Ma come, il rapporto letture di luglio quando luglio non è ancora finito? Ma siamo fuori di testa!? Dov'è finita la logica, dove andremo a finire di questo passo, cosa ne sarà di questo blog se si inizia a fare cose del genere!!??
Allora, calma, intanto oggi è il 31, e a meno che tra un paio d'ore non avvenga un big crunch che lasci nell'universo solo me e il mio attuale libro in lettura, non credo che riuscirò a finirlo, quindi i libri letti a luglio sono già definiti. Inoltre, ad agosto ho intenzione di dedicare il mese a post più "leggeri", il blog rimarrà attivo ma sapendo che siete tutti in ferie chi me lo fa fare di sbattermi visto che non lo leggerete? Ho pensato quindi anticipare di un giorno il resoconto delle letture del mese scorso... ops, in corso, cioè in dirittura d'arrivo.
Si inizia con la lettura dell'ultimo romanzo di William Gibson (attualmente inedito in Italia, ma di solito lo traducono a distanza di un paio d'anni). The Peripheral, per farla breve, è una storia di viaggi nel tempo, ma non nel modo in cui sono intesi di solito. L'unica cosa che può passare da un'epoca all'altra (grazie a un misterioso server cinese) è l'informazione, ma niente di fisico. Questo permette però di aprire comunicazioni con il passato, e anche attivare una forma di telepresenza, grazie alla connessione con i peripheral, sorta di avatar biorobotici. La storia si svolge quindi su due piani temporali separati da settant'anni, entrambi collocati nel nostro futuro. La ragazza del "passato" assiste a un omicidio avvenuto nel "futuro", ed è quindi coinvolta nelle indagini per risolvere il caso. L'intervento dal futuro comporta però seri sconvolgimenti economico-finanziari nel passato, soprattutto quando una fazione avversa interviene (in entrambe le epoche) per impedirle di collaborare alle indagini. Ci vuole un po' per entrare nella prospettiva di questo romanzo, io ho dovuto superare 90 pagine per poter iniziare a capire cosa veniva raccontato. Probabilmente ha contribuito anche lo stile di Gibson (che leggevo in inglese per la prima volta), che non è affatto facile, ricco di sigle, espressioni colloquiali (che in verità credo non siano immediate nemmeno per i madrelingua) e scarso di pronomi. Lo sforzo iniziale però ha ripagato, perché la storia si fa da una parte avvincente e dall'altra stimolante dal punto di vista speculativo. Un "ritorno alla fantascienza" (dopo la serie di Bigend che di sf aveva ben poco) a mio avviso riuscito. Voto: 7.5/10
Secondo libro letto è De Bello Alieno, romanzo di esordio di Davide Del Popolo Riolo con cui l'autore ha vinto diversi premi. Come si evince dal titolo, si tratta di un libro ambientato in epoca romana, più precisamente un'ucronia in cui Giulio Cesare, espulso dalla vita politica, si dedica invece alle scienze e diventa un inventore e imprenditore, avviando in pratica una rivoluzione industriale con diversi secoli d'anticipo. Il tutto è poi complicato da un'invasione aliena in stile Guerra dei mondi (anzi, il prologo è praticamente lo stesso), contro la quale i romani sono gli unici a poter combattere. La storia è scritta in forma epistolare, con più personaggi e voci narranti che si scambiano comunicazioni ufficiali e personali, cosa che da una parte rende più difficile l'immedesimazione nella vicenda (non c'è un unico punto di vista e non ci sono eventi narrati "dall'interno"), ma dall'altra contribuisce a rendere meglio i meccanismi e le convenzioni di questo mondo ibrido tra epoca romana e vittoriana. Giulio Cesare, che pur essendo il protagonista delle vicende non ne è mai voce narrante, in realtà risulta piuttosto antipatico, ma questo non è un problema, e credo che in fondo lo fosse davvero... d'altra parte quando muori accoltellato da tuo figlio adottivo, forse non sei proprio un best buddy. A mio avviso ci sono un paio di aspetti non del tutto sviluppati a dovere: in primo luogo, pur ammettendo le eccezionali invenzioni introdotte da Cesare, sembra un po' uno stretch che ci sia stato il tempo di costruire intere linee ferroviare, telegrafiche, e in generale "industralizzare" il mondo; inoltre gli invasori alieni a volte assumono un ruolo marginale, non rappresentano quasi mai una minaccia concreta, e pur essendo micidiali la loro avanzata non sembra influire seriamente su Roma, rimangono un problema di cui occuparsi occasionalmente. Insomma, non si sente il panico che ci si aspetterebbe il loro attacco dovrebbe provocare, soprattutto considerando il livello culturale dell'epoca. Certamente il libro contiene molte citazioni e interessanti utilizzi di personaggi storici reali, ma non essendo esperto né appassionato di storia romana non ho potuto coglierli. In ogni caso il libro merita per l'originalità e la forma, ed è uno di quelli che si prestano ottimamente a un seguito. Voto: 7/10
Ci affranchiamo dalla fantascienza e passiamo a qualcosa di... ehm, di diverso, perché definire il genere di Un tebbrilie intanchesimo e altri rattonchi (rileggetelo bene) credo sia impossibile. Questo libricino pubblicato da Gorilla Sapiens contiene una serie di brevi racconti tra il nonsense e il surreale, nei quali non è tanto la trama ad essere centrale ma la lingua, le parole, i significati immediati e secondari, alternativi, sottintesi. Per questo è difficile definire le storie contenute, che comunque risultano tutte abbastanza divertenti, se si ha la predisposizione per questo genere di surrealismo letterario. Per certi versi mi ha ricordato alcune cose scritte da Giobbe Covatta, unico comico di professione di cui apprezzo anche le incursioni letterare. Trallaltro ho assistito ad alcune esibizioni "live" dell'autore Carlo Sperduti al festival La Serra Trema (è stato questo a invogliarmi a leggere il libro). Il mio voto è positivo, ma mi rendo conto che è molto influenzato dal gradimento per questo tipo di scrittura, che certo non è universalmente apprezzata. Voto: 7.5/10
Altro autore italiano, stavolta un collega factoriano, Andrea Di Meo. Il romanzo SB 15395 - Storia di un redattore, inizia con la descrizione proprio dei redattori, minuscole creature invisibili che seguono gli umani (uno per ogni persona e per ogni giorno vissuto) annotando ogni azione da loro compiuta nel corso della giornata. La storia segue SB 15395, il redattore del 15395° giorno della vita di Simone Bennati, semplice impiegato dell'ufficio acque che si troverà coinvolto a sua insaputa in una serie di omicidi. La trama segue tanto le vicende di SB (e degli altri redattori) che quelle di Simone, tra loro interdipendenti. La cosa più interessante del romanzo è proprio la figura e il ruolo dei redattori, che in tre soli giorni di vita hanno la missione di seguire gli uomini in ogni loro più banale azione, fungendo da archivio completo e assoluto di tutto quanto avviene. Il tema portante del libro è sicuramente quello della memoria, e di come anche i particolari più insignificanti possano invece rivelarsi essenziali. Questo emerge soprattutto nelle fasi finali, in cui si assiste alla fine del lavoro di SB 15395. Forse appare un po' forzata nell'economia del romanzo la sottotrama "thriller", anche se poi anche questa si ricollega al tema principale. Voto: 7/10
Torniamo alla fantascienza, con un romanzo di Arthur Clarke che ancora non avevo letto (mi ritrovo a scoprire che ce n'è sempre qualcuno che mi manca...). Con il consueto rigore scientifico a cui ci ha sempre abituato, in questo libro Clarke racconta la storia della costruzione dell'ascensore spaziale, un'altissima torre che collega la superficie a un satellite geostazionario e permette così di raggiungere lo Spazio esterno con costi minimi (un progetto effettivamente studiato da più ingegneri spaziali). La storia si intreccia inizialmente con la storia/leggenda dello Sri Lanka (non so bene se si tratti di miti veri o inventati dall'autore), e solo dopo l'iniziale ostilità il protagonista potrà davvero iniziare la costruzione della torre. Come sempre Clarke riesce a rendere appassionanti gli aspetti puramente tecnici della faccenda, e il libro risulta così molto facile da assimilare. Mi è sembrata però fuori luogo l'introduzione del satellite alieno di passaggio dal Sistema Solare con cui l'umanità ha un breve scambio di battute, ma che di fatto non ha nessun impatto sulla storia principale. Sembra quasi materiale per una storia differente che è stato inserito all'interno di questa storia per assenza di collocazioni migliori. Al netto di questo, rimane comunque un buon libro. Voto: 7/10
Torniamo alla fantascienza, con un romanzo di Arthur Clarke che ancora non avevo letto (mi ritrovo a scoprire che ce n'è sempre qualcuno che mi manca...). Con il consueto rigore scientifico a cui ci ha sempre abituato, in questo libro Clarke racconta la storia della costruzione dell'ascensore spaziale, un'altissima torre che collega la superficie a un satellite geostazionario e permette così di raggiungere lo Spazio esterno con costi minimi (un progetto effettivamente studiato da più ingegneri spaziali). La storia si intreccia inizialmente con la storia/leggenda dello Sri Lanka (non so bene se si tratti di miti veri o inventati dall'autore), e solo dopo l'iniziale ostilità il protagonista potrà davvero iniziare la costruzione della torre. Come sempre Clarke riesce a rendere appassionanti gli aspetti puramente tecnici della faccenda, e il libro risulta così molto facile da assimilare. Mi è sembrata però fuori luogo l'introduzione del satellite alieno di passaggio dal Sistema Solare con cui l'umanità ha un breve scambio di battute, ma che di fatto non ha nessun impatto sulla storia principale. Sembra quasi materiale per una storia differente che è stato inserito all'interno di questa storia per assenza di collocazioni migliori. Al netto di questo, rimane comunque un buon libro. Voto: 7/10