrebbe aspettare, un romanzo sul rispetto della Natura, ma nemmeno una distopia alla Fattoria degli animali. Gli animali antropomorfi che popolano il romanzo sono fin troppo simili a noi per non poterci riconoscere: degli uomini mostrano le stesse incertezze e debolezze, e a volte loro stessi se ne rendono conto. C'è sicuramente un messagio anti-specista in questo libro, ma non è l'unico. C'è anche una riflessione su cosa ci differenzia gli uni dagli altri, e cosa invece ci rende affini. Si parla di religione, che può salvare o può distruggere, e che spesso sono le singole persone (inteso in senso ampio: persone umane e non) a seguire su una delle due strade. Si parla anche di amore, quello che la Regina cerca di comprendere, e di dedizione, quella che spinge Mort(e) a cercare Sheba fino all'ultimo, pur non sapendo se sia ancora viva, se sia cambiata o rimasta un normale cane quadrupede.
Forse, lo ammetto, Mort(e) mi ha colpito tanto perché l'ho letto in un momento particolare. Da pochi mesi infatti ho acquisito un gatto (vi risparmio La storia di Opel per il momento), e mi sono trovato a immaginare cosa penserebbe di me in una situazione del genere. Mi vedrebbe come il suo schiavista o come un padre benevolo? Pur sapendo di aver fatto tutto il possibile per il suo bene, lo sto di fatto recludendo, e proprio come Sebastian, lo castrerò per rendergli la vita più facile. Mi sono quindi detto che, se un giorno un Opel bipede e antropoide mi puntasse contro un fucile, non credo che potrei biasimarlo. Ma questa è una considerazione personale, che forse mi ha reso più partecipe del romanzo ma non incide sul giudizio complessivo.
Mort(e) è uno dei libri più coinvolgenti che abbia letto negli ultimi mesi. Grazie ai suoi personaggi forti, ben caratterizzati, e a una storia lineare ma incisiva, mi ha tenuto più volte appiccicato al kindle oltre l'orario limite per la lettura. Il che, per un libro con animali parlanti, non è affatto male. Naturalmente, non lo si trova in italiano, ma potete leggerlo in lingua originale, nella sua edizione cartacea e digitale pubblicata da Soho Press.
Nessun commento:
Posta un commento