Qualche settimana fa lodavo la consistenza di un film che si basa su un'unica protagonista, una donna chiusa in casa da sola e costretta a difendersi da un nemico che la assale dall'esterno. La stessa tagline de Il gioco di Gerald si potrebbe in linea di massima applicare anche a questo Hush. Con risultati però sul disastroso andante.
In questo film troviamo per protagonista una scrittrice muta che vive in una casa isolata nel bosco (abbastanza anomalo che una persona incapacitata nel comunicare con il mondo esterno decida di isolarsi del tutto, ma vabbè, la gente è strana) e viene attaccata da un killer che ha tutta l'intenzione di fare fuori lei e tutti quelli che si avvicinano, senza una ragione precisa (abbastanza anomalo che un killer "casuale", metta tutto questo impegno per un omicidio qualsiasi, ma vabbè, la gente è strana).
La quasi totalità del film mostra una serie di tentativi del killer di raggiungerla e di lei di fuggire o isolarsi, e davvero è difficile schierarsi con vittima o carnefice, perché entrambi ce la mettono tutta per dimostrarsi completamente inadatti al loro ruolo. In un certo senso si può sire che le loro incapacità sono complementari e quindi alla fine lo scontro risulta bilanciato. Ora, per continuare il paragone di prima, nemmeno ne Il gioco di Gerald avevamo una protagonista con particolari doti o capacità, eppure il suo percorso la rendeva tridimensionale, viva, autentica. Qui invece non è così: l'autrice muta non è caratterizzata nemmeno dalla sua afasia, che nel corso della storia non assume in nessun caso una rilevanza a livello narrativo.
La caccia si sviluppa per l'estenuante durata del film (meno di un'ora e mezzo, ma pare la seconda prova della maturità), in cui a parte lui fa questo-lei fa quello-non ci riesce-ci riprova e un continuo dentro-fuori-dentro-fuori dalla casa, non succede niente. O meglio, succedono un sacco di cose, ma nessuna muove di un centimetro la storia e i protagonisti al loro interno. Il livello di tensione è costantemente quello di una minestrina col formaggino.
Da aggiungere anche un altro dettaglio particolarmente frustrante, per quel che mi riguarda: quelle due-tre frasi che la inquadrano come scrittrice, con i discorsi sull'ispirazione e sulle vocine nella testa che sono quelli che tipicamente chi non ha mai scritto nulla pensa di coloro che scrivono.
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