Coppi Night 15/11/2015 - I tredici spettri

Dopo una breve pausa dedicata a un (interessante) film carcerario, siamo tornati all'involontaria successione di horror del Coppi Club. Stavolta però si parla di uno di quei film che cercano di stare così sopra le righe da perdersi completamente in direzioni incomprensibili. I tredici spettri è una ghost story, con tanto di casa stregata, che però non funziona sotto numerosi punti di vista.

La storia di base potrebbe anche essere valida: uno sfortunato vedovo (Tony Shalhoub, che apprezzo sempre memore del suo Monk) riceve in eredità da uno zio mai conociuto una villa (e già lì uno si dovrebbe insospettire), e si trasferisce qui con i due figli e la babysitter. Molto presto si scopre però che la casa racchiude all'interno dodici fantasmi, che sono stati catturati nel tempo e intrappolato nel seminterrato, con lo scopo preciso di dare avvio a un particolare rito in grado di conferire al suo progettista potere e conoscenza assoluti. Questa storia, messa nelle mani di qualcuno di capace, avrebbe potuto essere intrigante e anche spaventosa. Un campionario di dodici diversi spiriti, ognuno con caratteristiche e capacità diverse, tutti intrappolati nello stesso posto, poteva portare a qualche buona scena. Anche altri spunti sono interessanti, come i sensitivi attivisti che si battono per la liberazione degli spiriti imprigionati, o gli occhiali che permettono di vedere i fantasmi.

Il problema è che tutto è mescolato senza armonia, in una sbobba dal sapore indistinto, che a volte sembra indugiare nello splatter, altre cerca la commedia, poi prosegue per la ghost story classica o il dramma familiare. La tensione è continuamente smorzata e le trovate per far proseguire la trama sono prevedibili e noiose, così come irritanti sono quasi tutti i personaggi. Siamo alle solite, qualcuno ha l'idea che mettere dei ragazzini capricciosi in un film lo renda più apprezzabile per una certa fascia di pubblico... quale sia poi ancora non è chiaro. Qui oltre ai due bimbetti abbiamo anche la babysitter (pagata per cosa e con cosa non si sa) che è un'altra macchietta, in questo caso l'afroamericana del Bronx coi suoi atteggiamenti esagerati. E la cosa terribile è che è proprio lei a essere risolitiva nel finale del film. Infine vanno notate le frequenti sequenze al rallentatore i lunghi campi sequenza di stanze vuote, che sembrano avere il solo scopo di allungare il minutaggio per arrivare all'ora e mezzo canonica.

Un film terribile sotto tutti i punti di vista, frustrante, prevedible e noioso. Da rimpiangere sempre e ancora di più i Ghostbusters.

2 commenti:

  1. Mi sono sempre chiesto se la versione originale del '60 di Castle potesse essere comunque migliore di questa schifezza, ma non ho mai osato guardarlo.

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    1. sì ho letto che è un remake di un film più vecchio, ma a questo punto non me la sento di azzardare.

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