Vittorio Catani - Il quinto principio

In un certo senso, questa recensione l'avevo promessa. Non in modo esplicito, ma quando per una settimana circa il mio blog si è infiammato dopo che mi ero scagliato contro la pessima qualità dei Premi Urania, tra gli intervenuti nei commenti c'era proprio Vittorio Catani, al quale ho detto: "in ogni caso quando l'avrò letto ti farò sapere. ma non posso sapere quando succederà, perché scelgo i libri con un criterio abbastanza casuale...". Era il 12 gennaio 2011. Ora, a distanza di tredici mesi, ho finalmente letto Il quinto principio e posso riferire al pubblico (e all'autore) le mie impressioni.

Il romanzo è ambientato qualche decennio nel futuro, in un 2040 e rotti in cui alcune attuali tendenze politiche, sociali e tecnologiche sono esasperate al limite. È una storia “corale”, con numerosi personaggi di differente estrazione che si muovono in contesti diversi, e ognuno dei quali contribuisce a dare un'idea del futuro distopico (non dichiaratamente tale, ma l'intenzione dell'autore è certamente questa) verso cui ci stiamo dirigendo. Delle varie sottotrame dei personaggi, alcune sono più rilevanti, e costituiscono la vera e propria ossatura del romanzo: un complotto organizzato per sovvertire l'ordine mondiale, ed eliminare i centri di potere che prosperano sulle spalle della popolazione mondiale praticamente schiavizzata. Nelle ultime fasi, alcune di queste sottotrame convergono, e i protagonisti, riuniti per questo scopo ultimo, lanciano il loro attacco. Questa in poche e spoilerfree parole è la trama. Passiamo ad approfondire i singoli elementi.

L'ambientazione: questo è uno dei fattori più interessanti. Catani è riuscito in un'estrapolazione convincente delle correnti che fluiscono oggi nel mondo. La tecnologia informatica è progredita al punto di dotare ogni persona di una “PEM” (Protesi Elettronica Mentale), una specie di telefono-computer applicato direttamente sul cranio. Un po' come se vi appiccicaste il vostro iPad dietro l'orecchio e lo controllaste col pensiero. La PEM è fondamentalmente un dispositivo di comunicazione, ma anche di potenziamento delle facoltà mentali (memoria, calcolo, eccetera), ma essendo un computer è sensibile anche ad attacchi esterni di virus o trojan, che possono aggredire non solo l'apparecchio ma anche il cervello stesso del suo possessore. Non ci sono altre strabilianti meraviglie tecnologiche, tranne qualche colonia extraterrestre all'interno del Sistema Solare, la cui esistenza viene però solo annunciata. Più elaborato è il contesto socio-politico del romanzo. Il mondo del 2040 è dominato da un'élite occulta di ultraricchi, che niente hanno a che vedere con i governi tradizionali (ancora nominalmente esistenti, ma di fatto impotenti), ma dirigono le sorti di tutto il pianeta smuovendo gli immensi capitali di cui dispongono. Questo limitato gruppo di persone è completamente estraniato dal resto del mondo, e vive a Città Grande, o Diaspar, un'enorme città-stato sospesa al di sopra della foresta amazzonica, la cui stessa esistenza è sconosciuta a tutti tranne che ai suoi occupanti. Questi ultimi vivono secondo principi puramente edonistici, traendo ogni forma di piacere resa possibile dal loro potere (ovvero: facendo tutto quello che vogliono). Il resto dell'umanità per loro non è altro che forza-lavoro, impiegabile per aumentare la loro ricchezza e rifornirli delle materie di consumo di cui hanno bisogno. Infine, a livello “ambientale”, c'è un altro fattore determinante: da diversi anni, il pianeta è sconvolto da fenomeni catastrofici e inspiegabili, quali smottamenti di interi continenti, colonne d'acqua alte chilometri, esplosioni della superficie terrestre. Questi “Eventi Eccezionali”, negati dalla scienza ufficiale, sono i primi indizi dell'emersione del “Quinto Principio” del titolo, di cui parleremo di più tra poco.

I personaggi sono numerosi. Tra i più importanti abbiamo Alex/Ehrlic, uno scienziato che si è volutamente rimosso la memoria dopo aver fatto alcune scoperte sconvolgenti, ricercato proprio per rendere conto dei studi eterodossi; Yarin, uno dei gigamiliardari appartenente all'élite di Città Grande, in continua trattativa per aumentare il proprio potere; Manu, un altro ricercatore che viene coinvolto da Laurì (moglie di Yarin) nello studio degli Eventi Eccezionali, e portato infine alla scoperta dei veri padroni del mondo; Mait, un rivoluzionario che insieme al suo gruppo ha intenzione di sferrare un attacco al Nuovo Ordine Mondiale. Oltre a questi, ci sono personaggi minori, “di contorno”, la cui funzione è principalmente quella di fornire ulteriori elementi del contesto. Salvo nelle ultime sessanta pagine circa, in cui Ehlric, Manu e Mait entrano in contatto per attuare il loro piano, tutti i personaggi si muovono indipendentemente in parti diverse del mondo, e per buona parte rimangono isolati dagli altri.

Adesso cominciano gli spoiler. Le cose iniziano a muoversi quando, dopo aver riacquisito parte dei suoi ricordi da scienziato, Ehrlic Goldfusenberg viene portato a Città Grande per essere processato come sovversivo. Convincendo la giuria di essere ormai un altra persona (Alex Pantega, l'identità fittizia che si era autoimposto), Ehrlic riesce a sfuggire, ed entra in contatto con un suo ex collega, che gli illustra alcune fondamentali scoperte. Innanzitutto lo porta a ricordare la teoria del Quinto Principio, da lui stesso elaborata. Si tratta di un Quinto Principio della Termodinamica, superiore quindi anche all'ipotetico Quarto Principio già formulato da scienziati come Boltzmann nel XIX secolo, secondo il quale le leggi fisiche che conosciamo non sono fisse, ma soltanto una manifestazione delle possibili combinazione di leggi che muovono l'universo. Devo ammettere che non mi è però rimasto del tutto chiaro quale sia il nucleo del Quinto Principio, se non l'affermazione che il Quarto possa portare a conseguenze imprevedibili e inspiegabili (come gli Eventi Eccezionali)... più una chiosa che un Principio a sé stante. La seconda rivelazione del collega di Ehrlic è un'apparecchiatura in grado di “traslare” il corpo umano in una specie di dimensione parallela, denominata “Mondo B”, un universo etereo, fatto di sensazioni e percezioni invece che di materia, ma del tutto reale. Dopo aver assimilato queste nozioni, Ehrlic è deciso a utilizzarle per mettere fine alla tirannia che ha potuto sperimentare direttamente a Diaspar, e per questo entrerà in seguito in contatto con Mait, elaborando un piano per eliminare i duecentodiciassette uomini più ricchi e potenti del mondo, grazie alla forza acquisita dall'unione di più menti in una “gestalt”, realizzata aprendo e sincronizzando le PEM di più individui. L'attacco funziona quasi completamente, ma non salva i protagonisti dalle ritorsioni dei cittagrandesi, che catturano di nuovo Ehrlic e il suo collega per processarlo... salvo poi essere fermati da un'immane ventata che abbatte Città Grande. Dopodiché, Manu e Laurì si fanno testimonial della campagna di trasloco nel Mondo B, e nell'epilogo si scopre che buona parte dell'umanità (o almeno di quella sopravvissuta) è passata a vivere dall'altra parte, mentre nel “Mondo A” si tira a campare.

Tiriamo le somme, ché ho già scritto troppo. Che cosa c'è di buono e cosa invece non va? Di convincente e interessante c'è sicuramente l'ambientazione, soprattutto per le sue implicazioni politico-sociali, che mi paiono quanto mai accurate e che, a distanza di pochi anni dalla pubblicazione, sembrano già iniziare ad avverarsi. Crisi economiche e impotenza dei governi, dominio del capitale e intoccabilità dell'élite: sono tutti elementi che già vediamo realizzarsi. In questo senso, Catani è riuscito a rendere tutto in modo valido, riuscendo anche a non peccare di infodump: se anche ci sono alcune sezioni dedicate alla descrizione del sistema, queste non sono pesanti e “gratuite”, ma ben inserite all'interno della (pur lunga) narrazione. Buoni sono anche la struttura e lo stile: i capitoli nominati coi nomi dei personaggi che seguono, e alternano i punti di vista che indirettamente si completano, così come una scrittura semplice e precisa, che in rare occasioni si fa pesante. I personaggi fanno sempre qualcosa, e non ci sono momenti morti, anche se in alcuni casi ci si chiede lo scopo ultimo (dal punto di vista del romanzo, non del personaggio) di raccontare quello che sta avvenendo. E questo è infatti uno dei primi elementi di dubbio: è comprensibile l'impostazione corale, ma nell'intera economia del libro alcune sottotrame appaiono praticamente irrilevanti. Mi riferisco ad esempio a Janko, l'avventuriero disperso nella voragine africana, o Auro, che investiga su un'apparente inversione di gravità che ha provocato numerose vittime, e soprattutto a Julien ed Hervé, che, presentati per la prima volta oltre pagina 300, sviluppano in tre brevi capitoli una storia del tutto limitata alla loro dimensione personale, che non aggiunge niente a quanto già illustrato in altre sezioni. Ma a voler guardare bene, anche tutta la prima parte delle vicende di Yarin, che all'inizio è uno dei personaggi più seguiti, non ha una grande importanza: i suoi tentativi di battere i suoi avversari per l'acquisizione del continente antartico non servono a molto altro che a farlo correre da una parte all'altra del mondo. Tutte queste parti, a mio avviso, non fanno che appesantire un romanzo il cui focus è ben altro. Paradossalmente, le vicende di questi personaggi avrebbero potuto funzionare come racconti a sé, ma nel romanzo perdono di incisività e annacquano il resto. Qualche riserva anche sull'esecuzione della trama centrale. Ovvero: anche accettando che si possa annientare una tirannia uccidendone i capi, alla fine dei conti Città Grande viene abbattuta da un Evento Eccezionale... e nemmeno questo ha più molta importanza, perché quasi tutti si trasferiscono nel Mondo B. Questo sembra invalidare gli sforzi dei protagonisti, nonostante il successo: a che è servito battersi contro il Sistema, se tanto la facile alternativa è la fuga in un mondo alternativo, in cui si sta tanto meglio? E ci sono anche alcuni elementi lasciati in sospeso: la natura stessa degli Eventi Eccezionali, che misteriosamente dopo la rivoluzione di Mait svaniscono, l'origine delle “Ombre” che iniziano a manifestarsi, e una moltitudine di piccoli dettagli che vengono accennati ma di cui poi non si conosce la conclusione (come le storie dei personaggi minori). Infine, va anche rilevato che non sempre i personaggi sembrano agire coerentemente con le loro motivazioni: mi riferisco ad esempio a Yarin, che nonostante abbia le risorse per acquistare un intero continente non riesce a proteggersi da banali attacchi dei suoi nemici, o a Manu che inizia una ricerca spronato da Laurì per poi abbandonarla senza soluzione. Senza considerare la sordida condotta sessuale di tutti i personaggi: non ce n'è uno che non si impegni in almeno una scena di sesso, in alcuni casi piuttosto “estremo”. In particolare tutte le donne (letteralmente tutte, anche quelle introdotte di sfuggita di cui si conosce appena il nome) si prestano e incitano gli uomini a farsi montare ripetutamente. Sia chiaro, non è un fatto di bigotteria, ma l'elemento sessuale mi è sembrato forzato, e ripetuto così tanto da risultare irritante, come un tentativo di “sporcare” la storia. Ultima nota: ho trovato i nomi dei personaggi per la maggior parte ridicoli, un misto tra abbreviazioni bimbominkia e username di World of Warcraft... ma questo è un probabilmente un mio problema personale.

In definitiva: Il quinto principio è un romanzo complesso e denso, e anche piuttosto lungo. Riesce a delineare bene un futuro probabile, e lo fa con precisione. Crea una trama principale valida, ma sembra non essere in grado di concluderla come meriterebbe, ricorrendo a scappatoie e deus ex machina proprio quando la risoluzione è imminente. Consuma troppe risorse seguendo vicende poco rilevanti, che avrebbero potuto essere economizzate per dare maggior risalto al nucleo della storia. La scrittura è comunque buona, e molte delle nozioni offerte risultano interessanti. La lettura forse non è molto facile, non tanto per la pesantezza del testo, che invece è quasi sempre scorrevole, ma per la densità e varietà dei concetti e l'ampiezza del contesto raccontato. In ogni caso, devo ammettere che si è trattato di una buona lettura, e devo riconoscere all'autore di essere a un livello decisamente superiore (sia nella costruzione di trama, sia nello stile adottato) agli standard di cui mi lamentavo nel post che è stato l'origine di questo. Sicuramente, parlando di “fantascienza italiana”, questo romanzo ha più diritto di entrare a farvi parte di molti altri letti negli ultimi tempi.

3 commenti:

  1. Questo post mi ha fatto ricordare che tra i miei Galassia preferiti vi è "L'eternità e i mostri", sempre di Catani. Se non lo hai letto, mi sento di consigliartelo. Lo trovi a pochi euro su ebay...

    RispondiElimina
  2. Ho visto su Anobii che hai dato 2/5 a "Come ladro di notte" di Miglieruolo. Un libro che "mi combatte", delle cui prime 100 pagine si capisce poco, ma che alla fine mi ha lasciato tanto. Ma è il bello della lettura, una cosa piace a me e ate no e vicevera. :-)

    RispondiElimina
  3. riguardo Miglieruolo, ammetto che un certo fascino ce l'ha, ma davvero a fine lettura non avevo idea di quello che era successo! tant'è che se non ricordo male nella nota finale viene rispiegata tutta la trama, come ad ammettere che non è per niente chiara.

    RispondiElimina