Coppi Night 1/10/2017 - Okja

Okja mi era stato presentato come un film controverso che sollevava interrogativi importanti sull'alimentazione e il rapporto tra l'uomo e gli animali. E forse, scavando un po', queste cose si ritrovano davvero, ma il problema è che bisogna scavare sotto strati di noia per raggiungere questo nucleo.

Metto le mani avanti come ho già fatto in occasioni simili, dichiarando la mia scarsa familiarità col cinema coreano. In questo caso la produzione è un mix di coreano e americano, ma in certe parti si percepisce molto l'influenza di una cinematografia diverda da quella di Hollywood, di cui ammetto non essere un esperto. Ciò detto, rimane il fatto che personalmente ho trovato Okja estremamente blando, incapace di impressionare davvero nonostante il tema trattato consentisse scene forti ed emotivamente devastanti.

La multinazionale cattiva alter ego della Monsanto ci tiene tanto a fare bella figura col suo nuovo megamaiale OGM (e nessuno sembra rendersi conto che assomiglia molto di più a un ippopotamo), e forse questo piano di marketing di durata decennale è una delle parti meglio riuscite della storia. Il rapporto tra la ragazzina e l'animale viene mostrato inizialmente con qualche scena idilliaca, ma a parte abbracci e corse nel bosco non si riesce mai a percepire un vero legame. Ma peggio ancora, la bambina protagonista manca completamente di caratterizzazione, visto che parla poco e agisce sempre dietro manipolazione di qualcun altro. Il suo personaggio esiste solo in quanto controparte del maiale gigante, per questo mi è stato davvero difficile fare il tifo per lei, e di conseguenza anche per la pover bestia vittima di tutto ciò.

Paradossalmente, alcuni personaggi secondari sembrano avere una complessità molto maggiore e suggeriscono uno sviluppo narrativo tragico non indifferente. L'amminstratice della multionazionale col suo rapporto difficile con padre e sorella e i tentativi di tenere sotto controllo un'azienda troppo grande; alcuni degli animalisti, combattuti tra l'adesione ai principi del loro manifesto e la necessità di agire in modo diretto e violento; ma soprattutto, il presentatore amico degli animali interpretato da Jake Gyllenhaal, una specie di Wild Frank caduto in disgrazia e costretto a fare da testimonial a un'azienda che lucra su ciò che lui ha sempre amato. Mi sarebbe piaciuto quasi di più conoscere la sua storia, che quella della ragazzina e del suo nonno avaro.

Quindi alla fine, Okja non riesce a raggiungere la forza che potrebbe, anche nelle sequenze finali in cui viene mostrato esplicitamente il macello dove gli animali sono ammazzati e processati per farne bistecche, hamburger e salsicce. Quello che avrebbe dovuto essere un momento estremamente drammatico mi è sembrato solo una prevedibile arma tirata fuori all'ultimo momento per scioccare lo spettatore, che però, se è come me, a quel punto ha già perso interese. Peccato, perché il tema merita acute riflessioni e io stesso ci sto pensando molto nell'ultimo periodo. Non sarà però un'opera del genere a farmi propendere in una direzione o l'altra.

1 commento:

  1. Sarà che io ho il cuore tenero ma ci ho pianto parecchio. Concordo con te però sul fatto che alcuni personaggi secondari avrebbero dovuto essere approfonditi meglio, in primis le due sorelle gemelle malvagie.

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