3%

Come ormai dovreste sapere, mi piace quando sono abbastanza motivato dedicare attenzione alle serie tv non anglofone, infatti anche qui ho parlato per esempio di Leila e Beforeigners, ma ne ho altre all'attivo su cui poi non ho diffuso commenti, come Si no te haguo conegut che non so se si scrive così in catalano ma non ho voglia di controllare ora lo spelling. Comunque, tra le serie dal mondo seguite negli ultimi anni c'è anche 3%, produzione brasiliana iniziata nel 2016. Non ne avevo parlato finora perché non avevo trovato l'occasione, adesso però dopo la visione della quarta e ultima stagione penso valga la pena fare un riepiloghino.

 

3% è una serie distopica che si basa su un ottimo concept: in un mondo che è un'unica vasta favela, il 3% della popolazione vive su un'isola al largo della costa (chiamata Maralto, oppure offshore nella traduzione) con tutti i lussi immaginabili. Per far parte di questo 3%, ogni anno tutti i ventenni possono partecipare a una selezione (il Processo), che prevede una serie di prove volte a stabilire le qualità dei candidati (intelligenza, velocità, pensiero laterale, stabilità psichica) affinché a Maralto arrivino solo i migliori dei migliori. Il Processo si può tentare una sola volta: o passi ed entri a far parte dell'élite, o rimani nelle favela con l'altro 97%.

Il format quindi assomiglia un po' a quello di Hunger Games, con orde di ragazzi poco più che adolescenti che si presentano a questa selezione e si scontrano nelle varie prove. Ma almeno, si può pensare, non sono costretti ad ammazzarsi: fai il tentativo, se ti va bene passi altrimenti torni a casa. La questione semmai è che se inizialmente le prove possono sembrare abbastanza innocue (un colloquio di persona, un puzzle 3D) poco per volta aumentano di complessità e ambiguità morale, arrivando a testare le capacità di mentire, l'aggressività, la manipolabilità. Ci si rende presto conto che per essere meritevoli di entrare nel 3% non basta essere brillanti, bisogna essere spietati. 

Naturalmente non tutti sono così favorevoli a questo stato delle cose. Esiste infatti un gruppo clandestino di oppositori, "la Causa" che intende infiltrare il Processo e distruggerlo dall'interno. Parallelamente gli agenti di Maralto diffondono propaganda nell'entroterra per alimentare il mito della vita perfetta del 3%, così che la promozione al Processo ha lo stesso valore di un passaggio nell'Aldilà. Tanto più che una volta stabiliti sull'isola, i selezionati devono interrompere qualunque contatto con il continente, e non potranno più avere notizie di famiglia e amici.

Nel corso della prima stagione seguiamo principalmente un gruppo di ragazzi, e puntata dopo puntata scopriamo le loro storie personali. Ci sono alcuni che fanno parte della Causa, qualcuno che ha già tentato il Processo e lo sta facendo di nuovo clandestinamente, rampolli di famiglie che per tradizione passano sempre la selezione, figli di predicatori che promuovono il Maralto come il paradiso. Vediamo anche il Processo dal lato degli organizzatori, in particolare del direttore della selezione che ha messo a punto le varie prove. Tutta la stagione si snoda tra le prove che i ragazzi affrontano, muovendosi sul filo della contrapposizione continua tra i protagonisti e dal sospetto reciproco, visto che man mano che si conoscono scoprono i rispettivi segreti e sono sempre più a rischio di venire eliminati.

La prima stagione è senza dubbio ottima, perché riesce ad allineare il tema di fondo con una dinamica appassionante e la progressiva conoscenza dei personaggi, con numerosi ribaltamenti di prospettiva. Ma è altrettanto fuor di dubbio che le stagioni successive non mantengono lo stesso livello. Nella seconda stagione alcuni dei protagonisti hanno passato la selezione e abbiamo quindi l'occasione di seguirli a Maralto e scoprire quindi come funziona questo paradiso in terra, scoprendo che l'utopia è fondata su una menzogna e si serve di mezzi di coercizione sulla sua stessa popolazione, cosa che però mina fortemente il principio di fondo che l'elite del 3% viva una vita perfetta. La terza stagione perde tanto tempo dietro la creazione di una società alternativa e i tentativi di mantenerla in piedi, resistendo ai tentativi di sabotaggio e alla tentazione di prendere una strada simile a quella del Processo. La quarta stagione riannoda i fili con lo scontor finale tra entroterra e Maralto, arrivando a una conclusione dovuta che però non offre davvero una soluzione al problema.

C'è da dire che la serie deve aver sofferto anche di complicate vicissitudini di produzione, e che probabilmente la scarsa disponibilità del cast principale ha influito sullo sviluppo della storia. Già molto presto nella seconda stagione, quello che era il principale antagonista della vicenda viene tolto di mezzo, e bisogna così investire tempo e credibilità nel tirare su un nuovo villain degno, che però appare sempre inferiore perché più brutale ma meno subdolo. La terza stagione vede l'abbandono offscreen di uno dei protagonisti (che a quanto pare è una vera e propria star in Brasile, e non aveva più modo di lavorare su un progetto di livello così basso), la cui fine ci viene solo raccontata. E anche nella quarta stagione l'impressione è che la protagonista assoluta della serie (l'attrice Bianca Comparato) avesse di meglio da fare, perché la sua presenza su schermo è limitata rispetto a quella dei comprimari. Parallelamente per colmare questi vuoti vengono inseriti sempre nuovi personaggi e si cerca di dar loro una backstory e introdurre dinamiche relazionali, ma il tentativo non riesce in pieno e così ci si trova a dover seguire le vicende melodrammatiche di gente di cui tutto sommato ci frega ben poco.

Infine le stagioni dalla due alla quattro soffrono di un altro problema: una delle parti più avvincenti della prima stagione era proprio il Processo, e vedere come i protagonisti affrontavano le prove. Una volta però che i protagonisti hanno svolto il Processo, non li si può più coinvolgere di nuovo nella selezione (infatti, per esempio, anche nel secondo Hunger Games  si sono inventati quella cosa di rifare la battaglia tra tutti i vincitori, ma qui non era applicabile). Gli autori si devono essere accorti che mancava questa componente che aveva decretato il successo della serie, e quindi hanno fatto in modo di inserire altre prove di quel tipo, forzandole in qualche modo nella storia, senza però ottenere lo stesso effetto dato che la posta in gioco non è più quella iniziale.

In definitiva, 3% è una serie interessante soprattutto per il suo concept, le cui implicazioni vengono esaurite più o meno tutte già nella prima stagione. Le stagioni successive trascinano l'idea e le relazioni tra i personaggi fino alla naturale conclusione, ma non sono altrettanto incisive. Se non l'avete vista, a mio avviso la cosa migliore da fare è limitarsi alla prima stagione ma non investire troppo tempo nel resto, al limite vi racconto io come va a finire.


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