Netiquette please

Mi è capitato spesso negli ultimi mesi di leggere annunci di "disintossicazione social", del tipo: 
cari amici, il clima qui sopra si sta facendo sempre più astioso e non riesco a sopportarlo, per cui disattivo temporaneamente il mio account, ci rivediamo forse tra sei mesi, chi vuole può contattarmi qui e qui.

Gli ambienti social nel corso degli anni sono diventati sempre meno sereni, luoghi virtuali dove persone reali si polarizzano sulle loro posizioni e sono pronti prima di tutto a distruggere la fazione opposta, incapaci di ascoltare qualunque obiezione. Mi riferisco a Facebook in particolare, ma anche tutto ciò che gli ruota intorno e non propriamente definibile come social network, dalla sezione commenti di Youtube (paradossalmente è molto più civile quella di Pornhub) ai siti di recensioni (libri, film, ristoranti), dai giornali online ai vari aggregatori di notizie, vere o false che siano.

Ci sono fondati sospetti che questa informe massa di menti immerse nella loro confirmation bubble sia alla base dell'affermazione dei movimenti populisti un po' ovunque nel mondo. Ma non voglio farne un discorso politico. Quella politica è solo una conseguenza di un fenomeno più ampio.

Quello che molti si chiedono è come siamo arrivati a questo punto. Gli stessi guru della Rete, che fino a dieci anni fa sostenevano che Internet sarebbe stata la salvezza dei popoli, stanno facendo marcia indietro di fronte all'evidenza dei fatti. Cosa è successo che nemmeno loro avevano previsto?

Provo a dare una mia interpretazione, che chiaramente non si vuole sostituire alle analisi di chi studia questo settore da decenni, ma che trovo empiricamente applicabile a molti di questi casi.

Il problema è la netiquette. Vale a dire, l'assenza di netiquette.

La netiquette è talmente assente che probabilmente la maggior parte degli attuali utilizzatori di internet non sa nemmeno cosa sia. Senza stare a fare l'Aranzulla della situazione, la netiquette comprende tutte quelle norme di buona condotta, e per certi versi anche educazione, che si dovrebbe assumere quando ci si relaziona online con gli altri.

Quando internet ha iniziato a diffondersi tra il popolino, la netiquette era una cosa terribilmente seria. Si parla di fine anni 90 - primi 2000. All'epoca avevo tredici-quattordici anni e mi affacciavo timidamente sui canali chat come C6 e, i gruppi MSN, i blog su splinder e i forum forumfree. La netiquette era sempre ben evidente e la pena per la violazione era semplice e immediata, senza appello.

Se usavi terminologia inappropriata, venivi bannato.
Se insultavi qualcuno, venivi bannato.
Se scrivevi in caps lock, venivi bannato.
Se metti link non richiesti a siti esterni, venivi bannato.
Se inserivi immagini troppo pesanti, venivi bannato.
Se aggiungevi troppe emoticon ai tuoi messaggi, venivi bannato.
Se facevi una domanda senza prima cercare che qualcuno non avesse già fatto quella stessa domanda... venivi bannato.

Si faceva presto a imparare. Di certo c'era chi esagerava con la rigorosità, e in molti casi usava la scusa della netiquette per applicare un becero nonnismo verso le reclute che si riversavano ingenue e speranzose nel mondo virtuale. Ma da un altro punto di vista, la netiquette insegnava a essere prudenti.

A quei tempi connettersi a internet era una cosa occasionale, un paio d'ore al giorno se andava bene. E con un model dial-up 56k ogni minuto di connessione era prezioso (tant'è che costava come un minuto di telefonata urbana). Per questo, tante di queste norme di comportamento derivavano dalla necessità di preservare l'integrità della connessione per tutti. Niente link farlocchi, niente allegati pesanti, niente ridondanza. La Rete era un mondo pericoloso, perché era territorio inesplorato. Se sbagliavi a cliccare ti si attaccavano alla linea e telefonavano in Bangladesh; se scaricavi su Napster un file senza prima aver controllato le fonti, ti ritrovavi al posto della canzone una compilation di rutti e avevi buttato una nottata intera di connessione; se seguivi i suggerimenti delle persone sbagliate su come ripulire il pc ti trovavi con l'hard disk formattato.

Io non sono un nativo digitale. Sono nato in un mondo per lo più analogico e ho assistito allo shift verso il digitale. Per certi versi, ne ho fatto parte. La mia impressione è che chi come me ha vissuto quel periodo, su internet si muove con più dimestichezza, e ancora oggi si destreggia meglio tra fake news e phishing, profili falsi e siti fallati.

Al contrario, chi è approdato in Rete senza quegli anni di gavetta, ne subisce tutti gli effetti peggiori. Da una parte quei nativi digitali che con internet sono nati e a tre anni già maneggiavano l'ipad, che danno per scontata la possibilità di avere sempre a disposizione banda larga per qualsiasi necessità, anche la più effimera; dall'altra tutte quelle fasce che il computer non lo hanno mai usato, ma quando si sono ritrovate con il cellulare già connesso, allora è facile. Tutti questi si sono riversati su internet, e in particolare sui social network, senza sapere niente della netiquette. E infatti si comportano senza la minima cognizione di dove sono e cosa fanno, come se fossero parte del pubblico in una trasmissione tv:

Scrivono tutto maiuscolo.

Insultano.
Spammano.
Abusano di emoticon (evolute in emoji/sticker/gif).
Ripetono in continuazione cose dette da altri immediatamente prima.

Ed è un passo breve dalla constatazione che milioni di persone utilizzano un mezzo che non comprendono, all'idea che su questa loro ignoranza si possa capitalizzare. Succedeva già con la televisione, è successo col telefono, prima ancora con la posta: le catene di Sant'Antonio sono nate così, no?

Non voglio impostarlo come uno scontro generazionale. Ci sono tanti miei coetanei che hanno scoperto internet come quella gente lì, e ci sono tanti baby boomers che invece erano attivi già a quell'epoca, e magari erano tra quelli che la netiquette la amministravano. Semplicemente, in linea di massima io e la mia generazione ci siamo trovati al momento giusto con le possibilità di inaugurare questo mondo, e ci siamo entrati in punta di piedi, quando ancora era nuovo e pieno di cose da scoprire. Prima che diventasse nazionalpopolare e ci aprissero la spa, il casino e il buffet 24/7.

Sono convinto che il ritorno della netiquette potrebbe giovare al clima attuale, ma credo anche che ormai sia troppo tardi. I buoi sono scappati e costruire la staccionata ora non li farà rientrare. C'è anche chi sostiene che è proprio questo il momento in cui è importante non mollare, mantenere la propria presenza e costanza, fino a quando queste dinamiche non si risolveranno da sole con la maturazione di una classe di utenti più consapevole.

Ma io non sono così fiducioso. Devo ammettere anzi di aver pensato anch'io ad allontanarmi dagli ambienti social, ma per ora ho deciso di resiste. È comunque vero che da un anno a questa parte ho ridotto notevolmente la mia presenza su questi canali, perché bastano pochi minuti di interazione per sentire la pressione di quel blob di risentimento rigurgitato da foto profilo con la cornice a cuoricino. Probabilmente continuerò a starmene un po' in disparte, a osservare poco e partecipare meno, in attesa che cambi il tempo

1 commento:

  1. Concordo su tutto,riguardo ai guru della rete mi verrebbe da far rileggere a molti di loro gli articoli o i post che scrivevano fino a qualche annetto fa nei quali elogiavano le nuove possibilità offerte dai social.
    Ciao!

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