
Come avevo già segnalato nel
rapporto letture precedente, già a maggio avevo iniziato a leggere
Steampunk! - Vapore Italico un'antologia realizzata dalle
Edizioni Scudo in cui è incluso
anche un mio racconto, che per inciso è arrivato ai quarti di finale del
Circo Massimo da poco concluso. Il libro si presenta in un formato molto accattivante, con grandi tavole a colori dedicate a ogni racconto, ed è sicuramente un bell'oggetto, degno di un'iniziativa mai realizzata prima in Italia. Lo steampunk c'è, e tra grandi macchinari, mutanti metropolitani e personaggi storici rievocati in chiavi ucroniche, si riesce a respirare il vapore che fa muovere tutto in quest'epoca perduta (nel senso: mai esistita). I racconti sono di media qualità, in effetti non ho notato punte di eccellenza, ma nel complesso si riesce a leggere bene, anche se ho storto un po' il naso di fronte a qualche componente un po' troppo "esoterica", che con lo steampunk non dovrebbe avere grande affinità. E purtroppo, c'è da rilevare anche una certa frequenza di refusi. Questo mi porta a non potergli assegnare più di un
voto: 6.5/10
Deve essermi rimasta la voglia di antologie italiane dedicate a un genere specifico, perché in seguito allo steampunk mi sono buttato sul
connettivismo (che poi sarebbe una derivazione/contaminazione del cyberpunk, quindi sempre di punk si tratta).
Supernova Express, uscito alcuni anni fa per
Ferrara Edizioni, raccoglie racconti di breve-media lunghezza di alcuni degli autori "di spicco" del movimento connettivista. Lavori di qualità discreta, scritti con mestiere, e capaci in genere di catturare il lettore, sicuramente al livello di tanti concorrenti stranieri. Ma quello che manca a questa antologia-manifesto, è una vera unità d'intenti. Per essere la raccolta che dovrebbe inaugurare e presentare al mondo il connettivismo, non è così efficace: arrivati alla fine, ci si continua a chiedere quali siano i temi e le intenzioni del momento. I racconti sono buona fantascienza, che spesso tratta argomenti post-cyberpunk, descrivendo un mondo dominato dall'informazione che ormai non è più tanto difficile da immaginare. Non basta che le caratteristiche vengano elencate nell'introduzione da Giovanni De Matteo e Valerio Evangelisti: dalla lettura, queste non emergono.
Voto: 7.5/10

E dopo il connettivismo... sono rimasto sul connettivismo. Infatti è proprio in
Crociera nell'infinito (o meglio:
The Voyage of the Space Beagle) che
Alfred Elton Van Vogt inventa questa scienza, che consiste nell'unificazine di tutte le altre discipline [nota a margine: il connettivismo di cui parlo sopra non ha niente a che vedere con questa "scienza"; la parola è stata solo scelta come evocativa da parte dei fondatori del movimento], e forse a livello subliminale questo spiega come mi sia venuto in mente di prendere in mano questo libro nella sua edizione Urania Collezione. Si tratta di quattro racconti ambientati su un'astronave, la
Space Beagle (il riferimento alla
Beagle su cui viaggiò Darwin è voluto), in ognuno dei quali l'equipaggio si trova a dover fronteggiare un "mostro spaziale" dai poteri diversi e sempre più letali per le persone o l'umanità o l'universo. Insomma, racconti alla "monster of the week", che infatti erano stati scritti inizialmente per essere pubblicati sulle riviste pulp dell'epoca, e solo in seguito unificati. Avevo già letto
Coeurl, il primo dei quattro, e gli altri sono piuttosto simili come struttura. In fin dei conti la lettura è piacevole, perché Van Vogt sa come creare suspence (usava una tecnica ben definita a questo scopo) e le creature hanno quell'aspetto misterioso e distruttivo che le fa apparire affascinanti. Sarebbe meglio se l'autore non tendesse a dare lezioncine sul "bene più grande", in questo già pericolosamente vicino alla dianetica di cui poi è diventato un fervente sostenitore. Tra l'altro, Van Vogt era convinto che la sceneggiatura di
Alien fosse un plagio dei suoi racconti (un po'
Coeurl e un po'
Ixtl). Ha perso la causa, ma l'impressione rimane. Voto:
7.5/10

Non pago delle antologie di autori italiani, mi sono voluto fare anche
Sognando mondi incantati, raccolta di racconti finalisti di alcune edizioni del
Trofeo RiLL, con il quale
io stesso ho avuto recentemente a che fare. Ho già letto altre pubblicazioni di questo concorso, e l'impressione generale è sempre la stessa: buoni racconti, anche se senza nessun capolavoro. Interessante notare come la qualità dei lavori dei partecipanti al Trofeo non è inferiore a quelli dei giurati, che si presume abbiano una maggior professionalità.
Voto: 7/10

Dopodiché ho deciso che con la roba italiana avevo già fatto abbastanza, e mi sono fatto un'iniezione di esterofilia. E cosa c'è di meglio di una buona raccolta di racconti di fantascienza in lingua originale?
The Solaris Book of New Science Fiction è un'antologia realizzata alcuni anni fa dalla casa editrice
Solaris con l'obiettivo dichiarato di ridare alla
short story di fantascienza la centralità che merita, in quanto forma originaria in cui la SF si è sviluppata. E l'obiettivo è centarto, perché le storie qui presentate sono davvero buone: ma ci si poteva aspettare altro da autori come Neal Asher, Stepehn Baxter, Mike Resnick, David Gerrold...? I temi variano, dall'invasione aliena alla guerra batteriologica, dalla space opera alla guerra futuristica, e il tono pure, con alcuni racconti che possono essere considerati quasi delle parodie. Ma nel complesso sono tutti azzeccati, e alcuni davvero ottimi, come
Cages e
Third Person.
Voto: 8/10

E si conclude in una parabola ascendente, con un romanzo di
Philip K. Dick che molti potrebbero conoscere in seguito al film che ne è stato tratto (e graziaddio non hanno fatto una nuova edizione con in copertina le immagini del film):
Un oscuro scrutare, noto ance come
A scanner darkly. Ora, io non sono un fan assoluto di Dick. Per dire, le pecore elettriche non è che mi siano piaciute tanto. Ma devo riconoscere che questo tizio sapeva scrivere, e che in pochi riescono come lui a trasmettere un'inquietudine tanto profonda, eppure vaga, inafferrabile. In questo romanzo, che come dice l'autore stesso non è di fantascienza (l'unica invenzione introdotta è la "tuta disinidividuante"), la storia dell'agente incaricato di sorvegliare se stesso mentre si perde nei suoi trip di Morte (il rassicurante nome della droga diffusa nel libro) arriva a una catarsi di alienazione quando il protagonista si trova autenticamente scisso in due persone diverse, e poi anche tre, e chissà quante altre. Il tutto mentre i suoi amici altrettanto assuefatti si perdono ognuno a suo modo nella droga, con comportamenti che se in alcuni casi risultano comici, in altri sono davvero drammatici. In un certo senso,
Un oscuro scrutare si potrebbe considerare la controparte dickiana del
Pasto nudo di Burroughs, anche se con un impianto molto più solido, e quindi, forse, migliore.
Voto: 8/10
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