Pochi giorni fa è comparsa su Netflix la quarta stagione di BoJack Horseman, serie animata ideata nel 2014 da Raphael Bob-Waksberg e prodotta dalla stessa Netflix che ha come protagonista il BoJack del titolo, un uomo-cavallo (in un universo in cui umani e animali antropomorfi convivono normalmente) star di una sitcom degli anni 90, che si sforza per mantenere viva la propria fama vent'anni dopo il successo e dare un senso alla sua vita. Ho scoperto la serie l'anno scorso, quando erano già disponibili le prime tre stagioni, e sto centellinando le puntate di questa quarta, perché sono contrario per principio al binge watching (o al binge-qualunque cosa, per la verità).
BoJack Horseman si presenta come una commedia, con episodi leggeri e ricchi di gag, spesso incentrate sul mondo dello spettacolo e tutto quanto vi gravita intorno. Con il procedere delle puntate inizia però un cambio di tono, e si vira verso il dramma, o quanto meno il dramedy, soprattutto seguendo il tentativo di BoJack di uscire dal tunnel di insoddisfazione e depressione della star in declino, che trascina tanto lui quanto chi gli sta intorno in un baratro di colpa e autolesionismo. Hollywood (o Hollywoo senza la D, come diventa ben presto nella prima stagione) viene rappresentata come una macchina spietata che fagocita e macina la vita delle persone che ne fanno parte, e in qualche modo tutti i personaggi principali sono compromessi dal loro ruolo nello show business.
Questo nucleo della serie mi ha portato a considerare che BoJack Horseman si può considerare, con le dovute proporzioni, una versione hollywoodiana della nostrana serie Boris. Boris è una serie italiana ormai diventata di culto, ambientata sul set di una brutta fiction italiana, in cui si viene a conoscere tutto il mondo di attori, autori, produttori e tecnici che gira intorno alla produzione di una brutta serie tv italiana. Nel cast di Boris ci sono molti nomi che proprio dalla fiction italiana sono emersi, ma che appaiono qui in una luce del tutto diversa (in senso letterale e metaforico), a dimostrazione di come spesso gli attori cani (presenti anche in BoJack Horseman, ma lì sono cani per davvero) non siano il vero problema di queste fiction.
Prima di provare a elencare le attinenze tra le due serie, chiariamo un punto importante. Il protagonista di Boris non è Alessandro, lo stagista che fa da narratore e punto di vista iniziale nella prima stagione: il protagonista è René Ferretti, il regista straordinariamente interpretato da Francesco Pannofino, che prima di questa performance era conosciuto principalmente come doppiatore. Tutti i nodi principali della trama, soprattutto dalla fine della prima stagione al (non riuscitissimo) film, convergono su di lui, mentre gli altri personaggi sono comprimari. Ma è Ferretti il personaggio di cui seguiamo l'arco di sviluppo e delle cui azioni ci importa davvero qualcosa.
Ora, è evidente che BoJack e René non sono del tutto assimilabili, ricoprono ruoli e hanno atteggiamenti diversi. BoJack è manipolatore ed egocentrico; René pavido e disilluso. Eppure entrambi si ritrovano incastrati in una posizione che sentono non gli appartiene, e hanno il proposito di cambiare se stessi e il loro mondo, cercando di fare qualcosa di buon e di meglio. BoJack ci prova interpretando il ruolo del suo eroe di gioventù Secretariat, René tenta in tutti i modi di fare buona televisione invece della solita merda a cazzo di cane che gli viene richiesta. Entrambi sono però destinati al fallimento, tanto per la loro incapacità di superare i loro personali limiti quanto per la pressione esercitata dall'esterno, che li costringe a ripetere gli stessi errori. Entrambi quindi, pur essendo in apparenza apprezzati dagli altri, si sentono vuoti e persi, e sono in cerca di una via d'uscita da questo circolo autodistruttivo.
Anche altri personaggi principali delle due serie possono essere accostati tra loro. Diane in BoJack ha qualcosa di Arianna di Boris: la ragazza forte, che cerca di mantenere il controllo e far funzionare le cose come dovrebbero, ma si scontra con la superficialità con cui gli altri affrontano i problemi. Mr Peanutbutter ha dei tratti in comune con Stanis LaRochelle, un attore a suo agio con se stesso, che non si pone problemi su ciò che lo circonda e sembra vivere sempre a favore di telecamera. Princess Carolyne può per certi versi assomigliare a Diego Lopez: entrambi si muovono nei meccanismi che stanno dietro il set, cercando far girare gli ingranaggi e trovare la miglior combinazione possibile. Todd e Alessandro sono entrambi degli estranei dell'ambiente, anche se reagiscono alle novità in maniera del tutto diversa. La quantità di personaggi secondari e comparse per entrambe le serie è elevata, per cui è complicato tratteggiare uno per uno i ruoli, ma si possono trovare molte similitudini di questo tipo.
È importante notare che Cinecittà non è Hollywood, per cui la componente parodistica e satirica differisce molto nelle due serie. Boris è profondamente italiana, e un pubblico diverso non potrebbe mai capire i riferimenti alla cultura pop e al contesto sociale che contiene, mentre il mondo del cinema americano è più conosciuto al di fuori, per cui BoJack Horseman risulta fruibile anche al di fuori della California. Ma come dicevo prima, considerando i giusti rapporti tra i due ambienti, si può notare che molte dinamiche si ripetono in modo simile. Anche gli archi narrativi seguono percorsi simili, basta pensare al tentato riscatto artistico di René e BoJack, oppure alla commistione tra spettacolo e politica.
Boris nel corso delle stagioni ha mantenuto un tono più leggero, continuando a essere principalmente una commedia, ma non per questo superficiale, in quanto il livello metanarrativo di una serie sulla produzione di una serie aggiune in molti casi una dimensione ulteriore. Dall'altra parte BoJack Horseman proseguendo riesce a toccare temi più universali e si fa decisamente più cupa, arrivando alla morte di alcuni personaggi principali e sfiorando quella del protagonista stesso. Ma in entrambe rimane sempre viva l'idea di sdrammatizzare anche le situazioni più tragiche, tanto che nella presente stagione di BoJack (no spoiler qui!) l'evento tragico della precedente è già diventato una farsa.
Il titolo di questo post naturalmente non vuole insinuare che BoJack Horseman sia un plagio di Boris. Ma è evidente che due show che partono da premesse simili, cioè mostrare la vita dei protagonisti riconosciuti e più nascosti del "mondo dello spettacolo" porta a situazioni e personaggi simili. Per cui, a mio avviso chi ha visto una serie non potrà non apprezzare l'altra, e viceversa. Quindi, alla fine dei conti, prendete questo post come un lungo e articolato consiglio di visione. Peraltro, sono entrambe disponibili su Netflix, quindi vista una si può passare agilmente all'altra. Ma niente binge watching, mi raccomando.
Nessun commento:
Posta un commento