L'affaire Bello Figo, o moriremo di serietà

Nei giorni scorsi mi è capitata sotto gli occhi la notizia che un altro concerto di Bello Figo è stato annullato per le pressanti minacce rivolte al rapper e ai gestori del locale in cui avrebbe dovuto esibirsi, in seguito alle quali è stato deciso per ragioni di sicurezza l'evento non si poteva svolgere. È il quarto-quinti caso da qualche mese a questa parte, e dimostra il crescente clima di ansietà e aggressività sociale che...

Stop.

Conoscevo marginalmente la vicenda già da qualche mese, per cui quando mi è arrivato questo aggiornamento sapevo già di cosa si parlava, e seguendo le reazioni pre e post mi sono sorte una serie di riflessioni, che penso valga la pensa condividere.

Rewind.

Partiamo dall'inizio. Bello Figo (in precedenza noto anche come Bello Figo Gu o Gucci Boy) è un ventitrenne di origine ghanese che da anni "canta" pezzi parodistici di rap demenziale, in cui senza alcun criterio musicale (ritmo, metrica, equalizzazione, rima) propone testi al limite del nonsense, spesso volgari e con un lessico da immigrato macchiettistico (come i Vu Cumprà delle barzellette), il tutto con l'atteggiamento di strafottenza e swag tipico appunto di certi ambienti del rap. Il ragazzo è attivo da diversi anni, e piuttosto noto dagli amanti del trash, al pari di altri personaggi come Giuseppe Simone e Rosario Muniz (punto di riferimento in questo senso sono le interviste di Andrea Diprè). Questa contestualizzazione è fondamentale per comprendere il seguito, per maggiore chiarezza metto anche il video di una delle sue hit maggiori, Pasta con tonno.


Bello Figo è diventato un personaggio pubblico, uscendo dalla cerchia relativamente ristretta dei cultori di questo genere di assurdità, quando per qualche ragione è stato invitato come ospite alla trasmissione di attualità Dalla vostra parte di Rete 4, in una puntata che esponeva per l'ennesima volta il problema dell'integrazione dei migranti e le problematiche derivanti dalla gestione degli sbarchi di rifugiati/clandestini. Messo davanti a cittadini indinniati e Alessandra Mussolini, il testo di alcuni suoi pezzi come Non pago affitto e Referendum costituzionale (era qualche settimana prima del voto) lo hanno fatto passare come un ambasciatore arrogante delle pretese degli immigrati (alloggio in albergo, wi-fi, diritto di voto, figa bianca). È da allora che la sua fama ha subìto un'impennata e al tempo stesso ha iniziato a ricevere minacce, tanto che molte sue performance live sono state cancellate.

Questo è lo stato dei fatti. Passiamo alle interpretazioni.

Ciò che mi turbava (e quindi la ragione di questo post) è che molti degli interventi a favore di Bello Figo mi sembrano clamorosamente fuori bersaglio. Coloro che si sono schierati in sua difesa, tra cui esimi giornalisti e meno qualificabili opinionisti di vario genere, ci tengono a sottolineare quanto sia preoccupante che il ragazzo riceva minacce di carattere razzista così gravi e nessuno intervenga. Possibile che nel 2017 nell'Italia democratica un cantante non possa fare un concerto? Dov'è finita la libertà di espressione, come si può impedire a un'artista di...

Stop.

Rivediamo la biografia di Bello Figo: il problema non è impedire a un cantante di esibirsi, o almeno, non è il punto centrale della questione. Perché se così fosse, sarebbe un problema di "semplice" razzismo, qualcosa che esiste, ma che raramente si manifesta a questi livelli. Attenzione, non voglio minimizzare un problema che sembra in crescita e potrebbe avere forti ripercussioni sull'assetto sociopolitico dei prossimi anni. Ma voglio evidenziare che in questo caso, il razzismo non è il punto centrale: perché altrimenti la gente insorgerebbe anche per i concerti di Fifty Cent perché non vogliamo un negro che canta nella nostra città. Con Bello Figo non è questo che sta succedendo, l'indignazione deriva dai suoi testi, quelli che si focalizzano appunto sugli stereotipi e le leggende populiste diffuse sugli immigrati.

Il ragionamento è questo: quello dice che i clandestini non vogliono lavorare e li dobbiamo mantenere noi, non lo vogliamo a cantare nella nostra città.

Sta qui il cortocircuito di quelli che vogliono difenderlo. Io non metto in discussione la loro causa, e per quanto vale anch'io sono pro-Bello Figo. Ma la ragione è un'altra: non stiamo difendendo la libertà di espresione di un'artista satirico, stiamo soltanto constatando che gente, non fa sul serio! È come se la comunità degli indiani d'america si indignasse per Arrapaho degli Squallor.

E mi preoccupa in un certo senso il fatto che questo punto cardine della vicenda sia travisato tanto dall'accusa che dalla difesa. Perché se anche tutti riconoscono che i suoi "testi" sono provocatori, con questa linea di ragionamento non si può validamente rispondere a chi obietta che allora la stessa libertà di espressione va concessa alle parate di ispirazione nazista: se lui può dire che i negri hanno diritto al wifi, perché loro non possono dire che i bianchi ne hanno più diritto? La differenza cruciale è che loro fanno sul serio.

Ma davvero dobbiamo trattare tutto con tale serietà? Davvero, su entrambi i lati, non si può riconoscere semplicemente che Bello Figo è un cazzone, un megatroll che si diverte a blaterare stronzate per gente che apprezza questo genere particolare di idiozie? Ma ci vuole così tanto a rendersi conto che le sue non sono vere canzoni, che lui non è un rapper, e che lo si può definire "artista" soltanto se si estende questa definizione fino a includere nuove figure professionali come gli youtuber? Quanto bisogna essere superficiali se guardando uno dei suoi video si pensa che lui creda davvero in quello che fa, ritiene davvero di fare della buona musica? Quanto bisogna essere ignoranti (mi verebbe da usare la locuzione "analfabeti funzionali", ma ormai è troppo inflazionata e ha perso la sua efficacia) per non rendersi conto che uno che dice Mattarella ci ha detto di venire per votare PD, Renzi ci ha promesso la figa bianca sta evidentemente dicendo delle assurdità, e che come tali vanno prese? Non lo dico per sminuire il lavoro di Bello Figo, di cui personalmente apprezzo a piccole dosi l'umorismo assurdo, ma perché mi sembra evidente che la contestualizzazione è importante. Non dico che deve piacere né che deve far ridere per forza, ma che andrebbe preso per quello che è fin dall'inizio.

E la cosa che trovo insopportabile è che se da una parte si può pensare che sia "normale" che certa giente non arrivi a comprendere la differenza tra assurdo e reale, lo stesso non dovrebbe valere per i paladini della libertà di espressione, quelli che hanno sollevato gli scudi per difendere un artista di colore ostracizzato dalla comunità. In questo vedo una ancora più pericolosa deriva di serietà, incapacità di cogliere quando è il caso di riconoscere semplicemente: gente, ci sta solo prendendo per il culo.

L'altra possibilità è che tutti questi (Bello Figo, il suo fortunatissimo agente, oppositori e difensori) in realtà capiscano bene la vicenda, e semplicemente decidono di sfruttarla per cavalcare l'onda e guadagnare visibilità, in una corsa alla strumentalizzazione che si autoalimenta. E non so quale delle due ipotesi sia la peggiore.

2 commenti:

  1. Il problema è che sia chi lo critica che chi lo difende lo sta trattando da ghanese provocatore, mentre lui è in Italia da quand'era bambino o adolescente. Va considerato un italiano idiota, al pari di altri per i quali tu non avresti speso né un post né io un commento.
    L'unica possibile criticità è che tra quelli che lo prendono sul serio ci possa essere qualcuno che - a differenza di altri - senza demerito non capisce che di idiozia, di provocazione, di assurdo si tratta. Per fortuna che nei centri di accoglienza lavorano operatori che leggono il tuo blog! :P

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    1. ah certo, lo so che anch'io sto alimentando il circolo della "visibilità". ma tanto in questi casi come ti muovi pesti una merda, per capirsi...

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