Rapporto letture di mezza stagione, con prevalenza di autori italiani e occasionali testi non di narrativa. Dopo l'estate ero partito un po' a rilento anche per gli altri impegni (lo sapete che è uSciT0 iL mIo nVovO L1brO, vEro?) ma poi su ottobre ho recuperato, per cui la media di almeno due-libri-due al mese l'ho mantenuta. Non so più er jaguaro de 'na vorta.
In parallelo alle altre letture, mi portavo dietro da qualche mese anche Cecità, proprio quello, di quell'autore che tutti conoscono. Ricordavo vagamente di aver visto, in un'altra era un altro mondo, il misconosciuto film (nonostante cast di spessore) tratto dal romanzo di José Saramago, che avevo apprezzato abbastanza. Dopo aver letto il libro non ne sono più molto sicuro, anche se comunque il libro di per sé mi ha comunque presentato qualche difficoltà. Ora, per quanto possiate venirmi a dire che Saramago sia un ottimo scrittore, che ha fatto la storia della letteratura eccecc, io comunque pagine intere di walloftext e dialoghi sparsi nel testo senza nessun segno comunque li soffro. Nonostante questo, la storia mi ha coinvolto abbastanza, soprattutto per la coralità ben eseguita, e questo è certamente merito dell'autore, che in quei rari momenti in cui vuole aumentare la tensione è capacissimo di farlo. Ho avuto però l'impressione che dopo la sequenza della prigione l'autore non sapesse bene come portare avanti la storia, e la parte finale mi è sembrata troppo corta da un lato (nel senso che non presenta sviluppi rilevanti) e troppo lenta dall'altro (nel senso che non presenta sviluppi rilevanti). Per cui nell'ultima parte ho abbastanza arrancato e il ricordo che mi è rimasto del libro è agrodolce. Voto: 6.5/10
E vendiamo a quello che tutti i frequentatori storici del blog stanno aspettando, ovvero l'unica recensione onesta repereibile del Millemondi estivo con i racconti di autori italiani. Stavolta il volume Coloni dell'universo aveva come tema la colonizzazione di altri mondi, quindi le storie sono più o meno tutte inquadrate in questo topos. Come d'abitudine, cerco di dare un commento di almeno una riga per ogni racconto. Paolo Aresi propone una storia abbastanza classica, di colonie extramondo che sembrano l'eden ma nascondono un segreto; niente di sorprendente ma efficace; Il racconto di Davide Camparsi invece mi ha conquistato, ma d'altra parte lui è un autore che con me ha sempre funzionato (infatti lo avevo convocato per il primo numero di Specularia): scenari contrapposti di colonizzazione che corrispondono a diversi "mondi ideali" che sono proiezione dei bisogni dei diversi giovani protagonisti, cresciuti appositamente per esplorare in remoto nuovi pianeti; Chora di Francesca Cavallero è ambientato sempre nella stessa ambientazione di Morjegrad in cui si trovano i suoi precedenti romanzi e racconti, una storia sostanzialmente action, con personaggi che sono sempre i duri dei film e un certo gusto per il gore: non direi che sia brutto, ma non è il tipo di cose che non mi interesano e alla fine mi lasciano poco. Il racconto di Franci Conforti invece mi ha stupito, l'ho trovato abbastanza diverso da quello che ho letto di suo finora, e all'inizio mi stava divertendo questa sorta di dramma da osteria in una locanda spaziale. Anche il modo in cui è stata interpretata la colonizzazione mi è sembrato abbastanza originale, ma ho sofferto un po' per la passività del protagonista e il finale non del tutto allineato all'impianto della storia; Di Lorenzo Iacobellis non credo di aver mai letto niente prima, e devo dire che questo racconto mi ha impressonato... inizialmente: una nave colonizzatrice naufragata che forza gli umani superstiti a vivere sul corpo di un gigantesco alieno, costruendo su questo le proprie comnità. Sicuramente il racconto più carico di sense of wonder, che però inizia a sfaldarsi quando dopo quaranta pagine la storia inizia a fare salti di anni e decenni per arrivare a un finale che sembra contraddire quanto promesso (dopo tutti gli sforzi fatti per ottenere il controllo delle bestie e far progredire la società, perché tornare sulle astronavi?); La musa inquietante di Alessandro Montoro è un monster of the week, in cui il monster peraltro sono pari pari gli angeli piangenti di Doctor Who, assortimento di personaggi macchiettistici capitanati da un eroe tormentato, e riferimenti letterari/artistici/musicali a pioggia ma fuori contesto; Il racconto di Maico Morellini è un tipico raconto di Maico Morellini: diretto, lineare, effiace. Non rimarrà nella storia ma fa quello che dovrebbe fare un buon racconto di fantascienza. Peccato che il twist finale sia in pratica lo stesso del racconto precedente di Montoro: chiaramente non è colpa di nessuno degli autori, ma mettere di seguito due racconti che hanno al nucleo la stessa rivelazione fa perdere valore a entrambi; Daniela Piegai scrive un racconto che avrebbe anche degli elementi interessati, con queste vite artificiali costruite appositamente per coltivare talenti (una cosa simile a quella che avevo fatto io in Cattivi genitori), mi permetto però di suggerire che non sia in nessun modo attinente al tema della colonizzazione; L'altro confine della notte di Franco Ricciardiello parte da un'idea che mi è sempre piaciuta, ovvero della nave generazionale che arriva alla sua destinazione e scopre di essere stata preceduta da altri coloni che hanno sviluppato tecnologie di viaggio più avanzate; da qui nasce la contrapposizione tra i due gruppi: i nuovi coloni, aggressivi carnivori capitalisti contro i coloni già stabiliti, amorosi vegani socialisti. Purtroppo questa contrapposizione mi è sembrata fin troppo manichea e la colonia solarpunk così virtuosa da essere detestabile. Inoltre alla fine il conflitto si risolve per cause esterne quindi non c'è nessun ravvedimento o compromesso, soltanto la necessità di piegarsi alle condizioni ambientali; Il racconto di Laura Silvestri mi è sembrato uno dei più equilibrati, che riesce a costruire un ambientazione stratificata e personaggi credibili con motivazioni relatable, e che infine si conclude nel modo giusto; Quello di Giampietro Stocco invece mi è sembrato sovradimensionato, una lunga epopea di coloni su un mondo ostile, battaglie avventure e un nemico sconosciuto che si rivela essere un'intelligenza immateriale. Niente che non si sia visto già centinaia di volte; Il racconto di Silvia Treves mi ha un po' confuso, all'inizio ho faticato a orientarmi, ma la prima parte con il viaggio della protagonista mi ha incuriosito. La seconda parte però rallenta anche troppo e porta a un epilogo un po' sottotono rispetto alle aspettative iniziali; Discorso simile per Il silenzio del cielo di Alessandro Vietti, che per tutto il racconto riesce a costruire un'ottima tensione, anche grazie alla voce narrante che si rivolge al lettore (e a un ignoto personaggio all'interno della storia). Peraltro alcuni dettagli fanno supporre che la storia sia ambientata nello stesso universo di Essere ovale che era nel primo Millemondi italiano, ma la storia è comunque autonoma e funziona bene nel descrivere questa colonizzazione gestita dalle altissime e benevole IA terrestri... peccato che poi proprio le ultime righe non sembrano chiudere la vicenda, tanto che ho avuto il dubbio che mancasse una pagina nella mia copia. Peraltro anche qui, a poca distanza due racconti in cui il pianeta alieno è abitato da nuvole senzienti sarebbe stato evitabile in fase di selezione. Nel complesso devo dire comunque che questo volume mi è sembrato migliore rispetto ai due precedenti, che invece avevo trovato piuttosto mediocri. Qui la maggior parte dei racconti sono comunque sufficienti e parte forse un paio di casi non mi sembra che ci siano abissi incolmabili.
Continuo con autori di casa, stavolta però con qualcuno che non ha niente a che fare con la narrativa di genere. Ho letto in anteprima Le madri della sapienza, romanzo appenapubblicato da Wojtek, perché avrei dovuto fare da relatore a Eduardo Savarese alla sua presentazione alla libreria Il Giardino delle Parole di Pistoia. Si tratta di un romanzo fantapolitico (ho sentito usare in giro l'aggettivo "distopico" ma no, non lo è) in cui il neo eletto presidente del consiglio, conservatore e tradizionalista nonostante sia nato da genitori omosessuali tramite gestazione per altri, si scontra con l'ordine monastico non riconosciuto delle Madri della Sapienza, fondato da tre amici gay che si sono isolati in un convento su un'isola e da qui professano amore, tolleranza e libertà di scelta. Il plot per la verità non è così denso, e molta della narrazione si rivolge a rievocare il passato dei personaggi, le loro relazioni passate e i collegamenti che esistono tra di loro, a volte all'insaputa degli altri. È una storia in cui è difficile trovare assoluti, ogni personaggio si colloca su uno spettro di diverse scale di valori, quindi anche i conflitti in corso non sono di facile soluzione. Ci sono anche elementi soprannaturali, da creature fantastiche a magia nera a, forse, una presenza divina molto reale. Sentendone parlare l'autore ho potuto trovare diverse chiavi di interpretazioni che solamente dalla lettura non avevo individuato, il che mi ha portato a capire meglio il messaggio di fondo, ma rimane il fatto che in alcuni casi ho trovato l'esperienza dei protagonisti (tutti benestanti e ben posizionati) difficile da empatizzare, con i loro drammi inquadrabili nell'alveo dei first world problems. Poiché questo vuole essere un "libro sapienziale", forse valutarlo con i parametri della narrativa non è del tutto appropriato, tuttavia visto che qui parlo della mia esperienza di lettura gli assegno un voto 6/10
Passiamo al reparto non-narrativo del bimestre, e penserete che si tratti di non-fiction, e invece no! Perché After Man è speculative evolution, quindi a suo modo una forma di fiction scientifica... sì insomma, l'avete capito, sempre di fantascienza si tratta, anche se proposta in altra forma. Il volume illustrado di Dougal Dixon è un classico assoluto, che gira dagli anni 80 e che io conoscevo già da tempo, perché il mio interesse per le questioni evolutive mi aveva portato a "recuperarlo" e leggerlo. Vederlo finalmente portato anche in italiano da Moscabianca è una grande soddisfazione. Si tratta di un atlante degli animali di 50.000.000 di anni nel futuro, in un mondo in cui l'uomo si è estinto e le specie animali supestiti hanno continuato a popolare il pianeta, cambiando forme e occupando ambienti. Il libro è suddiviso per habitat, e mostra la fauna delle varie zone del pianeta in quest'epoca futura. Il lavoro di Dixon è davvero immaginifico e stimolante e a mio avviso è uno dei migliori esempi di come si possono applicare i principi della scienza conosciuta per arrivare a risultati assurdi ma credibili. Un cult assoluto per tutti gli appassionati di animali, biologia, evoluzione, paleontologia, geologia, ecologia. Insomma se state su questo blog vi piace per forza.
Infine, arrivo alla rivelazione dell'anno. L'archivio dei finali alternativi balza di diritto tra i migliori libri letti dell'anno. Questo romanzo (per la verità piuttosto breve) di Lindsey Drager pubblicato pochi mesi fa da Zona 42 mi aveva incuriosito con la sua premessa di narrazioni successive della fiaba di Hansel e Gretel sincronizzate al passaggio della cometa di Halley. Mi attirava la parte metanarrativa che si intravedeva nell'idea di fondo, ma non mi aspettavo che mi avrebbe devastato come ha fatto. In effetti la narrazione alterna diverse epoche che coincidono tutte col passagigo della cometa, e in ognuna di queste abbiamo personaggi che hanno un legame stretto (di solito fratelli, a volte anche gemelli) che affrontano insieme qualcosa, e da qui si ottengono le diverse riletture di Hansel e Gretel. Ma non pensate che sia un semplice retelling di quelli che vanno ora, questo libro è davvero metanarrativo perché mette in scena archetipi e li fa diventare personaggi reali, ma anche viceversa. Sfiora così tanti argomenti forti (il rapporto genitori-figli, il legame tra fratelli, il cambiamento climatico, la discriminazione, la paura della morte, la speranza, il potere delle storie, la ciclicità) senza sprecare parole, evocandoli appena con poche frasi che però rimangono incise nella mente del lettore. Erano anni che un libro non mi colpiva così. Penso addirittura che potrei rileggerlo a breve. Poiché la narrazione è tutt'altro che canonica e in molti casi le frasi sono quasi esortazioni rivolte a chi legge, forse anche questo a suo modo è un libro sapienziale, ma stavolta sincronizzato sulla mia sensibilità. Voto: 10/10