Coppi Night 07/07/2013 - Die Hard: Un buon giorno per morire

A.k.a. Die Hard 5, a.k.a. A Good Day to Die Hard, perché nella serie di film si sono sempre divertiti a includere la formula originale nel titolo, come ad esempio quello precedente era Live Free or Die Hard. Per la verità la recensione di questo nuovo film non si discosterebbe di molto da quella del quarto, che il Coppi Club ha visto nel febbraio di quest'anno. Sarà che il franchise è quello, no? Willis/McClane che anche se non vorrebbe si ritrova a dover sparare per uccidere e allora i cattivi muoiono, qualche buono rischia di morire, qualche buono diventa cattivo, e così via. Qui l'elemento in più è la presenza del figlio di McClane, che come usa da quelle parti porta lo stesso nome del padre con un "junior" in fondo (e io mi chiedo sempre, ma se poi lui a sua volta ha un figlio e gli dà lo stesso nome, diventa "juniorer"?), e la cui esistenza non era peraltro mai stata paventata nei quattro film prima di questo... ora, capisco che McClane tenga separati lavoro e famiglia, ma insomma, dato che la figlia invece era spesso nominata, mi sembrava ragionevole che ogni tanto pure lei facesse un accenno al fratello.

Ma vabbè, le questioni famigliari sono roba personale e lasciamogliela sbrigare come meglio credono, anche se verso la fine, prima della battaglia col final boss, c'è uno di quei momenti di stucchevolezza padre-figlio. In ogni caso, questo film ha se non altro il pregio di avere un rispetto delle leggi fisiche leggermente superiore a Vivere o morire, e forse anche la posta in gioco è più alta. Mentre lì si parlava di un hackeruccio, qui c'è del plutonio di mezzo, vanno a fare un giro a Chernobyl che mette sempre un certo timore, e metà film si svolge in russia, con dialoghi in russo che, data l'assenza di sottotitoli della versione vista dal Coppi Club, ha impedito la comprensione di buona parte della trama, o almeno di quella parte dialogata. Fortunatamente in film del genere non sono le parole a fare la storia, ma le pistole, e quelle parlano uguale in tutte le lingue.

Insomma, per quanto non ci sia niente di particolare da segnalare, il film è guardabile, sicuramente piacevole per chi cerca roba di questo tipo, ma alla fine dei conti non si discosta molto dai capitoli precedenti quanto a struttura (là dove invece nel terzo film, se non ricordo male, c'era quella faccenda degli indovinelli che lo rendeva un po' più accattivante). E si sente già puzza di Die Hard 6.

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