Yay, le ferie! Yuppi, il momentaneo distacco che il capitalismo concede ai suoi piccoli schiavi affinché possano illudersi per un altro anno di disporre della propria vita e di poter occupare il proprio tempo con le cose che gli piacciono di più! Che epoca d'oro che viviamo, eh? Comunque, anche questo mese si è letto, e in fondo non poco.
Cominciamo non benissimo con Houdini - passione oscura, che già come titolo non è così accattivante e la copertina lo fa sembrare un po' un erotosadochicklit. Questo romanzetto di Lisa Mannetti racconta in parte la storia di Houdini attraverso il punto di vista di una delle sue assistenti. Il nucleo principale della storia ruota intorno alla morte di Houdinni, avvenuta a quanto pare per mano dei circoli di occultismo che lui si adoperava a smascherare. Ma c'è anche tempo per flashback e flashforward, nella vita della protagonista, in cui vediamo quando e come la presenza di Houdini ha fatto la differenza. Il tutto però è estremamente confuso. Ora, io non avrò il QI di Moriarty ma riesco a seguire trame complesse e non lineari. Qui però mi sembra che ci sia solo miscuglio e contraddizione: non si capisce bene quando si racconta il passato, quando il presente; non è chiaro se la magia esiste e funziona davvero, se ci sono mondi ultraterreni che possono essere contattati; se (diotipregono) alla fine è tutta un'illusione di una matta chiusa in manicomio. Probabilmente conoscendo il personaggio e la storia di Houdini si potrebbe trarre molto di più da questo racconto, ma per me che so ben poco al di là del suo nome è sembrata una serie sconclusionata di eventi, non sempre rilevanti. Voto: 5/10
Allora proviamo a tornare su qualcosa con sui sono più a mio agio: Francesco Verso ha da poco pubblicato la prima parte di un suo nuovo romanzo, I camminatori. È una storia di transumanesimo imminente, che parte dalle borgate di Roma e mette le basi per un ampiamento del contesto (è già previsto un secondo volume). C'è da dire che le premesse fantascientifiche su cui si basa la storia sono piuttosto forti: la possibilità di utilizzare nanomacchine per potenziare il corpo umano, al punto di rendere l'alimentazione quasi superflua. Non è mica poco. Ma a partire da questo, Verso costruisce una trama postdatapunk che coinvolge personaggi di ogni risma, una piccola rivoluzione che parte da una comune che vive negando i postulati della società capitalista. La storia è ricca di speculazione e spunti di riflessione, ed è in ultima analisi positivista: si potrebbe definire per questo Francesco Verso il Neal Stephenson de noantri, non in senso dispregiativo ma per come la dimensione speculativa sul futuro è calata nel contesto dei borghi che conosciamo. Sapete il discorso dei dischi volanti a Lucca, no? Qua e là si sarebbe potuto asciugare un po' di infodump, ma lo stesso si può dire appunto di Stephenson, e nessuno ha avuto shock anafilattici a leggere Seveneves, che io sappia. Questo primo volume è un'ottima base per la seconda parte, che ritengo possa svilupparsi in direzioni ancora più interessanti. Voto: 7/10
Rimaniamo nell'ambito della fantascienza, ma qualcosa di più insolito. The Only Harmless Great Thing è poco più che un racconto, dell'autrice pressoché sconosciuta Brooke Bolander. Ma è una storia ricca di fascino e di implicazioni, di quelle che riescono a suscitare molto grazie a quello che non dicono. La si potrebbe definire un'ucronia, e il punto di divergenza storico è che gli elefanti sono creature intelligenti e pensanti, cosa che in effetti sono davvero, ma in questo caso hanno la capacità di comunicare anche con gli umani, attraverso il linguaggio dei segni della proboscide. La pratica è talmente diffusa che esistono corsi di elefantico nei licei, ed esistono mediatori culturali e ambasciatori tra gli umani e le Matriarche. La storia si svolge in due epoche, tra gli inizi del novecento, quando gli elefanti sono schiavizzati e usati nel lavoro in miniera, e l'epoca attuale, dove una ricercatrice cerca di stabilire un accordo con gli elefanti dopo che decenni di schiavismo hanno compromesso i rapporti tra le due specie. Tre le protagoniste c'è Topsy, il famoso elefante che fu elettrificato sulla pubblica piazza da Edison per dimostrare la pericolosità della corrente alternata di Tesla. Qui però la storia di Topsy è diversa, e si lega a quella di una ragazza malata e anch'essa schiava di una vita di cui non può disporre. Come dicevo il racconto è pieno di suggestioni, soprattutto perché concede sprazzi nella cultura degli elefanti, tramandata attraverso le canzoni delle Madri. Forse la parte nel presente è fin troppo abbozzata, riesce appena a mostrare qualche immagine del mondo contemporaneo ma non fornisce un vero e proprio contributo, tant'è che della ricercatrice stessa si sa molto poco. La fine arriva un po' all'improvviso, e anche se si capisce cosa voglia dire, forse qualche pagina in più per rimarcare le idee avrebbe reso il tutto più equilibrato. Comunque un ottimo lavoro, una storia che parla di valori e sentimenti universali, indipendenti dalla specie. Voto: 8/10
Rimaniamo sulla forma breve, che è ciò di cui si occupa per definizione la casa editrice Racconti Edizioni, che tenevo d'occhio da tempo ma non avevo ancora provato. Il primo esperimento l'ho fatto con Il vizio di smettere, raccolta di Michele Orti Manara. Si tratta di testi brevi, in media una decina di pagine ma anche meno, stile moderno e accattivante, di quelli che non usano i dialogue tag. Ogni racconto in sostanza presenta un personaggio, che è una persona comune, in una situazione comune, con tante piccole ossessioni (vizi?) come quelle che abbiamo tutti. Per lo più giovani, cresciuti in provincia, con qualche difficoltà a trovare una collocazione nella società secondo le aspettative degli altri. Sono ritratti interessanti, con qualche frase degna di essere citata, però per la maggior parte sono solo ritratti, nel senso che non ci sono vere e proprie storie dietro. Ci viene presentato il protagonita, la sua sitauzione e qualche aneddoto, passato o presente: la morte del fratello, l'incidente in bicicletta, l'incontro con una ragazza, la conversazione col padre... cose del genere. Il protagonista viene delineato bene, capiamo subito di che persona si tratta e cosa lo condiziona, ma poi il racconto finisce, e tutto è come prima. Un ritratto, appunto. C'è una notabile eccezione, il racconto più lungo della raccolta, Una vita in venti minuti, dove invece avviene un sensibile sviluppo dei due personaggi principali, il famoso presentatori televisivo e sua figlia con cui da tempo ha interrotto i rapporti. Questo peraltro è un racconto che potremmo inquadrare come weird, visto che parte dalla premesse di un uomo che ha dei fili che gli partono dalle braccia e lo collegano al cielo. In definitiva, la raccolta merita, però in alcune occasioni lascia un po' insoddisfatti, perché viene da pensare cosa avrebbe potuto essere se questi personaggi, così vivi e così vicini, avessero davvero fatto qualcosa o cercato di cambiare, magari opponendosi proprio a quei vizi (ossessioni?). Voto: 6.5/10
Infine, forse perché mi ero trovato bene con questo assaggino di weird, sono passato a Chuck Palahniuk, con un romanzo che mi ero lasciato indietro da qualche anno: Damned, la storia di Madison Spencer, tredicenne figlia di star del cinema finita all'infarno per aver fumato marijuana (così almeno crede lei). Si tratta sicuramente di una delle storie più assurde di Palahniuk, proprio per come l'inferno viene descritto tra location, organizzazione e attività che vi si svolgono. Non che l'idea dell'inferno come "azienda" sia nuova, ma il tocco di Palahniuk è sempre efficace. Si capisce presto che Madison sa meno di quello che dice, e infatti nel corso del libro assistiamo a diverse rivelazioni, su di lei, sul mondo che ha lasciato e su quello in cui si trova ora. Forse però proprio qui sta il problema, perché verso la fine Madison pare cambiare prospettiva troppo bruscamente e questo suo cambiamento è giustificato in una maniera un po' cheap, forse non un deus ex machina, ma comunque un jolly che si potrebbe usare in qualunque situazione per spiegare qualunque cosa poco credibile (un po' come la mia retcon, per fare un esempio). Si ha quasi l'impressione che verso la fine del libro Palahniuk dovesse portare Madison a un qualche tipo di scontro e allora abbia aggiunto questa sua origin story, con cui peraltro lei fa i conti molto in fretta visto che torna subito dopo a lavorare come aveva fatto fino al giorno prima. La storia si conclude con un to be continued e infatti poco tempo dopo è uscito Doomed. Sicuramente prima o poi lo leggerò, perché vabbè è Palahniuk e si legge sempre volentieri, ma la parte finale di Damned non mi ha invogliato così tanto a voler conoscere l'evoluzione della storia. Voto: 7/10
Rimaniamo sulla forma breve, che è ciò di cui si occupa per definizione la casa editrice Racconti Edizioni, che tenevo d'occhio da tempo ma non avevo ancora provato. Il primo esperimento l'ho fatto con Il vizio di smettere, raccolta di Michele Orti Manara. Si tratta di testi brevi, in media una decina di pagine ma anche meno, stile moderno e accattivante, di quelli che non usano i dialogue tag. Ogni racconto in sostanza presenta un personaggio, che è una persona comune, in una situazione comune, con tante piccole ossessioni (vizi?) come quelle che abbiamo tutti. Per lo più giovani, cresciuti in provincia, con qualche difficoltà a trovare una collocazione nella società secondo le aspettative degli altri. Sono ritratti interessanti, con qualche frase degna di essere citata, però per la maggior parte sono solo ritratti, nel senso che non ci sono vere e proprie storie dietro. Ci viene presentato il protagonita, la sua sitauzione e qualche aneddoto, passato o presente: la morte del fratello, l'incidente in bicicletta, l'incontro con una ragazza, la conversazione col padre... cose del genere. Il protagonista viene delineato bene, capiamo subito di che persona si tratta e cosa lo condiziona, ma poi il racconto finisce, e tutto è come prima. Un ritratto, appunto. C'è una notabile eccezione, il racconto più lungo della raccolta, Una vita in venti minuti, dove invece avviene un sensibile sviluppo dei due personaggi principali, il famoso presentatori televisivo e sua figlia con cui da tempo ha interrotto i rapporti. Questo peraltro è un racconto che potremmo inquadrare come weird, visto che parte dalla premesse di un uomo che ha dei fili che gli partono dalle braccia e lo collegano al cielo. In definitiva, la raccolta merita, però in alcune occasioni lascia un po' insoddisfatti, perché viene da pensare cosa avrebbe potuto essere se questi personaggi, così vivi e così vicini, avessero davvero fatto qualcosa o cercato di cambiare, magari opponendosi proprio a quei vizi (ossessioni?). Voto: 6.5/10
Infine, forse perché mi ero trovato bene con questo assaggino di weird, sono passato a Chuck Palahniuk, con un romanzo che mi ero lasciato indietro da qualche anno: Damned, la storia di Madison Spencer, tredicenne figlia di star del cinema finita all'infarno per aver fumato marijuana (così almeno crede lei). Si tratta sicuramente di una delle storie più assurde di Palahniuk, proprio per come l'inferno viene descritto tra location, organizzazione e attività che vi si svolgono. Non che l'idea dell'inferno come "azienda" sia nuova, ma il tocco di Palahniuk è sempre efficace. Si capisce presto che Madison sa meno di quello che dice, e infatti nel corso del libro assistiamo a diverse rivelazioni, su di lei, sul mondo che ha lasciato e su quello in cui si trova ora. Forse però proprio qui sta il problema, perché verso la fine Madison pare cambiare prospettiva troppo bruscamente e questo suo cambiamento è giustificato in una maniera un po' cheap, forse non un deus ex machina, ma comunque un jolly che si potrebbe usare in qualunque situazione per spiegare qualunque cosa poco credibile (un po' come la mia retcon, per fare un esempio). Si ha quasi l'impressione che verso la fine del libro Palahniuk dovesse portare Madison a un qualche tipo di scontro e allora abbia aggiunto questa sua origin story, con cui peraltro lei fa i conti molto in fretta visto che torna subito dopo a lavorare come aveva fatto fino al giorno prima. La storia si conclude con un to be continued e infatti poco tempo dopo è uscito Doomed. Sicuramente prima o poi lo leggerò, perché vabbè è Palahniuk e si legge sempre volentieri, ma la parte finale di Damned non mi ha invogliato così tanto a voler conoscere l'evoluzione della storia. Voto: 7/10
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