Dal libro al film: La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo

Questo romanzo di esordio del 2003 di Audrey Niffenegger (in originale: The Time Traveler's Wife) appartiene a quella ambigua categoria di opere che, pur avendo per definizione una chiara collocazione nell'ambito della fantascienza, vengono considerate "al di sopra dei generi", principalmente per una forzatura del sistema per cui se un prodotto ha successo presso un pubblico mainstream non può essere "di genere": guai a dire che un romanzo di fantascienza parla d'amore e fa piangere le ragazzine! Più comodo usare definizioni vaghe e alternative, anche quando è del tutto evidente dal titolo di cosa si sta parlando: "l'uomo che viaggiava nel tempo", che sarà mai?

Polemiche su generi e storture del mercato a parte, La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo è un ottimo romanzo, che infatti ha vinto o è stato nominato per diversi premi. La storia rivolge intorno al rapporto tra Henry e Clare, due ragazzi qualsiasi... se non che il primo soffre di una vera e propria patologia (definita in seguito "cronoalterazione") che gli causa improvvisi e incontrollabil salti nel tempo e nello spazio. Da un momento all'altro, Henry può trovarsi in un altro luogo, passarci intere ore, per poi ricomparire al punto di partenza. A causa di questi suoi "balzi", quando Henry vede Clare per la prima volta in biblioteca non sa nulla di lei, mentre lei lo conosce fin da bambina, perché lui le ha fatto visita numerose volte nel corso della sua infanzia e adolescenza. La relazione tra i due si sviluppa nonostante le difficoltà che comporta la condizione di Henry, con Clare costretta a sopportare le sue sparizioni e aspettare il suo ritorno, costantemente preoccupata che nei suoi viaggi possa capitargli qualcosa di brutto. La cronoalterazione di Henry infatti lo porta spesso in situazioni pericolose, se non altro perché si ritrova completamente nudo (è solo il suo corpo a viaggiare, non certo i vestiti!) in posti affollati, senza risorse e senza sapere quanto dovrà rimanerci. Henry sviluppa infatti notevoli capacità di sopravvivenza (fuga, scassinamento, furto), anche perché è proprio la sua versione adulta a insegnare al sé stesso bambino (sì, questo è un "paradosso della conoscenza"!). Il libro, che si concentra inizialmente sulla costruzione del rapporto tra i due, assume un tono più drammatico quando Clare cerca di avere un figlio, che però soffre della stessa cronoalterazione e provoca notevoli problemi durante la gravidanza. La parte conclusiva, dopo un ultimo, grave incidente di Henry, si fa davvero straziante, e arriva a un finale di una carica emotiva impressionante (è questo il punto in cui le ragazzine, ma anche tanti omoni, piangono).

Nel 2009 il libro è stato adattato in un film, prodotto tra gli altri da Brad Pitt, e interpretato da Eric Bana e Rachel McAdams. Il film ripercorre in modo piuttosto fedele la storia del libro, riuscendo a rendere in modo efficace il nucleo della vicenda senza perdersi in eccessivi tecnicismi sulla condizione di Henry. La prospettiva adottata nella sceneggiatura è essenzialmente quella di seguire il punto di vista del ragazzo, dal suo primo (per lui) incontro con Clare fino alla fine del loro rapporto. Si può anzi dire che, mentre nel libro il punto di vista variava tra i due di capitolo in capitolo, nel film sembra Henry il vero protagonista della vicenda, e Clare sua comprimaria. Ci sono naturalmente aspetti che sono stati tagliati, considerando anche la corposità del romanzo: molta della "formazione" di Henry, e i suoi primi incontri con la giovane Clare sono appena accennati; da parte di lei invece è del tutto ignorata la sua professione di scultrice di carta, che nel libro invece assume una certa importanza soprattutto verso la fine. Anche il rapporto con gli amici e la famiglia di Clare, che nel libro hanno un ruolo più centrale, nel film rimangono a margine. Queste semplificazioni tuttavia non annullano la bontà del film, che rimane comunque coerente e riesce a raggiungere buoni livelli di coinvolgimento. I temi che emergevano dal libro sono in fondo ben esposti, anche se l'intensità emotiva non è esattamente la stessa. Forse infatti, più che a livello tecnico, al film manca qualcosa proprio da questo punto di vista: se la storia in sé è ben resa, non si può dire che la stessa forza si celi nelle sensazioni che la messa su schermo suscita nel pubblico. Personalmente, mi è sembrato in alcuni casi un mero problema di recitazione, che forse richiedeva un approfondimento maggiore da parte degli attori, che sono stati invece coinvolti in una produzione di medio livello (il film infatti non ha avuto un riscontro internazionale di grande livello, nonostante gli ottimi risultati ottenuti invece dal libro). Tuttavia, è anche possibile che il mio giudizio sia distorto dal semplice fatto che il romanzo è così potente da surclassare in ogni modo qualsiasi paragone.

Discorso a parte richiederebbe la versione italiana. Potrei anche raccontare il simpatico aneddoto per cui, pur sapendo che il film era in produzione, ignoravo che fosse già uscito nelle sale perché la stortura del titolo era talmente bizzarra e ingiustificata da non permettere di riconoscerlo. Un amore all'improvviso infatti si mimetizza molto bene tra le molte commediole romantiche che affollano gli schermi ogni mese, pertanto è stato quasi per caso che sono riuscito a scoprire che si trattava di quello. Ma non solo: cambiare il titolo è stata di fatto una pessima mossa di marketing, perché il libro era stato diffuso (con un modesto successo anche in italia) con la traduzione del titolo originale, per cui in molti, come è successo a me, possono anche non aver mai saputo che ne fosse stato fatto un film! Tutto ciò è solo l'ennesima conferma dell'insensata distorsione del mercato italiano, ma questa non è la sede per discutere del problema.

Tirando le somme, La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, è un libro assolutamente da leggere, e inoltre uno di quei validi jolly che i fan della fantascienza possono giocarsi per far piacere a un profano un libro appartenente al genere. Il film da parte sua merita sicuramente la visione, ma non riesce a essere memorabile, nonostante ricalchi in modo fedele le mosse del romanzo. Consigliabile per quando si ha voglia di una storia sentimentale ma non frivola, ma non in grado di incidere nel profondo sullo spettatore.

4 commenti:

  1. La storia del cambio di titolo del film la scopro adesso... Non sapevo nemmeno che l'avessero fatto... Come al solito gi autori dei titoli italiani sono dei geni.
    Il Moro

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  2. appunto, con un titolo del genere anche chi lo conosce non è in grado di ritrovarlo. assurdo!

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  3. Non sapevo assolutamente nulla del film - con quel titolo, poi...

    Il libro invece lo conoscevo di fama e devo dire che adesso mi hai messo la Curiosità :)

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  4. a questo punto se ti mancano entrambi, forse te la godi di più se guardi prima il film e poi leggi il libro. o forse no, è meglio godersi a pieno il libro, visto che è già stupendo di suo? uhm...

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