Con l'uscita di Arrival al cinema si fa un gran parlare in questi giorni (almeno nei circoli in cui mi ritrovo io) di linguaggio, di come questo influenzi il modo di pensare, e della possibilità di interagire con un'intelligenza aliena. E dato che ho finito di leggere Embassytown, l'ultimo romanzo di China Miéville (ma per me il primo letto di questo autore), proprio il giorno prima di vedere Arrival, l'occasione è ghiotta per fare un ragionamento più ampio, partendo da quanto queste due opere ci offrono come spunto di riflessione. Quella che segue quindi non è una recensione né di Arrival (o di Storia della tua vita: ai fini di questa riflessione si può considerare tanto il film di Denis Villeneuve che il racconto di Ted Chiang, per comodità userò il titolo del primo) né di Embassytown, ma attinge a entrambi e potrebbe contenere spoiler, quindi procedete a vostro rischio.
Partiamo cercando di capire cosa rende sensato un confronto tra le due opere. In entrambi i casi, abbiamo dei protagonisti umani che si confrontano con degli alieni parecchio alieni. Sia gli Eptapodi che gli Ariekei sono creature lontanissime dal modello umanoide a cui siamo abituati: gli eptapodi sono esseri ameboidi con un corpo a simmetria radiale (nel film appaiono come dei polpi-pachidermi, e credo sia un'immagine efficace); gli Ariekei sono ancora più strani, e anche se non è facile mettere insieme una descrizione completa da quanto si trova nel libro di Miéville, bisogna pensare a creature dotate di zoccoli, con decine di occhi montati su appendici coralline, dotati di diversi paia d'ali di cui alcune prensili e alcune sensoriali, e con due apparati fonetici usati simultaneamente. In entrambi i casi quindi, ci troviamo di fronte a esseri tanto diversi da noi da non poter avere dei punti in comune su cui basare una comunicazione immediata. La "vita quotidiana" così come il percorso filogenetico di un Eptapode o di un Ariekeo sono inimmaginabili, di fatto in Embassytown continuano a esserlo anche per gli umani che convivono con gli alieni nella stessa città.
Si può presumere che entrambe queste specie aliene si siano evolute in un modo (e in un mondo) molto diverso dal nostro, cosa che comporta non solo le differenze fenotipiche, ma anche un diverso modo di pensare. Sia gli Eptapodi che gli Ariekei si possono classificare come "specie intelligenti", nella misura in cui con questa definizione si intende una creatura che ha costituito un certo grado di civiltà e ha la capacità di manipolare l'ambiente che la circonda, costruendo oggetti e sviluppando un qualche tipo di tecnologia. Ci sarebbe tanto da discutere se questa sia la definizione corretta di intelligenza, ma accontentiamoci di questi assiomi tipici della Federazione Galattica. Il punto è che, per quanto intelligenti, la loro intelligenza non è direttamente rapportabile alla nostra: un ragionamento ariekeiano non è direttamente assimilabile a uno umano. Per capire quindi cosa dice uno di loro, non basta un semplice lavoro di traduzione, ma è necessario anche un cambio di prospettiva: se anche fosse possibile, una traduzione letterale di un discorso di questi alieni non avrebbe senso. In fondo, anche per le lingue umane troviamo difficoltà di questo tipo, eppure il nostro cervello è sempre lo stesso. Figuriamoci se ci troviamo a trattare con cervelli diversi, o magari con niente di paragonabile a un cervello.
Questo cambio di POV necessario agli umani per comprendere gli alieni si realizza in maniera diversa. Da una parte la scrittura degli Eptapodi permette a chi la impara di riprogrammare la sua percezione del tempo e iniziare a considerarlo non più come una sequenza, ma come un insieme unitario e circolare. Al contrario l'eptapode parlato risulta incomprensibile e irriproducibile per gli uomini, ma d'altra parte gli stessi alieni preferiscono usare il linguaggio scritto. Da parte loro invece gli Ariekei non hanno nessun tipo di scrittura. Per poter parlare con un Ariekei è necessario riprodurre il suo modo di parlare: serve una doppia voce che parli in contemporanea, diretta dalla volontà di un unico individuo. A questo scopo vengono creati gli Ambasciatori, coppie di cloni geneticamente ingegnerizzati e in seguito addestrati per pensare in maniera univoca, ed esser così risconosciuti dagli Ariekei come creature intelligenti (gli alieni faticano infatti a considerare le singole persone come esseri senzienti).
Si può in un certo senso considerare le lingue eptapode e ariekei come due estremi opposti di espressività, al centro dei quali si trova l'uomo. Gli Eptapodi scrivono con simboli circolari, senza un inizio e una fine, riflettendo la loro astrazione dal piano temporale come lo concepiamo noi; gli Ariekei invece sono totalmente privi di astrazione, la loro lingua può esprimere soltanto ciò che esiste ed è tangibile, tant'è che hanno bisogno di qualcuno che "impersoni" le loro similitudini per poterle utilizzare.
Se quindi in Arrival la lingua è un'arma, in Embassytown la lingua degli alieni è un'arma smussata, inefficace quando viene confrontata con modi di esprimersi più complessi come la lingua umana, che comprende similtudini, metafore e menzogne. Prima dell'arrivo degli umani non parlavamo, afferma a un certo punto uno degli Ariekei, dopo che con estremo sforzo è riuscito ad arricchire la sua lingua con questi elementi basilari, quasi scontati, del linguaggio umano. E proprio come succede alla protagonista di Arrival, l'acquisizione di questo nuovo strumento è sconvolgente, doloroso, e finisce per riscrivere l'intero schema mentale dell'alieno.
Non sappiamo in che modo la diffusione dell'eptapode cambierà la società umana, così come si vede appena l'inizio della sperazione tra significante, significato e referente ad Embassytown. Non ci è dato di sapere quindi quanto profondamente questa riprogrammazione possa influenzare l'evoluzione della civiltà e dei singoli individui. Ma entrambe le opere ci mettono davanti le potenzialità del linguaggio come mezzo per espandere la propria consapevolezza. Sarebbe inesatto parlare di intelligenza in senso stretto, e affermare che alla luce di tutto ciò gli Eptapodi sono più intelligenti degli Umani che sono più intelligenti degli Ariekei. Ma senza dubbio dal confronto tra modi così diversi di concepire la realtà possiamo imparare molto, più che sugli alieni (che, a ben pensarci, sono inventati) su noi stessi. Fortuna che c'è mamma fantascienza a farci pensare a queste cose.
Si può presumere che entrambe queste specie aliene si siano evolute in un modo (e in un mondo) molto diverso dal nostro, cosa che comporta non solo le differenze fenotipiche, ma anche un diverso modo di pensare. Sia gli Eptapodi che gli Ariekei si possono classificare come "specie intelligenti", nella misura in cui con questa definizione si intende una creatura che ha costituito un certo grado di civiltà e ha la capacità di manipolare l'ambiente che la circonda, costruendo oggetti e sviluppando un qualche tipo di tecnologia. Ci sarebbe tanto da discutere se questa sia la definizione corretta di intelligenza, ma accontentiamoci di questi assiomi tipici della Federazione Galattica. Il punto è che, per quanto intelligenti, la loro intelligenza non è direttamente rapportabile alla nostra: un ragionamento ariekeiano non è direttamente assimilabile a uno umano. Per capire quindi cosa dice uno di loro, non basta un semplice lavoro di traduzione, ma è necessario anche un cambio di prospettiva: se anche fosse possibile, una traduzione letterale di un discorso di questi alieni non avrebbe senso. In fondo, anche per le lingue umane troviamo difficoltà di questo tipo, eppure il nostro cervello è sempre lo stesso. Figuriamoci se ci troviamo a trattare con cervelli diversi, o magari con niente di paragonabile a un cervello.
Questo cambio di POV necessario agli umani per comprendere gli alieni si realizza in maniera diversa. Da una parte la scrittura degli Eptapodi permette a chi la impara di riprogrammare la sua percezione del tempo e iniziare a considerarlo non più come una sequenza, ma come un insieme unitario e circolare. Al contrario l'eptapode parlato risulta incomprensibile e irriproducibile per gli uomini, ma d'altra parte gli stessi alieni preferiscono usare il linguaggio scritto. Da parte loro invece gli Ariekei non hanno nessun tipo di scrittura. Per poter parlare con un Ariekei è necessario riprodurre il suo modo di parlare: serve una doppia voce che parli in contemporanea, diretta dalla volontà di un unico individuo. A questo scopo vengono creati gli Ambasciatori, coppie di cloni geneticamente ingegnerizzati e in seguito addestrati per pensare in maniera univoca, ed esser così risconosciuti dagli Ariekei come creature intelligenti (gli alieni faticano infatti a considerare le singole persone come esseri senzienti).
Si può in un certo senso considerare le lingue eptapode e ariekei come due estremi opposti di espressività, al centro dei quali si trova l'uomo. Gli Eptapodi scrivono con simboli circolari, senza un inizio e una fine, riflettendo la loro astrazione dal piano temporale come lo concepiamo noi; gli Ariekei invece sono totalmente privi di astrazione, la loro lingua può esprimere soltanto ciò che esiste ed è tangibile, tant'è che hanno bisogno di qualcuno che "impersoni" le loro similitudini per poterle utilizzare.
Se quindi in Arrival la lingua è un'arma, in Embassytown la lingua degli alieni è un'arma smussata, inefficace quando viene confrontata con modi di esprimersi più complessi come la lingua umana, che comprende similtudini, metafore e menzogne. Prima dell'arrivo degli umani non parlavamo, afferma a un certo punto uno degli Ariekei, dopo che con estremo sforzo è riuscito ad arricchire la sua lingua con questi elementi basilari, quasi scontati, del linguaggio umano. E proprio come succede alla protagonista di Arrival, l'acquisizione di questo nuovo strumento è sconvolgente, doloroso, e finisce per riscrivere l'intero schema mentale dell'alieno.
Non sappiamo in che modo la diffusione dell'eptapode cambierà la società umana, così come si vede appena l'inizio della sperazione tra significante, significato e referente ad Embassytown. Non ci è dato di sapere quindi quanto profondamente questa riprogrammazione possa influenzare l'evoluzione della civiltà e dei singoli individui. Ma entrambe le opere ci mettono davanti le potenzialità del linguaggio come mezzo per espandere la propria consapevolezza. Sarebbe inesatto parlare di intelligenza in senso stretto, e affermare che alla luce di tutto ciò gli Eptapodi sono più intelligenti degli Umani che sono più intelligenti degli Ariekei. Ma senza dubbio dal confronto tra modi così diversi di concepire la realtà possiamo imparare molto, più che sugli alieni (che, a ben pensarci, sono inventati) su noi stessi. Fortuna che c'è mamma fantascienza a farci pensare a queste cose.
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