Iniziamo a ristabilire la tradizione dei rapporti letture anche per il 2024, ovvero il 15esimo anno o giù di lì di blog. Che noia. Comunque, un inizio di anno abbastanza sorprendente, con alcuni titoli di livello e altri meno prevedibili ma mediamente interessanti.
Volevo leggere la novella di Amal El-Mohtar e Max Gladstone da tempo, ma stavo rimandando al momento più adatto, ed è stato il tragitto andata e ritorno a Viterbo per una presentazione. Sapevo già un po' cosa aspettarmi da Così si perde la guerra del tempo perché ne avevo sentito parlare, ma nonostante questo è riuscito comunque a coinvolgermi ed emozionarmi. Gli scambi epistolari contrapposti alle esperienze delle due protagoniste, la contrapposizione tra le fazioni e il modo in cui dalle provocazioni si passa alla comprensione profonda fanno di questo racconto una spirale travolgente. Forse le dichiarazioni d'amore a un certo punto si fanno un po' teatrali, e il plot twist finale non è del tutto un twist (o almeno, io che forse sono un po' sgamato sui paradossi temporali l'avevo intuito), ma sono sbavature minime in un lavoro di grande livello. Uno dei migliori esempi di storia d'amore in ambito fantascientifico. Voto: 8.5/10
Per staccare nettamente ho poi letto il romanzo di un autore italiano (anzi pistoiese) pubblicato da Polidoro. Il libro di Riccardo Romagnoli è quanto di più lontano potrebbe esserci dalle mie solite letture, perché si avvicina pericolosamente all'autofiction e si concentra poi sulla vita di un artista tanto emarginato quanto bohemien della Firenze degli anni 60. Ho letto Cuore in esploso perché mi era stato proposto di fare da relatore per la presentazione del romanzo (cosa che sta avvenendo sempre più di frequente, vedi sotto) e se il mio approccio era scettico, alla fine devo dire che ne sono rimasto se non altro sorpreso. La narrazione è limpida, serrata, e i personaggi sono veri, feroci. Non ci si sofferma su considerazioni morali ma si riporta le cose come sono, e in certi casi è inquitante vedere come erano. Il percorso artistico del protagonista (raccontato dal narratore che l'ha conosciuto e parla anche di sé in prima persona) è senza dubbio interessante e pone quesiti profondi sul valore dell'arte e il ruolo dell'artista. Sono convinto che per chi ama questo genere di racconti "di vita vissuta" possa essere una lettura di grande impatto, personalmente è piuttosto lontano da quello che cerco nella lettura quindi pur riconoscendone alcune qualità non posso dire che mi abbia sconvolto. Voto: 6.5/10
Torniamo nel confrotevole alveo della fantascienza con un tema classico del genere, le abduction. We Are the Ants è un romanzo che utilizza il meccanismo dei rapimenti alieni per esprimere il disagio di un adolescente che deve capire cosa fare della sua vita, dopo che il suo ragazzo si è suicidato, i bulli lo prendono di mira (e uno di questi lo sfrutta come amante) e la sua famiglia va a rotoli. Gli alieni offrono al ragazzo la possibilità di salvare la Terra dall'imminente distruzione, se lui sceglie di farlo, e nel corso dei mesi di narrazione dovrà trovare la ragione per evitare la fine dell'umanità. La storia di Shaun David Hutchinson non si occupa certo di raccontare l'esobiologia degli alieni o le loro motivazioni, quello dei rapimenti è un pretesto per mostrare l'isolamento e l'inadeguatezza del protagonista, che soffre di terribili violazioni personali e non viene creduto. Che è poi un tema ricorrente nelle narrazion sulle abduction, cosa di cui abbiamo parlato anche in un episodio del podcast. Chi cerca storie di invasioni e battaglie con gli extraterrestri gli stia pure alla larga, perché qui ci si concentra principalmente sui traumi e le relazioni. Voto: 7/10
Torniamo poi all'ultima tornata di Nodi di Zona 42, con il racconto Trofeo di Emanuela Cocco, che anche questo ho avuto occasione di presentare e ho descritto come "Toy Story in casa di un serial killer". La novella viene presentata come un thriller/horror, perché raccontata dal punto di vista degli oggetti appartenuti alle vittime di un assassino di donne, tuttavia lo scopo della storia non è quello di creare suspense o tensione riguardo il mostro e la sua cattura, quanto di mostrare il lato nostalgico di questo legame tra gli oggetti e i loro proprietari uccisi, il che può apparire paradossale se ci si ricorda che si sta parlando di corpi smembrati e seppelliti in giardino. Se quindi i temi trattati sono forti, viscerali, la delicatezza e il ritmo della scrittura inducono quasi a provare pena (se non addirittura tenerezza) per il killer, senza arrivare però a romanticizzarlo come avviene spesso nei tanto seguiti prodotti true crime. Voto: 8/10
Ci stava a questo punto un'immersione nei classici e così mi sono rispolverato un testo di Alexandre Dumas. Forse vi stupirà sapere che in gioventù mi sono letto e goduto assai tutto il ciclo dei tre moschettieri, quindi tornare a leggere il suo romanzo "minore" Il signore dei lupi mi ha trasmesso una certa familiarità per il modo di raccontare. Questa storia è una delle poche di Dumas che contiene elementi soprannaturali, in questo caso in buona sostanza un patto col diavolo da cui il protagonista può ottenere di realizzare i suoi desideri che però lo portano su una strada di continua perdita e perdizione. Come ci si può aspettare da Dumas, il racconto è abbondante di descrizioni, digressioni, considerazioni del narratore, e ironia. Naturalmente chiunque si approcci sa quello che potrebbe aspettarsi, per cui non sto a fare troppi disclaimer sul fatto che è una narrazione molto lontana dai canoni attuali. Voto: 7.5/10