Game of Thrones è attualmente il fenomeno televisivo più in vista, la serie tv che calamita l'attenzione della quasi totalità del pubblico e continua a incassare grandi numeri, il che non è poco considerando che si trova alla settima stagione. È già stato stabilito che la serie si concluderà con la stagione 8, anch'essa come la stagione 7 più corta delle precedenti. Probabilmente proprio per via di questo ridotto tempo residuo, il ritmo narrativo si è decisamente impennato già a partire dalla stagione precedente, ed è percepibile l'intenzione di concludere in fretta le storyline in corso.
Ma io ho un problema con Game of Thrones: non riesco più a prenderlo sul serio.
Me ne sono accorto vedendo l'ultima puntata uscita, Beyond the Wall, in cui finalmente vediamo i draghi confrontarsi coi non-morti e si conclude con la resurrezione di un ICEZOMBIEDRAGON che si unisce all'esercito dei white walkers. È probabile che già da qualche tempo avessi questa sensazione ma non riuscivo ad inquadrarla, ed è stata la visione di quell'occhio di rettile azzurro a farla emergere.
Tornando indietro credo che le prime avvisaglie di questo cambio di prospettiva risalgano all'inizio della stagione 6, quando il signore di Dorne viene assassinato da Ellaria e le sue figlie. Quello è stato probabilmente il turning point in cui ho iniziato a realizzare che la storia sarebbe andata avanti perché sì, e della complessità su cui erano costruite all'inizio le trame e sottotrame non c'era più da aspettarsi nulla. Il problema è diventato via via più evidente e mi è letteralmente esploso in faccia in questi ultimi due-tre episodi della stagione 7.
La mia impressione è che gli autori si trovino in difficoltà nel portare a compimento la storia, e per mantenere alta l'attenzione si affidino a una serie di espedienti che portano a confronti spettacolari e tanto desiderati ma di fatto non aggiungono nulla o addirittura contraddicono quanto stabilito in precedenza. Volendo riassumere i punti principali di questo recente approccio alla scrittura della serie credo se ne possano individuare quattro:
- Le morti: GoT è rinomato per l'inclemenza verso i suoi personaggi principali e la facilità con cui li elimina dalla scena. Nessun personaggio è al sicuro, e la plot armor non esiste. Questo quanto meno era il GoT delle prime stagioni: ora è ben diverso. Innanzitutto, le morti non sono più significative. Quando Ned Stark viene decapitato è inatteso e terribile, ma la sua morte ha delle serie conseguenze sullo sviluppo successivo della trama. Lo stesso vale per il red wedding o la morte di re Joffrey. Da un certo punto in poi invece, la morte è un mezzo per togliere di mezzo personaggi piuttosto che uno strument per far avanzare la trama. Esempi ce ne sono a decine, ma il più clamoroso è il finale della stagione 6, in cui Cersei fa saltare in aria in una sola mossa papi, re e regine, il tutto senza alcuna conseguenza, roba che mancano solo i separatisti laici del Burmini. Ma anche la morte di tutta la casa Frey, o recentemente dei Tarly o di Thoros non portano praticamente a niente. Morti inutili, che servono solo ad aumentare il death count e comunque non sorprendono nemmeno più. In secondo luogo, a questo punto siamo ormai certi che alcuni personaggi hanno una plot armor indistruttibile: back in my days, quando Jaime Lannister cade nel fiume con l'armatura addosso e con una mano d'oro attacata al braccio, significava che Jamie Lannister moriva affogato alla Barbarossa. Adesso non funzione più così, e il largo impiego di deus ex machina per salvare i personaggi più importanti dalla morte imminente testimonia come siano ormai invincibili, contravvenendo all'idea iniziale di GoT che nessun personaggio, per quanto primario, fosse al sicuro.
- Le riunioni di personaggi: e se facessimo incontrare X e Y? Non si sono mai conosciuti ma X aveva combattuto con Z che è il figlio di H che aveva aiutato M a battere S che è il fratello di Y, quindi quando si incontrano avranno modo di ripercorrere tutto questo e formare un legame. Siamo arrivati al punto che tutti i personaggi principali conoscono tutti e hanno un qualche tipo di relazione tra loro. E non stiamo parlando ad esempio di Lost, in cui uno dei temi principali era la presenza di un "destino", una forza che spingesse affinché le vite si incrociassero. Qui tutti si conoscono solo perché viaggiando da una parte all'altra semplicemente si trovano sulla stessa strada. L'effetto è quello di rendere il mondo molto piccolo, come nell'expanded univers di Star Wars dove in una galassia intera tutti hanno in qualche modo un legame con i protaognisti. E le permtuazioni di personaggi possibili vanno esaurendosi...
- Timeline e logistica: tempi e distanze di percorrenza non hanno più nessuna rilevanza. Se nelle prime stagioni ci si muoveva su un intero continente, adesso Westerso praticamente è grande quanto la provincia di Potenza. Tutti possono arrivare ovunque nel giro di poche ore, le notizie arrivano istantaneamente in ogni angolo dei Sette Regni, ogni persona è rintracciabile e raggiungibile indipendentemente da dove si trovi. Alcuni fan hardcore rispondono a questa obiezione con "ma in uno show con draghi di fuoco e zombie di ghiaccio ti preoccupi dei tempi di percorrenza?" e la risposta è: sì. Sì perché uno dei punti chiave di GoT era la sua credibilità dal punto di vista pratico, e la logistica si è dimostrata già importantissima nel determinare l'esito di molte battaglie. Ma se adesso si riesce a far correre un ragazzo in mezzo alla neve verso la Barriera, fargli spedire un corvo all'estremita sud del continente, far partire in volo tre draghi e farli arrivare la mattina dopo a salvare la situazione, allora non c'è più nessun fattore pragmatico che possa influire sul dispiegamento degli eserciti.
- I conflitti: la maggior parte dei conflitti tra i personaggi a questo punto sono forzati o svuotati del loro senso iniziale. L'esempio più clamoroso è la rivalità tra le sorelle Stark: non c'è motivo per cui Arya e Sansa dovrebbero essere diffidenti tra loro, niente che una chiacchierata davanti a un tè non potrebbe chiarire. Ma no, sembra che vogliano ammazzarsi a vicenda. Allo stesso modo, i conflitti tra le grandi casate non sembrano avere più nessun impatto sullo svolgimento degli eventi: lo show è avviato al grande showdown tra vivi e non-morti, per cui il fatto che a Highgarden regni un Lannister o un Tarly o un Greyjoy non ha più importanza. L'unico che sembra ancora interessato a questo aspetto è l'onesto Bronn, ma per ragioni ben diverse.
Con questo non dico che GoT sia diventato un brutto show. L'aspetto tecnico è sempre ottimo, le interpretazioni sono per lo più di buon livello e le sequenze d'azione riescono a essere appassionanti. Ma ora come ora non riesco più a essere seriamente interessato in come la storia proseguirà. Il modo più semplice per rendersi conto di questo è porsi la domanda: se la serie venisse cancellata domani, come reagirei? Nel mio caso, penso che mi limiterei a una scrollata di spalle.
Game of Thrones per me è diventato come Dragonball Super, la nuova serie attualmente in corso che si colloca dopo il Dragonball Z degli anni '90. Piacevole da guardare, ma del cui esito non mi interessa davvero nulla:
Oh, è tornato Freezer ma è dorato! Wow, ora il Super Saiyan è blu! Forte, combattono contro un dio-gatto! Figo, un torneo in cui partecipano i guerrieri di altri universi! Ah ma allora ci sono ancora altri Saiyan! Guarda, quello lì può fermare il tempo (anche se mi ricorda qualcosa)!
Una continua corsa alle armi per aggiungere e ricombinare elementi che però non apportano nessun livello di profondità al senso ultimo di quanto avviene sullo schermo. Menatevi finché volete e magari rimarrò anche a guardare, sempre che un piccione non voli fuori dalla finestra e mi distragga per due-tre minuti buoni. Non avrò nemmeno bisogno di rimandare indietro per seguire le scene che mi sono perso, tranquilli.