Ultimi colpi del 2023 per un anno di letture che tutto sommato posso considerare soddisfacente. Se da una parte ho scoperto libri che mi sono piaciuti in modo inatteso, dall'altra ho avuto anche modo di godermi la lettura in compagnia di qualche schifezza, mantenendo saldo il contatto con la parte trash dell'editoria. Per un recap più specifico dei libri migliori e peggiori dell'anno vi rimando all'episodio del podcast, mentre qui adesso parliamo degli ultimi libri dell'anno.
Il primo libro che leggo di Tullio Avoledo è il suo primo romanzo. Avevo trovato L'elenco telefonico di Atlantide nella sua prima edizioni al salone del libro, ed essendo lui un autore che volevo scoprire ho pensato che fosse il momento di leggerlo. Devo dire che mi ha sorpreso, forse perché avevo aspettative diverse... in realtà non so bene cosa mi aspettavo, qualcosa di più "letterario" e meno "popolare", invece mi sono trovato con un thriller storico soprannaturale davvero godibile, una lettura che mi ha ricordato certe cose che leggevo in adolescenza di Michael Crichton, o anche Wilbur Smith, o certi Stephen King. La vicenda quotidiana del protagonista sconvolta da forze più grandi di lui che in qualche modo coinvolgono divinità egizie e nazisti (i nazisti ci stanno sempre bene) è avvincente e un efficace page-turner, tipologia di narrazione a cui di solito sono abbastanza refrattario ma che qui mi ha preso bene. Ci sono anche dei limiti, un protagonista forzatamente sopra le righe, dialoghi un po' troppo da film action, finale che non chiarisce del tutto la vicenda e in l'epilogo assolutamente non necessario (al limite del "era tutto un sogno"). Inoltre come dicevo più nel dettaglio nel video sul canale, si sente davvero tanto il cambio di sensibilità dal 2003 a oggi non solo per come sono trattati certi argomenti (battute omofobe e razziste) ma anche per la struttura e lo svoglimento della storia. Ciò non impedisce di godersi la storia ma forse sarebbe più difficile da proporre a un pubblico contempraneo. Voto: 7/10
Siccome poi era da tanto tempo che non leggevo qualcosa del mio mentore Christopher Priest, mi sono preso uno dei libri che avevo in attesa da anni e ho letto il suo prequel/crossover di La guerra dei mondi e La macchina del tempo di H.G. Wells, The Space Machine. Priest è stato davvero abile a scrivere una storia come l'avrebbe scritta Wells in quell'epoca, con lo stesso tipo di narrazione e di struttura (e avendo letto molto altro di Priest, so bene che normalmente non scrive così, quindi è una scelta deliberata). La storia è quella di due giovanotti che un po' per caso si trovano sbalzati sulla macchina del tempo e finiscono su Marte (anche se ci mettono un po' a capirlo), e vivono sul pianeta abbastanza da scoprire i preparativi per l'invasione della Terra. Seguono quindi i marziani e cercando di fermarli, unendo le forze con lo stesso Wells e convergendo quindi verso il finale che già conosciamo della guerra dei mondi. Un romanzo godibile se si è appassionati delle storie classiche di HG Wells e della sua protofantascienza, con momenti carichi di tensione ma anche lunghe descrizioni di città, marchingegni e relazioni umane. Simpatico il modo in cui Priest ha sovvertito la damsel in distress, con questa damigella vittoriana che rifiuta le avance del gentleman, anche quando si trovano in situazioni di estremo pericolo (comunque alla fine scopano). Voto: 7.5/10
Dopo due romanzi lunghetti avevo voglia di qualcosa di più breve e quindi ho ripescato un'antologia che avevo sugli scaffali da tempo, Nostra Signora degli Alieni, una raccolta di racconti di "fantareligione" di autori italiani (uso il maschile esteso perché appunto, sono tutti uomini tranne una) curata da Walter Catalano e Gian Filippo Pizzo. È stata una tragedia. Molti racconti sono davvero miseri nel concept (viaggi nel tempo, gesù un varie salse, divinità che si rivelano, roba che va bene per i primi racconti che scrivi a dodici anni), in molti casi la scrittura è appena sufficiente e si percepisce spesso quel tocco di male gaze e oggettificazione della donna che non manca mai nelle raccolte boomerone. Alcuni racconti sono brevissimi ma anche senza alcun nucleo, per esempio quello in cui un giornalista va su una stazione spazione e scopre che c'è un altarino di san nicola; that's it. Ci son due-tre racconti meritevoli (Kremo, Carducci/Fambrini, Ricciardiello), gli altri vannod al mediocre allo scadente. Voto: 5/10
Infine, terminato proprio il 31 dicembre, abbiamo l'ultimo esponente del viaggio nel self del 2023, ovvero Fabio Suraci con il suo romanzo fantasy, primo volume di una serie di x, Melissa e il popolo Celdi. Si tratta di un middle grade piuttosto classico, con protagonista ragazzina predestinata che finisce un un altro mondo e qui fa cose e vede gente. Tutto sommato funziona, ma ha qualche problema piuttosto evidente. Il primo è la lunghezza e la prolissità: un buon 30% della storia è tagliabile, soprattutto la prima parte, antecedente all'arrivo nel mondo fantastico, in cui seguiamo la protaognista e la sua famiglia e la sua amica e la sua scuola in una serie di eventi di cui non ci interessa niente e che non hanno nessun impatto sulla storia. E al di là di questo, anche nella maggior parte delle sequenze ci si dilunga troppo su aspetti del tutto secondari che non arricchiscono in nessun modo la narrazione. Questo diventa un problema soprattutto se si pensa che il libro si rivogla idealmente a un pubblico di 8-11 anni (già un adolescente troverebbe stucchevoli molte delle situazioni e la stessa protaginista e il suo attaccamento morboso all'amica, con cui ha un rapporto credibile sol per una bambina di 6-8 anni, non certo per una di 15). Ci sono poi dubbi nella gestione del plot (twist che non sono tali perché il lettore li aveva caiti ben prima dei protagonisti, che quindi ci passano per idioti, deus ex machina e mancanza di tensione in quallunque scontro) e incoerenze nel mondo e nel sistema magico, che non sembra avere limiti ma che funziona a tratti seguendo regole arbitrarie che sembrano inventate di volta in volta in base alle necessità. Infine la scrittura è decisamente da migliorare, a parte la prolissità spesso ci sono anche ambiguità nei soggetti, dialoghi implausibili, tantissimo show-then-tell, e livello di umorismo poco efficace, anche per dei bambini. Se si considera questo libro come rivolto a quella fascia di età può anche avere un suo senso, ma avrebbe comunque bisogno di una decisa sforbiciata e una bella ripulita. Voto: 5/10
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