Oh, ma com'è che qui siamo alla fine del mese e ancora non abbiamo fatto un rapporto letture del mese prima? Me ne sarò dimenticato? Forse non ho letto nulla? Può essere che sia finito al gabbio e non ho accesso a internet? No invece, niente di tutto questo. Il mondo continua a girare, e i report sulle letture mensili fioccano. Per ora.
Primo da segnalare è Central Station, un non-proprio-romanzo di Lavie Tidhar, autore multiforme che si sta facendo notare negli ultimi anni nell'ambito della sf. Dico che non è proprio un romanzo perché si tratta di una composizione di racconti, tutti incentrati su personaggi diversi che si muovono nella Central Station del titolo, cioè lo spazioporto che sorgerà a Tel Aviv tra qualche decennio. Ora, siccome ho già fatto un esame abbastanza corposo nel mio articolo per Stay Nerd, non mi voglio ripetere troppo e rimando a quello per l mie impressioni generali. Aggiungo solo che per come ne avevo sentito parlare in giro mi aspettavo qualcosa di diverso, di imprevisto e rivoluzionario, invece al contrario questo libro costruisce proprio a partire dai topoi della sf. Lo fa in modo intelligente e gradevole, quindi non è un male, ma l'hype mi aveva portato a pensare tutt'altro. Una piccola annotazione anche sulla traduzione che presenta diversi refusi e imprecisioni, con una Carmel che a volte diventa Carmen e qualche inglesismo, ad esempio "pretend" tradotto come "pretendere" oppure "i see" tradotto come "vedo" invece di qualcosa tipo "capisco". Non inficiano granché la lettura ma è un po' come trovarsi in bocca la sabbia mentre mangi le cozze. Voto: 7.5/10
E siccome più o meno insieme a Central Station era uscita anche un'altra raccolta sempre di Lavie Tidhar, mi sono letto anche Terminale Terra così da rimanere nello stesso territorio. In questa raccolta le storie sono tutte slegate tra loro, ma si riferiscono comunque alla "mitologia" che emerge da Central Station, con concetti, eventi e riferimenti al nucleo narrativo della serie. In un certo senso alcuni racconti guadagnano dal fatto di prendersi un respiro più ampio rispetto a quelli dell'altro libro, perché non si ha più la sensazione di trovarsi a girare sempre intorno alle solite vicende. L'ultimo racconto, una sorta di Truman Show nell'epoca post-social fino ai confini del Sistema Solare, è davvero d'impatto. Voto: 7/10
E per concludere proseguo la mia lettura in differita di Robot, questa volta con il numero 82. Come semrpe una mixed bag, tra autori italiani e internazionale il livello qualitativo sale e scende. Il racconto di Amal El-Mohtar per quanto suggestivo mi è parso fin troppo didascalico (e a voler essere pignoli non ha niente di fantascienza), poco dopo quello di Maurizio Cometto sembra contraddire i temi di fondo del precedente quando risolve il suo climax in un rapporto sessuale molto al limite dello stupro e/o zoorastia (e a voler essere pignoli non ha niente di fantascienza). Elena Di Fazio propone un misto tra loop temporale/universo parallelo/infezione zombie da funghi, un insieme curioso ma con buone potenzialità, se non fosse che si basa su due protagonisti che sembrano cercarsi ossessivamente anche se non sembrano così legati. Charles Stross riscrive la guerra fredda mettendoci di mezzo i Grandi Antichi, sfruttando atmosfere simili a quelle della sua serie della Lavanderia. Daniele Brolli si porta a casa la storia più convincente, un racconto che si muove abilmente sul filo del non detto, con giovani protagonisti che si confrontano con un mondo letteralmente in disfacimento. Gli articoli devo ammettere che non li ho nemmeno letti tutti, perché pagine e pagine di approfondimento su una serie tv (che oggi c'è, domani puff!) francamente mi sembrano uno spreco per una rivista trimestrale, ma qui probabilmente è un problema mio.
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